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Cornell Woolrich. "il Poe Del Ventesimo Secolo". [bio-biblio-filmografia Essenziale]
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Woolrich non è il creatore di storie dalla logica sottile e geniale, come quelle scritte da Ellery Queen, e non è, neppure, l’inventore di qualche personaggio famoso, come Poirot o Miss Marple, uscita dalla penna di Agatha Christie. Il segreto di Woolrich, forse, è di aver capito la psico­logia dei lettori, i quali vogliono sentirsi partecipi della vicenda. Così, il posto che nel romanzo poliziesco clas­sico è occupato dal mistero, in Woolrich è tenuto dal suspense. Di fronte al mistero, infatti, i lettori attendo­no, costretti nella loro parte di immobili spettatori, che l’eroe del romanzo sciolga l’enigma e li liberi dai dubbi dai quali erano stati agitati per tutto lo svolgersi della vicenda. Woolrich, invece, suscita presso il lettore, con un’abile gradazione psicologica, una tensione analoga a quella che subiscono i protagonisti, seguita da una li­berazione finale e terribile. [Alberto Tedeschi]

 

 

 

 

     Cornell George Hopley Woolrich [1903-1968]

 

     1920-1930

 

     La biografia di Woolrich è inquietante come i suoi romanzi e i film che sono stati tratti o a essi ispirati, una vita da recluso pascaliano in una stanza d’albergo, dove certamente nulla poteva accadergli poiché tutto era già accaduto dopo il fallimento di un matrimonio causato dalla sua omosessualità e all’imperio incontrastato di una madre incombente. Nei romanzi, questo scrittore di prosa non eccelsa, ha trasferito en abime gli incubi e i deliri di una vita squassata dall’interno dai fantasmi che lo perseguitarono fino alla morte.

     Cornell George Hopley Woolrich nasce a New York nel 1903. Vive una disagiata ado­lescenza, diviso tra frequenti viaggi tra America Latina con il padre, ingegnere edile, e New York, con la madre, donna di molto censo e buona cultura ma di temperamento possessivo. Scuola a Manhattan e estati in Messico, negano al piccolo Cornell la possibilità di allacciare amicizie stabili con i suoi coetanei.

Nella sua vita travagliata, vive l’unico breve periodo sereno nella bella casa della Centotredicesima Stra­da insieme alla madre, a una zia e al nonno, ma sempre appartato dal mondo, infatti, si iscrive da esterno alla Colum­bia University, dove insegna Harri­son R. Steeves, che tiene un corso sul­la narrativa. Appassionato lettore di romanzi polizieschi e grande ammiratore di Scott Fitzgerald, Reeves ha una certa influenza sul giovane Cornell.

L’immobilità di Woolrich ha inizio da giovane studente, quando, in procinto di laurearsi, si prende un'infezione a un piede: che questo sia dipeso da una scarpa da tennis mal calzante [come sembra plausibile] o dall’avere contratto l’itterizia [come lui afferma], fatto sta che, costretto a non muoversi, scrive il suo primo romanzo, Cover Charge, pubblicato nel 1926.

Abbandonata l'università, Cornell va a vivere con la madre, - ha deciso di diventare uno scrittore, partecipa, quindi con il romanzo Children of the Ritz, - il modello cui si ispirano queste prime opere è Scott Fitzgerald – e vince diecimila dol­lari, la strada verso Hollywood è vicina, difatti nel 1929 la First National Pictures lo invita a Hollywood per fare parte degli sceneggiatori del film. È questo il periodo, l’unico, in cui sembra che la fortuna gli arrida: mentre lavora alla sceneggiatura, fa vita mondana, pubblica articoli e racconti e spo­sa Gloria Blackton, l’avvenente, ma non smaliziata figlia di un produttore, che ignora quanto l’uomo sia patologicamente legato alla madre. Si tratta di un matrimonio di copertura: Cornell è un cripto-omosessuale, che a New York, vestito da marinaio, la notte cerca al porto compagni oc­casionali.

Il matrimonio va a pezzi, quando Gloria si rende conto qualcosa non va nell’uomo che ha sposato, - il loro letto non ha niente da raccontare. Dopo l’annullamento del vincolo, Woolrich, sollevato da una parte che non gli appartiene, trova rifugio tra le rassicuranti braccia della madre, con lei parte per un lungo viaggio in Euro­pa. Tornato a una provvisoria tranquillità, si apre per Woolrich un periodo di grande fertilità creativa, segnato dalla pubblicazione, nel giro di quattro anni, di altrettanti romanzi nei quali, liberatosi dall’ombra di Scott Fitzgerald, si respira il clima angoscioso che sarà la cifra dominante delle opere a venire, segnatamente i ‘romanzi in nero’: Time Square (1929), poi A Young Man's Heart (1930), The Time of Her Life (1931), Manhattan Love Song (1932),1*  I Love You, Paris (1933) con i quali si affranca dalla sudditanza fitzgeraldiana per trasformare in scrittura le sue ossessioni: la morte, la solitudine e l'impossibilità di amare.

Da Children of the Ritz e Manhattan Love Song sono tratti i due film diretti rispettivamente da John Francis Dillon, con Dorothy Mackail e Jack Mulhal nel 1929 e da Leon Fields, con Robert Armstrong, Dixie Lee e Helen Flynt nel 1934; Woolrich appare nei titoli, tra gli sceneggiatori, con lo pseudonimo William Irish dei film The Haunted House (1928), Seven Footprints to Satana (1929) e come dialoghista di House of Horror (1929), tutti diretti da Bernard Chistensen. Da due suoi romanzi, Face Work (1937)[[2]] e Black Curtain (1941)[[3]], sono tratti, - il nome nei titoli è questa volta Cornell Woolrich – rispettivamente i film Convicted (1938) diretto da Leon Barsha, con Charles Quigley, Rita Hayworth e Marc Lawrence, e Street of Chance (1942), un film in cui è presente il tema dell’amnesia che sarà tipico nel cinema di Woolrich e del noir di quegli anni, diretto con mestiere da Jack Hively e interpretato da Burgess Meredith e Claire Trevor. Da citare anche il telefilm del 1962, diretto con il titolo originale da Sidney Pollack per la serie televisiva “L’ora di Hitchcock”, con Richard Basehart, Lola Albright e James Farentino.

 

Le oscillazioni del temperamento di Woolrich in questo lungo periodo di tempo vanno da una relati­va tranquillità (la pausa della presenza materna) al ritorno della nevrosi d’angoscia che dirotta verso forme psicotiche. Woolrich si isola dal mondo, lascia la madre, nella speranza che la rottura del cordone ombelicale posa giovargli e si trasferisce in un misero albergo della periferia, dove vi­ve una solitudine piena di fantasmi interiori, incapace anche di trasferire su carta le proprie ossessioni. Comincia a bere (“È orribile pervertir­si così... È una forma di suicidio, e io la sto attuando.”), disperato flâneur vaga di notte per le strade di New York, si è indebitato fino al collo e non ha neppure i soldi per entrare in una sala cinematografica, ha sempre amato il cinema, ma ora è costretto a entrare di frodo in quelle sale che in seguito descriverà nei suoi romanzi, ricettacolo di sogni per uomini alla deriva.

Nel 1934 ha un guizzo di vitalità, emerge dalle ombre della stanza scura e decide di rivolgersi agli editori dei pulp magazi­nes, e il racconto Death Sits in the Den­tist's Chair [[4]], che esce su Detective Fiction Weekly, è la sua prima, reale incursione non solo nel campo del mystery, ma an­che del suspense puro. Comincia da questa data l’inarrestabile serie di romanzi e racconti che Francis M. Nevins, con eccessivo entusiasmo paragona a quelli di Edgar Allan Poe.[[5]]

 

1940-1950

 

Nel 1940 Woolrich pubblica The Bride Wore Black (La spo­sa era in nero)[[6]] che dà inizio alla cosid­detta “serie nera”, un genere che in­fluenzerà non solo il noir france­se, ma buona parte della produzione cinematografica hollywoodiana. A questo romanzo si ispirerà François Truffaut nel 1967 con La mariée était en noir (La sposa in nero) con Jeanne Moreau.[[7]] e in seguito a Syrene du Mississippi (La mia droga si chiama Julie), due omaggi a un autore che in Francia è stato accolto con grande favore (la triade del noir Goodis-Thompson-Woolrich), mentre in Italia la ‘letteratura’ gialla è stata fino alla fine degli anni Ottanta relegata a ‘letteratura d’evasione’, e questo spiega lo scarso interesse del nostro cinema nei confronti del ‘genere’.  

Nel 1942 escono due nuovi romanzi, il secondo romanzo della “serie nera”, Black Alibi (L'alibi nero) [[8]], e poiché Woolrich ha pronto un manoscritto e ha legato il suo nome in esclusiva all'editore Si­mun & Schuster, fa pubblicare Phan­tom Lady (La donna fantasma), con lo pseudonimo William Irish. Dal primo è tratto il film The Leopard Man (L’uomo leopardo, 1943) di Jacques Tourneur, film low budget, prodotto dal grande Val Lewton, con Dennis O’Keefe e Jean Brooks, il secondo, The Phantom Lady (La donna fantasma, 1944) [[9]] diretto da Robert Siodmak, con Franchot Tone e Ella Raines, segna l’inizio del noir espressionista del regista transfuga che in Woolrich trova lo scrittore adatto a ingenerare visioni di angoscia esistenziale, come dimostrano La scala a chiocciola del 1946 e Lo specchio scuro dello stesso anno. Nel 1950 per la serie “Robert Montgomery Presents”, Norman Felton ne dirige il remake televisivo.

   Woolrich è adesso uno scrittore famoso, potrebbe uscire dalla auto reclusione in cui si immerso con i suoi fantasmi. Alterna momenti di nostalgia per la madre, e torna da lei, a momenti di totale diso­rientamento. Il successo letterario, in realtà, lo spinge solo a cambiare albergo, ora ne sceglie di più comodi ed eleganti, ma resta sempre solo, in preda a un’infelicità inenarrabile, ricordando il tempo trascorso con Claire Attalie Woolrich: “Ho cercato di andarmene”, scrive nella sua autobiografia [[10]], riferen­dosi a questo periodo. “Nel 1942 vissi solo in una camera d'albergo, per tre settimane, poi una notte lei mi chiamò al telefono e mi disse: ‘Non posso vive­re senza di te, devo stare con te, ho biso­gno di te’. E allora misi giù il ricevitore e feci le valigie e tornai da lei.”.

  Con la madre il peso dell’esistenza gli sembra meno cupo, si trasferisce in una stanza dello Sheraton Russel Hotel di Manhattan, facendo vita da recluso e uscendo solo quando è indispensabile, dividendo con lei una vita a due priva di qualsiasi emozione. In questo periodo scrive un soggetto per un film, The Mark of The Whistler (Nessuno sa il proprio destino, 1944), tratto dal racconto Dormant Account (o Chance), ispirato al programma radiofonico The Whistler, con la regia di William Castle e con Richard Dix e Janis Carter.

Nel 1946 arriva sugli schermi Deadline at Dawn (Il nome dell’amore) [[11][, regia di Harold Clurman, sceneggiatura di Clifford Odets, colonna sonora di Hanns Eisler, con Susan Hawyward e Paul Lucas dal romanzo omonimo di Woolrich, scritto con l’eteronimo William Irish nel 1944.  

 

Un anno prima, Woolrich aveva portato a termine il quar­to romanzo della “serie nera” Black Angel (L’angelo nero) [[12]], che esce nel 1943 e nel 1946 diventa il film omonimo per la regia di Roy W. Neill, con Dan Duryea, Peter Lorre e Broderick Crawford; il regista inglese, famoso per la serie TV “Sherlock Holmes” con Basil Rathbone, dirige con un buon piglio, fedele alle premesse espressionistiche di Siodmak. Da Black Angel viene tratto nel 1957 un telefilm per la serie “Lux Video Theater” della NBC, regia di Norman Morgan, con John Ireland, Ann Bancroft e Marilyn Erskine.

Il successo delle trasposizioni cinematografiche dei romanzi e dei racconti dello scrittore è inversamente proporzionale all’insuccesso cui, per tutta la vita, si è volontariamente negato.

Del 1946 è il film The Chase (Incatenata) diretto da Arthur Ripstein, con Robert Cummings, Steve Cochran e Peter Lorre, tratto dal romanzo The Black Path of Fear [[13]], pubblicato nel 1944. Dallo stesso romanzo sono tratti due telefilm, uno del 1949 con il titolo Revenge diretto da Robert Stevens per la serie “Suspense” della CBS, con Eddie Albert e Margo, e nel 1954 The Chase per la serie della NBC “Lux Video Theater”, diretto da Richard Goode, con Pat O’Brien e Ruth Roman. Da un racconto scritto nel 1940 per Black Mask, C-Jag, ristampato con il titolo Cocaine nel 1942, è tratto il film Fall Guy del 1947, diretto da Reginald Le Borg, con Clifford Penn e Teala Loring. Dello stesso anno è The Guilty, diretto da John Reinhardt, con Bonita Granville e Don Castle, tratto dal racconto He Looked like a Murder.[[14]] Nel 1956 Norman Morgan dirige un telefilm con il medesimo titolo con Ralph Meeker per la serie “Lux Video Theater” della NBC.

Il 1947 è un anno fertile di trasposizioni da Woolrich, infatti del 1947 è Fear in the Night (Angoscia nella notte), diretto da Maxwell Shane, con Paul Kelly e Ann Doran, tratto dal racconto Nightmare [[15]] del 1941. Nightmare è anche il titolo del telefilm per la serie “Suspense” del 1951 della CBS, con Richard Kiley e Berry Kroeger, ispirato al medesimo racconto. Forse non contento del risultato della prima regia, Maxwell Shane nel 1956 dirige un remake con il titolo Nightmare (Giorni di dubbio) con Edward G. Robinson e Kevin McCarthy. Non è che il secondo remake, perché nel 1972 il regista inglese Jimmy Sangster dirige Fear in the Night (Paura nella notte) con Judy Geeson, Joan Collins e Peter Cushing.

Nello stesso anno di The Return of the Whistler (1948) di Ross Letterman, con Michael Duane, tratto dal racconto All at Once, No Alice [[16]] del 1940 e I Would Be in Your Shoes (L’impronta dell’assassino) [[17]] dello stesso anno, regia di William Nigh, con Don Castle e Elise Knox, dal racconto omonimo, che nel 1951 sarà un telefilm della serie “Robert Montgomery Presents” della NBC, John Farrow dirige uno dei film che insieme alla Donna fantasma di Siodmak, La sposa in nero di Truffaut, L’uomo Leopardo di Tourneur, Non voglio perderti di Mitchell Leisen, La finestra socchiusa di Tetzlaff, si eleva al di sopra delle trasposizioni cinematografiche, in realtà tutte di buona fattura, della narrativa di Woolrich/Irish fino alla fine degli anni Quaranta, poiché, tranne le eccezionali ‘incursioni’ di Hitchcock, Truffaut per la seconda volta, Fassbinder, nel sessantennio che segue il cinema si impossessa dell’involucro esteriore della narrativa di Woolrich che finisce nelle mani di registi modesti o viene consegnata alla televisione.

Il film di Farrow è Night Have Thousand Eyes (La notte ha mille occhi) [[18]], con Edward G. Robinson, Gail Russell e John Lund, tratto dal romanzo omonimo che l’autore aveva pubblicato nel 1945 con lo pseudonimo George Ho­pley.

Del 1949 è The Window (La finestra socchiusa) di Ted Tetzlaff, operatore hitchcockiano, con Bobby Driscoll, Barbara Hale, Arthur Kennedy e Ruth Roman, tratto dal racconto del 1947 The Boy Crieed Murder (pubblicato nel volume di racconti Fire Escape) [[19]]. Si contano due remake, il primo del 1966 di George Breakston con Veronica Hurst, Phil Brown e Beba Loncar, il secondo dal titolo Cloack & Dagger (Finestra sul delitto, 1984) di Richard Franklyn con Henry Thomas e Dabney Coleman.

Chiude gli anni Quaranta No Man of Her Own (Non voglio perderti, 1950) di Mitchell Leisen con Barbara Stanwyck e John Lund, tratto dal romanzo I Married a Dead Man, pubblicato con il nome William Irish nel 1950, [[20]] Anche questo film ha due remake, nel 1982 J’ai épousée une ombre di Robin Davis e nel 1996 Mrs. Winterbourne (Scambio di identità) di Richard Benjamin con Shirley Mc Laine e Ricki Lake. I romanzi Waltz into Darkness (Vertigine senza fine) [[21]] e I Married a Dead Man (Ho spo­sato un'ombra), rispettivamente del 1947 e del 1948, chiudono la produzione anni Quaranta dell'autore.

Woolrich è ormai uno degli scrittori più letti d’America, gli editori raccolgo­no i suoi racconti in antologie, per il cinema è la gallina dalle uova d’oro, di più lo è per la televisione, - addentrarsi nella selva dei serial è impresa che non interessa questa lunga nota, sebbene di qualche telefilm si sia fatto fin qui cenno. Da Waltz in the Darkness venti anni dopo, nel 1967, François Truffaut trarrà il secondo grande film ispirato a Woolrich dopo La sposa in nero, La Sirène du Mississippi (tradotto sgraziatamente in italiano La mia droga si chiama Julie), con Jean-Paul Belmondo e Catherine Deneuve. Nel 2001 Michael Christopher dirige il pessimo remake Original Sin, con la coppia Antonio Banderas/Angelina, - roba da far rivoltare nella tomba Cornell Woolrich.

Woolrich è rimasto dove lo abbiamo lasciato, - nella stanza d’albergo con la madre che ora è amma­lata, - lì trascorre le giornate, incapace di muoversi, completamente perso. Non ha voglia di scrivere né di vivere. La morte di Claire Attalie Woolrich nel 1957 è un colpo tremendo dal quale Cornell non si riprenderà più. Anche l’ispirazione viene meno, tanto che arriva a spacciare come inediti vecchi lavori usciti sui pulp magazines.

Nonostante ciò, il cinema continua ad abbeverarsi alla narrativa di Woolrich: escono entrambi nel 1954 due film, il modesto Obsession (Domanda di grazia) di Jean Delannoy con Michèle Morgan e Raf Vallone, tratto da un racconto del 1945 Silent as The Grave [[22]], e il capolavoro Rear Window (La finestra sul cortile), ispirato al racconto It Had to Be Murder [[23]] , pubblicato su Black Mask nel 1943 Il film è una pietra miliare, insuperato e imitato tour de force del maestro della suspense Hitchcock.

Nel 1998 il regista Jeff Bleckner sigla un pessimo remake politicamente scorretto con Daryl Hannah e con l’attore Christopher Reeves, divenuto tetraplegico in seguito a una caduta da cavallo. Nel 1957 Ralph Habib dirige un buon film, Escapade (Delitto blu), con Louis Jourdan e Dany Carel, tratto dal racconto Cinderella and the Mob. [[24]]

 

 

Tranne poche eccezioni di film giapponesi, argentini, russi, - mai arrivati sugli schermi italiani, il cinema ispirato a Woolrich in questo decennio è cinema televisivo di buona qualità che riserva anche qualche sorpresa, soprattutto per i nomi dei registi ma anche per la scelta dei soggetti che fanno riferimento quasi esclusivamente ai racconti dello scrittore. Alcuni di questi telefilm hanno trovato spazio nella mia esposizione precedente, - perché tratti da romanzi o adattamenti di romanzi; qui mi limito a operare un’ampia scelta della produzione per il piccolo schermo. 

Cominciamo con tre episodi della serie della CBS “Alfred Hitchcock Presenta” che nasce nel 1955 e termina nel 1962.

Post Mortem (La morte vince alla lotteria, 1958), diretto da Arthur Hiller, con Steve Forrest e Joanna Moore, tratto dall’omonimo racconto di Woolrich del 1940. [[25]]

Momentum (Un treno per l’inferno, 1956), diretto da Robert Stevens, con Skip Homeier e Joanne Woodward, dal racconto del 1940 Murder Always Gathers Momentum.[[26]].

The Big Switch (L’alibi non funziona, 1956), diretto da Don Weis, con George Mathews e Beverly Michaels, dal racconto del 1936 Change of Murder.[[27]]

Dalla serie Playhouse 90” (1956-1961) un telefilm di 90 minuti, questa volta tratto da un romanzo, Rendez-vous in Black (Appuntamenti in nero, 1956), regia di John Frankenheimer, con Richard Joy, Franchot Tone e Laraine Day, tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1948.[[28]]

 

Per la serie infinita “Armchair Theatre” (1956-1974) Ted Post dirige You'll Never See Me Again nel 1959, dall’omonimo racconto del 1939, con Ben Gazzara e Brenda De Branzie.[[29]]

 

Gli ultimi anni trascorrono inesorabi­li e tristi. Woolrich è rimasto pratica­mente senza amici, siede per ore davan­ti al televisore, nella camera d'albergo dove vive in mezzo al disordine, con li­bri e bottiglie vuote sparsi dovunque. Ormai è in preda a un avanzato stadio d'alcolismo e soffre di una grave forma di diabete. Ha trascurato a tal punto un'infezione al piede che quando final­mente qualcuno si decide a chiamare un medico, la gamba è in cancrena e deve essere amputata. “Era nato per vivere solo... La solitudine era stata una scel­ta, ma ora era una sofferenza." Per i po­chi giorni che gli rimangono, Woolrich vivrà isolato, su una sedia a rotelle, immobilizzato dall’amputazione di una gamba, - unica compagnia la sua Remington N.C. 69411. È assistito solo dai camerieri dell'albergo. Morirà il 25 settembre 1968, dopo una lunga agonia, in realtà un’agonia durata tutta una vita, prefigurata, descritta in centinaia di racconti e romanzi che sono il frutto amaro di un’esistenza tesa verso il nulla assoluto. “Quando lo trovarono aveva accanto”, scrisse Irene Bignardi [La Repubblica, 2004], aveva accanto il manoscritto incompleto e reticente della sua autobiografia, un manoscritto intitolato The Loser (Il perdente) e un cimitero di bottiglie di alcol vuote. Quasi come uno dei suoi disperati e maledetti personaggi. Solo che lui la vendetta nei confronti dell´ingiustizia e della dannazione, al contrario della protagonista di La sposa in nero, al contrario del protagonista di Appuntamenti in nero, l´ha esercitata su se stesso attraverso l´autodistruzione”.  Non è un caso che l’ultimo racconto scrit­to da Woolrich (e pubblicato nel dicembre 1970 dalla Ellery Queen’s Mystery Magazine), New York Blues,[[30]] parli di un uomo chiuso in una camera d’alber­go, che attende la morte perché sa che la morte è l’unica soluzione possibile: “Si muore come si vive,” dice il personaggio di Woolrich, “soli, sempre soli con se stessi.”

 

Into the Night [[31]] fu scoperto in mezzo ad altre car­te in un baule di proprietà dell'autore da Francis M. Nevins, curatore del pa­trimonio letterario woolrichiano. Se­condo Nevins, Into the Night è il miglio­re suspense che Cornell Woolrich scris­se negli ultimi vent'anni.

 

1960-1970

 

Il cinema post-Woolrich è una ‘pratica’ da sbrigare. Lo scrittore più noir della notte ha impregnato gli anni Quaranta di atmosfere visive che ispirarono anche film non direttamente tratti dai suoi romanzi, vedi La scala a chiocciola di Siodmak e Lo sconosciuto del terzo piano di Boris Ingster, - gli esempi sono innumerevoli. In seguito, né La finestra sul cortile di HitchcockLa sposa in nero e La mia droga si chiama Julie di Truffaut né Martha di Fassbinder possono considerarsi, al di là del loro sicuro valore, film woolrichiani: l’air du temps è finita in quel decennio e, a parte gli omaggi al ‘genere’, puramente esteriori, mi sembra di poter dire che, come è avvenuto per il western, anche il cinema noir, come scrive Carlos Clarens ha ceduto “il suo primato al film del crimine nell’ultimo decennio [Clarens allude agli anni Settanta/Ottanta] ed ora il film d’orrore sembra essere in testa. Solo il film dell’orrore, il più sovversivo dei generi, continua a prosperare […]. Ma i generi non spariscono mai completamente, quando i problemi di cui trattano, i modelli di comportamento che prescrivono, le soluzioni che ingenuamente propongono sono le espressioni, talvolta belle, talvolta impacciate, di un periodo che tenta di definire se stesso.”.

     Nella serie “Thriller” della NBC (1960-1962) tre episodi, tutti del 1961, hanno come interprete Boris Karloff e sono tratti da racconti di Woolrich: Guillotine (Il boia sul patibolo, 1961) [[32]], diretto da Ida Lupino, dal racconto Men Must Die del 1939; Late Date, (L’appuntamento) [[33]]  diretto da Herschel Daugherty, tratto da The Corpse and the Kid del 1934; Papa Benjamin, dal racconto omonimo [[34]] del 1935, diretto da Ted Post.

 

1970-1980

 

 

Agli inizi degli anni Settanta, Umberto Lenzi dirige il film Sette orchidee macchiate di rosso, 1972, con uno stuolo di attori allora in auge nel ‘giallo all’italiana’, Antonio Sabàto e la immancabile regina del genere Marisa Mell. Molti fan miopi vedono in questo ‘prodotto’ l’ombra ‘non accreditata’ di Appuntamenti in nero [[35]] di Woolrich, compreso IMDB, altri ‘illuminati’ vedono l’ombra di Edgar Wallace, chi non è un amante dello scult, come il sottoscritto, vede solo l’ennesimo film di Lenzi.

Del resto, nel nostro cinema Woolrich viene insignito nel 1975 di un altro ‘omaggio indebito’ dal regista scollacciato Giorgio Capitani che dirige il film La pupa del gangster, adattando alla commedia all’italiana il racconto del 1939 Collared [[36]] e trascinando nell’impresa Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Aldo Maccione. Qui non c’è nemmeno l’ombra di Woolrich

Per fortuna, due teleplay riportano la barra dritta nel restituire a Woolrich risultati di ben altro livello: è il caso di Jeannot Szwarc che nel 1973 dirige per la ABC un dignitoso You’ll Never See Me Again con Jane Wyatt e Ralph Meeker, dal racconto omonimo del 1939 che abbiamo già citato in un’altra versione televisiva [[37]]

Martha, che Rainer Werner Fassbinder dirige per la televisione tedesca nel 1973, è, a mio parere, l’unico film in cui emerge in maniera prepotente quel senso di crudeltà mista al melodramma che affligge spesso la scrittura di Woolrich. Tratto dal racconto For The Rest of Her Life (Per tutto il resto della sua vita) [[38]], scritto da Woolrich nel 1968, si avvale dell’interpretazione di Margit Carstensen, Karlheinz Böhm e Barbara Valentin.

Va senz’altro segnalata la serie Tv francese del 1979 “Histoires insolites” che comprende i seguenti episodi:

Tu comprends ça soldat?, tratto dal racconto The light in the Window (La luce alla finestra) [[39]] del 1946, diretto da Pierre Granier-Deferre, con Laurent Malet, Valérie Mairesse, Jacques Frantz.

Folies douces (Le due facce della verità), dal racconto del 1945 Silent as the Grave [[40]], regia di Maurice Ronet, con Maurice Ronet, Josephine Chaplin, Bernard Le Coq.

Le locataire d'en haut, tratto dal racconto del 1945 The Man Upstairs [[41]], diretto da Gilles Grangier, con Bernard Fresson, Juliette Mills, Anne Debruisne.

Une dernière fois Catherine, tratto dal racconto del 1940 One Last Night [[42]], regia di Pierre Grimblat, [sceneggiatura del famoso scrittore di polizieschi Jean-Patrick Manchette], con Elisabeth Huppert, Marc Porel, Michel Auclair.

La boucle d'oreille, tratto dal racconto del 1943 The Death Stone [[43]] , regia di Claude Chabrol, con Thérèse Liotard e Pierre Douglas.

La strategie du serpent, dal racconto del 1943 Mind Over Murder [[44]], diretto da di Yves Boisset, con Jean Carmet, Eva Darlan e Andrea Ferreol.

Più per il racconto dal quale è tratto che per il lungometraggio che ha diretto Mark Reichert, va segnalato il film Union City del 1979 con Debbie Harry e Dennis Liscomb, dal racconto del 1937 The Corpse Next Door  (Il cadavere della porta accanto). [[45]]

 

1980-1990

 

Per la serie Tv “Darkroom” ABC (1981–1982) Rick Rosenthal dirige un episodio, Guillotine, presentato da James Coburn, con Michael Constantine e Patti d'Arbanville, tratto dal racconto Men Must Die. [[46]

Per la nuova serie di “Alfred Hitchcock Presents” (1985–1989) Roger Young e Brad Silberling dirigono un episodio Four O'Clock (Alle quattro precise), con Bernard Behrens, Cynthia Belliveau and David B. Nichols, tratto dal racconto del 1938 Three O'Clock [[47]] che già nel 1949 era stato diretto da Alex Segal per la serie Tv “Starring Boris Karloff” e nel 1956 per la serie Tv “Suspicion” di Alfred Hitchcock.

Poco si sa del film italiano del 1989 Corsa in discesa, diretto da Corrado Franco, con Rudiger Vogler e Bruno Stori, tratto dal racconto I.O.U. - One Life (anche Debt of Honor) [[48]] del 1938, già portato in televisione nel 1955 per la serie Tv “Stage 7” per la CBS e diretto da Reginald Le Borg, con Edmund O’Brien, Charles

Chiude il decennio un mediocre Tobe Hooper che dirige I'm Dangerous Tonight (Il vestito che uccide) [[49]], da un racconto horror del 1937, con Mädchen Amick, Corey Parker and Daisy Hall. 

 

1990-2000

 

In questo decennio si segnalano remake oltraggiosi, come i già citati Scambio di identità di Richard Benjamin del 1996 [che ha il pudore di non ‘accreditare’ Woolrich nei titoli] e La finestra sul cortile di Jeff Bleckner  Original Sin del 1998.

Di buona fattura è al contrario la serie Tv “Fallen Angels” (1993-1995) che rende omaggio a Woolrich con tre episodi:

Murder, Obliquely, diretto da Alfonso Cuarón, con Robin Bartlett, Laura Dern e Diane Lane, dal racconto Death Escapes the Eye  del 1947.[[50]]

A Dime a Dance, diretto da Peter Bogdanovich, con Jennifer Grey, Barbara Howard e Richard Portnow, dal racconto The Dancing Detective del 1946.[[51]]  

The Black Bargain [[52]], diretto da Keith Gordon, con Peter Berg, Peter Dobson e Miguel Ferrer.

 

 

Nota

 

Questo omaggio a Woolrich, nato dalla passione con cui ho letto, fin da ragazzo, i romanzi e i racconti di questo ineguagliabile scrittore di incubi, non intende allargare l’ambito che mi sono prefisso, di una sorta di guida bio-biblio-filmografica dell’autore. Diversamente dai molti ‘materiali’ che ho consultato in rete, tutti molto documentati:

(http://www.genovalibri.it/index.htm)

(http://www.gialloweb.net/biblio/woolrich.asp), (http://corradofarina.altervista.org/pagine/woolrichfilm.htm)],

la mia ‘ricerca’ non contempla il catalogo dell’intera opera narrativa di C.W., ma indica [vedi note a piè pagina] solo i romanzi e i racconti che sono diventati film, telefilm, film per la televisione.  

L’omaggio va oltre l’esposizione schematica romanzo-racconto/film-telefilm-film televisivo, cercando di tracciare un percorso cronologico tra biografia dell’autore e produzione filmica.

Avrei potuto privilegiare il periodo 1929-1949, come egregiamente fa Luca Conti (ottimo traduttore di romanzi di  Charles Willeford, Chester Himes, Elmore Leonard, James Crumley, James Lee Burke, James Sallis, Joe R. Lansdale) sul cinema di Woolrich dal 1929 al 1949 in un post molto interessante (sul blog “Last of Independents – Luca Conti’s One Man Band”), ma lasciare fuori dalla nota Hitchcock, Truffaut e Fassbinder degli anni dai Cinquanta ai Settanta non mi è sembrato opportuno, al di là della mutata air du temps rispetto al periodo scelto da Conti, in ragione del fatto che ciò che più mi ha spinto a una faticosa ricerca è il collegamento letteratura-cinema.    

 

  

 

*1 : Manhattan Love Song [Leonardo Mondadori, “Interno Giallo, 1989]

 

[2] Edizioni italiane: a) Notte a New York [come William Irish], Classici Giallo Mondadori N. 166, 1961; Faccia d’angelo, Ellery Queen Estate Gialla, Mondadori, 1973; con lo stesso titolo, Ellery Queen Inverno Giallo, Mondadori, 1990/1991; Notte a NewYork in Cornell Woolrich: Sei Notti di Mistero, Giallo Mondadori N. 2201, 1991.

 

[3] Edizioni italiane: Sipario nero, Giallo Mondadori N. 56, 1949; ristampa collezione I classici del Giallo N. 139; ristampa 1959 Oscar Gialli Mondadori N. 137; ristampa 1985.Oscar Gialli Mondadori; Nel 2010 l’editore Fanucci lo ha ripubblicato in una nuova traduzione (di Simona Fefè) che aggiorna quella di Alberto Tedeschi per la Mondadori.    

[4] Edizione italiana: La morte sulla poltrona del dentista, Incubo ed altre storie [Giallo Mondadori N. 2114, 1989]

 

[5] Nel saggio Cornell Woolrich: First You Dream, Then You die, Nevins scrive che Woolrich è  “Il Poe del ventesimo se­colo, il poeta delle sue ombre...”. 

 

[6] Edizione italiana: La sposa era in nero, Giallo Mondadori N. 50, 1948; ristampato nei Grandi Classici Mondadori; l’ultima ristampa è negli Oscar Mondadori del 2009.

[7] Woorlich era così solo che non aveva nessun amico cui dedicare uno qualsiasi dei suoi romanzi. Perciò, sembra, come scrivono A Silver e J. Ursini in Film Noir (1996) che dedicò il romanzo alla sua Remington portatile  N.C. 69411

 

[8] Edizione italiana: L’alibi nero, Il giallo Mondadori, 1953 N. 222; I Classici del Giallo Mondadori, 1967 N. 2; Oscar Mondadori, 1991.  

[9] Edizione italiana: La donna fantasma, Garzanti, 1950, ristampato nel 1974; Classici del giallo Mondadori N. 198, 1974, ristampato nei Classici Giallo Mondadori/Serie Oro N. 785; ristampato nel 2005 negli Oscar Mondadori.  

 

[[10]] Questa notte, da qualche parte a New York, a cura di Francis. M. Nevins, Editore Kowalski, 2009. Il volume contiene gli ultimi scritti di Woolrich: otto racconti, cinque capitoli del suo romanzo incompiuto The Loser e due capitoli della sua autobiografia.

 

 

[11] Edizioni italiane: Si parte alle sei, Giallo Mondadori N. 236, 1953; I capolavori del Giallo Mondadori N. 182, 1961; incluso nell’Omnibus Mondadori, 1989  “Cornell Woolrich (William Irish) dal titolo Vertigine che include anche i romanzi Vertigine senza fine e Ho sposato un’ombra. .

 

[12] Edizioni italiane: L’angelo nero, Giallo Mondadori N. 103, 1950; ristampa I classici del Giallo N. 356, 1980; in una nuova traduzione Fanucci editore, 2005. 

 

[13] Edizioni italiane: L’incubo nero, Giallo Mondadori N. 87, 1950; I Classici del Giallo N. 336, 1979; ristampato con il N. 1199 nel 2008.

[14] Racconto contenuto nei Classici Oscar Mondadori N. 895, 2001 dal titolo La luce alla finestra, contenente otto racconti scritti da Woolrich tra il 1945 e 1946 pubblicati nel Mistery Book Magazine. Il racconto He Looked like a Murder è del 1941 ed ha anche un altro titolo, Two Fellows in a Furnished Room (Due amici in una camera ammobiliata).

[15] Racconto contenuto nel Giallo Mondadori intitolato Incubo n. 2114, 1989. [vedi anche nota 4]

 

[16] Edizione italiana  (E di colpo, Alice scompare) in Estate Gialla Mondadori, 1972; New York Blues, Feltrinelli, 2006   .

[17] Edizione italiana: L’impronta dell’assassino, Giallo Mondadori N. 2269, 1992. [volume antologico]

 

[18] Edizione italiana: La notte ha mille occhi,  Giallo Mondadori N. 464, 1957; ristampa I Classici del giallo Edizione italiana: Mondadori N. 144, 1972; Oscar Gialli N. 38, 1990.

 

[19] Edizione italiana: Scala antincendio, contenuto nel Giallo Mondadori N. 2369, 1994  con il titolo di uno dei sette racconti compresi nel volume.

 

[20] Edizione italiana: Ho sposato un’ombra, I Gialli Mondadori N. 285, 1954; Classici del Giallo Mondadori N. 155, 1973; Oscar Gialli Mondadori, 1992.  

 

[21] Edizione italiana: Vertigine senza fine, I Gialli Mondadori N. 516, 1958; ristampa I Capolavori dei gialli Mondadori N. 318, 1967; Oscar Gialli, 1992.

 

[22] Edizione italiana: Muta come una tomba, contenuto nel volume La luce alla finestra, Mystbook Mondadori, 1992. 

 

[23] Edizione italiana: contenuta  in Se i morti potessero parlare, antologia di racconti scritti per Black Mask, Detective Fiction Weekly e altre riviste pulp.

 

[24] Edizione italiana: Cenerentola e la gang, contenuto in Estate Gialla, Mondadori, 1996.

 

[25] Edizione italiana: Post mortem, incluso nella raccolta Giallo Mondadori N. 2425, 1995 dal titolo L’ultimo strip-tease.

[26] Edizione italiana: Un treno per l’inferno, Inverno Giallo Mondadori 1975-1976. 

 

[27] Edizione italiana: Un delitto vale l’altro, incluso nella raccolta Giallo Mondadori N. 2269, 1993 L’impronta dell’assassino. [vedi nota 17]

 

[28] Edizione italiana: Appuntamenti in nero, Gialli Mondadori N. 100, 1950; nella collana Omnibus Mondadori, 1986; da Einaudi nella collana “Stile libero” nel 2000 con nuova traduzione.   

 

[29] Edizione italiana: Un mazzo di rose rosse, contenuto in L’impronta dell’assassino, Giallo Mondadori N. 2269, 1992. [volume antologico]

 

[30] Vedi Nota 16

 

[32] Edizione italiana: Dentro la notte, Giallo Mondadori N. 2000, 1987.  Il romanzo fu completato da un grande scrittore di thriller, Lawrence Block.

 

 

[32] Edizione italiana: Il boia sul patibolo, I capolavori del giallo Mondadori N. 249; contenuto nel volume antologico, collez. Omnibus Mondadori, Apocalisse Gialla, I mille volti di Cornell Woolrich, 1974 e ristampe sucessive; anche in Inverno Giallo, Mondadori, 1974-75.. 

 

[33] Edizione italiana: In “la rivista di Ellery Queen” N. 7, 1956. 

 

[34] Edizioni italiane: Papa Benjamin, incluso in Morte per Magia, Armenia edit., 1976; Mondadori, Estate Horror, 1992.

 

[35] Vedi nota 28.

 

[36]  Edizione italiana in Sei notti di Mistero con il titolo alternativo One Night in Chicago, Giallo Mondadori N. 2201, 1991

 

[37] Vedi nota 29

 

[38] Edizione italiana: contenuto  nell’Omnibus Mondadori 1973 Anonima carogne.

[39] Edizione italiana: contenuto nel N. 45 di Mystbooks, Mondadori, 1992.

 

[40] Edizione italiana: Muta come una tomba in La luce alla finestra, Mystbooks, 1992; ristampato nei Classici del Giallo Mondadori n. 893, 2001. 

 

[41] Edizione italiana: Le due facce della verità in Apocalisse Gialla, Omnibus Mondadori, 1974.   

 

[42] Edizione italiana: Per l’ultima volta, Kathleen, Giallo Mondadori N. 2321, 1993.

 

[43] Edizione italiana: L’orecchino, in Inverno Giallo Mondadori, 1971.

 

[44] Edizione italiana: Le amiche, contenuto in Angeli nel buio, Classici del Giallo Mondadori  N. 802, 1997. 

 

[45] Edizione italiana: Il cadavere nel tappeto  incluso nell’antologia Il colore del nulla, Mondadori, collez. Altri misteri, 1987; ristampa Giallo Mondadori N. 2321, 1993.

 

[46] Edizione italiana: Vedi nota 32.

 

[47] Edizione italiana: Alle tre in punto, Giallo Mondadori N. 2269 [Vedi nota 17].

 

[48] Edizione italiana: Debito d’onore, in I dieci volti di Cornell Woolrich, Omnibus Mondadori, 1974

.  

[49] Edizione italiana: Sono pericolosa stasera, in Estate Horror Mondadori 1992, l’unica raccolta di racconti macabri e fantastici di Cornell Woolrich.

 

[50] Edizione italiana: La porta chiusa in Angeli nel buio, Classici del Giallo Mondadori, N. 802, 1997.

 

[51] Edizione italiana: La morte è impazzita, in “Speciali del giallo Mondadori”, uscito nell’ottobre del 1998, dal titolo L’ombra del mostro.

 

[52] Edizione Italiana: racconto contenuto in “Gli Speciali del Giallo Mondadori” n. 9 dal titolo Magia Gialla del 1956.

 

 

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