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MOVIE POSTERS 02: John Berkey
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"Dipingere il futuro è soltanto parte della rappresentazione dell'ignoto: la maggior parte di ciò che dipingo sono informazioni comprensibili per tutti: sono la disposizione e l'ambientazione a spostare il tempo in avanti."

Racconta John Berkey nel primo dei due splendidi volumi finora dedicati ai capolavori della sua arte (John Berkey: Painting Space - Friedlander Publishing Group, 1991 e Jane Frank - The Art of John Berkey - Paper Tiger, 2003): "Il mio lavoro si può suddividere in tre categorie: pubblicità, pubblicazioni editoriali e le stampe per cinema e calendari [...]. Nei miei primi lavori l'immaginazione era l'energia sprigionata dai miei disegni e dipinti: ora l'immaginazione si manifesta prima e scorre in tutto il processo creativo [...]. Lavoro sempre sulla base dei miei disegni piuttosto che partendo dalle fotografie. C'è una certa coerenza in questo: nel lavorare dalle foto si è in qualche modo condizionati dall'ottenere esattamente ciò di cui si ha bisogno sulla base della foto stessa, che spesso non contiene quelle informazioni. E poi, oltre a perdere il piacere del disegno, c'è anche la noia di copiare la foto. Le possibilità del disegno, invece, sono infinite, mentre le informazioni fornite da una fotografia hanno un inizio ed una fine ben delimitati". John Conrad Berkey, nato a Edgeley, nel North Dakota, il 13 agosto 1932, ha fornito al cinema una quarantina di poster (anche se molti di questi, poi, non vennero utilizzati dalle case di produzione, che preferirono pubblicarli come copertine di colonne sonore, videogiochi o novelizations dei film anzichè come poster ufficiali, come nel caso delle sue 11 illustrazioni per la saga di Star Wars): "Mi ritengo fortunato ad aver dipinto i manifesti di alcuni grandi film: a prescindere se un lavoro sia stato usato o meno, l'apprezzamento per i miei sforzi artistici è stato sempre unanime". Si stabilisce in Minnesota, completa gli studi presso la Minneapolis School of Art, nel 1955 viene assunto dalla Brown & Bigelow, all'epoca la più importante compagnia produttrice di calendari nel mondo, a cui fornirà in otto anni oltre cinquecento illustrazioni dai soggetti più disparati. Nel 1963 inizia a collaborare alle copertine di libri e riviste: dall'edizione Dell (1968) di Deathworld 3 di Harry Harrison a quella Fawcett Crest (1970) di I, Robot di Isaac Asimov, da Lifeboat di James White e The Gold at the Starbow's End di Frederik Pohl per Ballantine (1972) a The Mindwarpers di Eric Frank Russell per Lancer (1972), da Earthwreck! di Thomas N. Scortia per Fawcett Gold Medal (1974) a The Dream Millennium di James White per Ballantine (1974), da Colonies in Space di T. A. Heppenheimer per Warner Books (1978) a uno dei suoi capolavori assoluti, la cover di The Humanoid Touch di Jack Williamson per Holt, Rinehart & Winston (1980). L'elenco completo è sterminato, come altrettanto vasta è la serie di copertine ed illustrazioni interne realizzate da Berkey per riviste e periodici di ogni genere (National Geographic, Life Magazine, TV Guide, Newsweek, Time, Popular Mechanics, ecc.). Eccone una rapida rassegna:

"Per iniziare uso un pennello nero da un pollice", spiega Berkey nel testo citato, "i dettagli vengono poi aggiunti con pennelli più piccoli da acquerello. L'immagine di base viene definita a partire da uno sketch di colore: non inizio copiando attentamente forme e colori, ma piuttosto tentando di andare oltre lo sketch e suggerire le varie possibilità su cui lavorare. Con le immagini spaziali sto sempre dipingendo qualcosa che non ho mai visto prima. E mentre la pittura di base lentamente scompare, inizio di un'evoluzione via via sempre più definita, le stratificazioni successive lasciano emergere le nuove forme: alcune immagini restano sullo sfondo, altre prendono vita in primo piano". La sua splendida carriera, coronata nel 2004 dall'ingresso ufficiale nella Society of Illustrators Hall of Fame ma gravata, negli ultimi anni, da seri problemi di salute (tra cui sette mesi di degenza forzata per le complicazioni causate da una polmonite), verrà stroncata il 29 aprile 2008 da un infarto. Restano le gemme scintillanti della sua spettacolare produzione artistica, in cui i suoi poster cinematografici, nei risultati più elettrizzanti, mantengono intatto il fascino delle sue creazioni più famose, con le città futuristiche, le avveniristiche forme dei grattacieli, le imponenti astronavi, le esplosioni di luci e colori che illuminano le oscurità dello spazio profondo o gli abissi oceanici.

Quello per L'odissea del Neptune nell'impero sommerso (1973) di Daniel Petrie è il primo poster di Berkey di cui si trovino conferme ufficiali sul coinvolgimento dell'artista:

 

L'odissea del Neptune nell'impero sommerso (1973)

di Daniel Petrie con Ben Gazzara, Yvette Mimieux, Walter Pidgeon, Ernest Borgnine

 

Per il non particolarmente esaltante film con Ben Gazzara, Yvette Mimieux, Walter Pidgeon ed Ernest Borgnine, Berkey contrappone un'astronave sottomarina assalita da gigantesche mostruosità acquatiche in una scena di combattimento. Il respiro trascinante dell'avventura, la luminosità e il movimento ottenuti con magistrale essenzialità stilistica, la plasticità delle forme, i colori smaglianti: in sintesi, l'arte di John Berkey.

Nel 1974 arriva il primo capolavoro assoluto tra i suoi poster cinematografici, realizzato per il kolossal di John Guillermin L'inferno di cristallo:

 

L'inferno di cristallo (1974)

di John Guillermin con Steve McQueen (I), Paul Newman, Faye Dunaway, William Holden, Robert Vaughn, Fred Astaire

 

Cast all star, effetti speciali spettacolari, pathos e tensione asfissianti: il grattacielo in fiamme disegnato da Berkey (che, tra l'altro, soffriva di vertigini...) sembra quasi divorare i margini della cornice in cui è racchiuso, la suggestiva prospettiva della visuale dall'alto ne esalta magnificamente la dirompente drammaticità.

Ancora un kolossal, Hindenburg (1975), ambientato nella Germania nazista alla vigilia della guerra, diretto da Robert Wise ed interpretato da George C. Scott e Anne Bancroft:

 

Hindenburg (1975)

di Robert Wise con George C. Scott, Anne Bancroft, William Atherton, Roy Thinnes

 

Il tragico attentato che devastò il celebre dirigibile viene colto da Berkey con straordinario impatto cinetico in una scena che ne ritrae ed anticipa l'imminente schianto: smaglianti gli impasti cromatici della tavolozza di Berkey, la luminosità accecante, i contrasti degli accostamenti (l'azzurro del dirigibile con il fuoco delle fiamme), la cura dei dettagli (il movimento dell'immagine ottenuto non solo dalla prospettiva della visuale ma anche, ad esempio, dalla corsa degli uomini a terra, in fuga per salvarsi dalla strage).

Nel 1976 è la volta del film che consacrerà Berkey tra i più celebri autori di poster cinematografici, il remake made in Dino De Laurentiis di King Kong:

 

King Kong (1976)

di John Guillermin con Jeff Bridges, Jessica Lange, Charles Grodin, John Randolph, Julius Harris

 

L'immagine minacciosa del gigantesco Kong sulle Twin Towers del World Trade Center divenne immediatamente un'icona dell'epoca (apparì massicciamente su poster, gadget, magliette, tazze da caffè, lenzuola, quaderni, ecc.), che la potenza evocativa dell'arte di Berkey lascia deflagrare magistralmente nella cura maniacale dei dettagli (il panorama di New York), nel gioco delle prospettive (l'equilibrio di Kong) e nella tensione della scena di combattimento (l'attacco di aerei ed elicotteri). Racconta Berkey che venne contattato dai vertici della Paramount prima ancora che le riprese del film fossero state avviate (ecco spiegata, ad esempio, la differenza tra la luce del giorno del poster e la notte dell'analoga sequenza nel film), rifiutando il loro invito a salire sui tetti del World Trade Center per un sopralluogo (alla fine ci spedì un fotografo) e ricevendo poche e sommarie indicazioni (l'aereo in una mano e una ragazza bionda nell'altra: Jessica Lange, infatti, non era ancora stata scritturata). Berkey realizzò più di un'immagine per il film, tra cui questa splendida alternate version utilizzata in Giappone:

Prima di dedicarsi al poster di Abissi (1977), Berkey viene contattato da George Lucas per realizzare il poster di Guerre stellari: degli undici disegni realizzati dall'artista nessuno verrà impiegato per i poster ufficiali del film (ma troveranno spazio, man mano che il progetto di Lucas si trasformerà in una trilogia, come cover delle novelization dei film e dei videogiochi ad essi ispirati).

 

Abissi (1977)

di Peter Yates con Nick Nolte, Jacqueline Bisset, Robert Shaw, Eli Wallach, Louis Gossett jr.

 

Nello stesso anno, poi, Berkey riceve l'incarico per la realizzazione dei poster di due film, entrambi di ambientazione marina a sfruttare il successo commerciale di Lo squalo di Spielberg: per Abissi, diretto da Peter Yates ed interpretato da Nick Nolte, Jacqueline Bisset, Robert Shaw e Eli Wallach, Berkey realizza un'immagine semplice ed inquietante (una donna che risale in superficie dalle oscure profondità marine), oltre che straordinariamente evocativa. Per L'orca assassina (1977) di Michael Anderson, interpretato da Richard Harris, Charlotte Rampling e una Bo Derek all'esordio, l'artista disegna, invece, un'immagine molto più complessa e articolata:

 

L'orca assassina (1977)

di Michael Anderson con Richard Harris, Charlotte Rampling, Bo Derek

 

Una scena di combattimento ipercinetica e magistralmente illuminata da colori scintillanti, con la gigantesca orca che si scaglia furibonda contro le barche dei suoi cacciatori e il villaggio dei pescatori sullo sfondo. Berkey, però, snervato dai tempi lavorativi hollywoodiani, medita di abbandonare l'attività di illustratore di poster cinematografici, ma poi, dopo un anno di "silenzio", torna alla ribalta nel 1979 con due opere: prima con Black Stallion di Carroll Ballard, il cui poster, però, non verrà utilizzato dalla casa di produzione e poi con un progetto che lo vedrà impegnato con esiti sfortunatissimi per più di dieci anni: la saga di Star Trek.

 

Star Trek (1979)

di Robert Wise con William Shatner, Leonard Nimoy, DeForest Kelley

 

Berkey realizzerà i poster dei primi sei capitoli della saga cinematografica di Star Trek, ma soltanto quello per il primo episodio, diretto da Robert Wise, verrà realizzato ufficialmente come alternate version per il mercato internazionale: tutto il resto del materiale verrà modificato o sostituito dai direttori artistici della Paramount, col risultato che dopo Star Trek VI - Rotta verso l'ignoto (1991) Berkey non vorrà più saperne. Nel 1980 realizza il poster di Blitz nell'oceano di Jerry Jameson, interpretato da Jason Robards, Richard Jordan, David Selby ed Alec Guinness:

 

Blitz nell'oceano (1980)

di Jerry Jameson con Jason Robards, Richard Jordan, David Selby, Alec Guinness

 

L'impatto dell'immagine è travolgente, con il relitto del Titanic disperso negli abissi minacciosi dell'oceano e divorato dalle fiamme: è uno degli ultimi lavori di Berkey per il cinema, magnificamente esaltato dal tripudio di colori e dai suggestivi giochi di ombre e luci. Nel 1983 Berkey realizza per Superman III di Richard Lester il suo ultimo poster ufficiale (ma si tratta di una alternate version per il mercato giapponese):

 

Superman III (1983)

di Richard Lester con Christopher Reeve, Richard Pryor, Jackie Cooper, Marc McClure

 

Eccettuati i contributi (non utilizzati) per i capitoli della saga di Star Trek, Berkey non realizzerà più nessun poster: continuerà a dipingere, ininterrottamente e nonostante le precarie condizioni di salute, fino ai suoi ultimi giorni di vita. Lascia in eredità alla storia dell'illustrazione il gusto e la sensibilità di un artista appassionato, l'efficacia delle scelte stilistiche, dall'uso impressionistico del colore alle tecniche di pittura, lascia agli amanti della fantascienza alcuni tra gli scenari più evocativi e futuristici (ed imitati) della storia del genere. E lascia, ovviamente, questa formidabile ed affascinante collezione di poster cinematografici.

 

Bibliografia consigliata:

Jane Frank - The Art of John Berkey [Paper Tiger, 2003]

 

Orbiting starships, space battles and explosions. John Berkey artwork.

In assenza di un sito ufficiale, una rapida carrellata sull’arte di John Berkey

 

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