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ConBabboVision: Gioventù bruciata.
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ConBabboVision

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La libertà è totale. Si cambia anche il nome della rubrica. Quel che conta siete voi, il vostro cinema, le vostre storie.
Che poi siano visioni, Divisioni, Condivisioni o ConBabbovisioni è marginale.
Adattate questo spazio alle vostre visioni condivise raccontando quando il cinema unisce, divide, sublima.
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Stavolta scrivo non da padre, non da nonno, ma da figlio.

A 15 anni ero, come tanti miei coetanei, affascinato dalla figura di James Dean; ne La Valle dell'Eden mi aveva catturato completamente con il suo costante broncio, quella insofferenza con scatti di ira e di pianto, quegli occhi malinconici da miope.

Poi vidi Rebel without a cause e pensai: quello sono io.
Era l'epoca in cui apparivano sulle bancarelle i primi jeans (cu lu stemma a retre...)  che erano vietatissimi negli ambienti borghesi, così come era vietato ai giovani vestirsi diversamente da camicia e cravatta con maglioncino a V, meglio se con la giacca.

Io volevo essere James Dean e quindi avevo nascosto nel vano dei contatori nel condominio una mia vecchia camicia di lana a scaccheettoni rossi, un vecchio gilé di papà, un paio di jeans  LCE  (copia napoletana dei Lee, a basso prezzo ma che non sbiancavano MAI) e gli stivali da ufficiale del mio genitore; mi cambiavo velocemente, aggiungevo l'atteggiamento imbronciato del volto e inforcavo la bici come fosse una Harley Davidson.

Dopo un qualche tempo avevo ottenuto l'amirazione delle mie amiche (e qualche invidia degli amici) ma anche l'attenzione scandalizzata di alcune vicine di casa che finirono per "denunziarmi" a mia madre che riportò la cosa a mio padre; dopo due bei ceffoni rintronanti  cercai di spiegare al vecchio la passione che avevo per quell'attore ma non venni compreso; decisi allora di portarlo a vedere Gioventù Bruciata affinché mi capisse.

Dopo vari tentativi falliti finalmente si decise. Tutta la prima parte del film, nella stazione di Polizia continuava a borbottare vergogna, vergogna, quello è un vero teppista. Quando poi arrivarono gli scontri con i genitori ma insomma che padre è quello, perché non lo prende a cinghiate quel teppista. Di male in peggio!
Quando iniziarono gli incontri a scuola con i coetanei, gli sberleffi nel Planetario, i coltelli, la drammatica corsa in auto: questa schifezza mi ha stancato disse alzandosi. E uscimmo a tre quarti di film, cosa mai accaduta prima perché lui era un cinefilo convinto per il quale anche i film brutti dovevano essere visti sino alla fine.

Il silenzio del rientro a casa fu rotto una sola volta da questo suo commento: quel Dean non sa nemmeno recitare, è pieno di falsi atteggiamenti e si veste come un pezzente; non nominarlo mai più a casa nostra.

Ma quando uscì La valle dell'Eden andai subito a vederlo il pomeriggio anziché andare a ginnastica; peccato che la lunghezza del film mi fece tornare a casa tardi e presi altre due sberle.

Si pagava cara, allora, la passione per un mito.


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