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Grandi monologhi (I)
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In principio fu Amleto con il suo «essere o non essere». Be', non proprio in principio, ma insomma quello è forse uno dei monologhi teatrali (molte volte replicato al cinema) più famosi, anche tra chi non conosce che quelle quattro parole, ignorandone totalmente il significato.

Qui siamo in un contesto assai diverso e mi scuso se a qualcuno (probabilmente a molti) potrà sembrare volgare, ma per me è una delle scene di culto del cinema italiano, tratta dal primo, e secondo me migliore, film con Benigni. Si tratta di Berlinguer ti voglio bene, 1977, e la scena è quella in cui il protagonista Cioni Mario torna a casa dalla balera quando i suoi amici, per scherzo, gli hanno fatto dire dal cantante della balera che gli è morta la mamma.

In un impeto di precisione nozionistica, anni fa mi cimentai nello sbobinamento del testo di questa scena, che, nonostante l'abbia vista almeno dieci volte, mi fa rotolare dalle risa ogni volta.

P.S. Ovviamente la scena non è così lineare né le parole tutte perfettamente intelligibili, essendoci parecchie parole smozzicate, sputi e bofonchiamenti.

 

«...la merda... della maiala degli stronzoli nel culo delle poppe piene di piscio con gli stronzoli che escon dalle poppe dei budelli dei vitelli con le cosce della sposa che gli sorte fra le cosce troppi... troppe seghe dentro il cazzo troppi cazzi dentro il culo che gli spuntan dalle cosce che gli tornan dalle gambe con la mamma nel pompino... della nonna che gli schianta dalle... dal suo corpo... che gli leccano la schiena poi gli sputa nei coglioni e gli lecca nel groppone con... un tasso fra le zolle che si striscia tra... in mezzo all'erba che poi mamme tutte 'gnude che si struscian dalle fiche che si sgroppan con la schiena con le poppe sbatacchiate sul... col... senza latte che si scopran tra le mucche che si sta in fila e gli sorte in mezzo all'erba che gli gira in mezzo ai denti e poi si sputa un dente in terra e gli mettano le seghe nella fica e si gode tutti insieme... e si gode tutti insieme... e lo guardan da lontano co' il groppone insudiciato e le cosce della sposa co' il marito e il parente gliene schianta gli ripigliano il parente chi lo piglia 'sto parente con la carne dentro il corpo che poi il corpo nella camera e la mamma giù sdraiata tra le zolle gli dimenano le zolle e ritornan giù e ritornano sulla terra e gli schiantano i parenti gliene levano tre volte gli risortano di sotto...»

 

P.P.S. Un dubbio solo: non sono sicuro del «tasso»; per la verità mi sembra che dica «tu schiantasso» (con la o), però non mi sembra che abbia molto senso e allora ho ripiegato per «c'è un tasso». Amen.

 

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