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Gli autori raccontano le loro opere – Carmelo Bene su: “Nostra Signora dei Turchi” (e non solo)
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Siamo alla parentesi “eroica”. Quella cosiddetta cinematografica. Il ciclo della dépense. Immane spreco di energia di ben cinque film consecutivi, diretti, prodotti e “scemografati”, decorati, vestiti, calzati, registinterpretati. Cinque film d’autore, autore in particolare del proprio disfacimento. Più d’uno si chiedeva come in una sola esistenza sia riuscito a far compiuti cinque film per i quali sarebbero state necessarie almeno cinque vite.

Parentesi di cinema e fulgore di sublimi insensatezze disseminate propriamente in terra del Sud: Lydia-Madonna preda della devozione delle genti indigene in quel di Otranto. Lydia truccata di sacro che dimezza panini e bevande sul set composto soltanto da me – attore, autore, scenografo, costumista, regista, produttore e macchinista primo secondo e terzo – e Mario Masini, senese, straordinario direttore alla fotografia, assistente ai fuochi, capo elettricista e squadra elettricisti. Parco lampade: 13 spot, di che folgorammo a giorno solare la cattedrale di Otranto e il suo immenso mosaico, e un gruppo prebellico di 7 chilowatt. Questo almeno per la prima, fortunosa vicenda cinematografica: Nostra Signora dei Turchi. (…)

 

Si è sempre maldestramente equivocato, prima ancora  ch’io mi filmassi o filmassi l’impossibilità di filmare altro dai set, già ai miei esordi teatrali, che io battessi una strada avanguardistica dell’immagine di contro alla parola.

A sconfessare questo ci provai con cinque film in cui il silenzio è sovrano e il logos decisamente estromesso. Cinema: regno dell’immagine. Mi provai a eccedere l’immagine pur di dissipare il malinteso della mia preavventura teatrale.

Cinema: gioco del soggetto che gioca perverso con l’immagine, come si fa con il più futile dei balocchi. L’obiettivo giocato come il caleidoscopio dei bambini che nello stupore orecchiano ben altro, la musicalità delle immagini, effetti ottici della phoné. Invece del racconto, questo bricolage di suoni e immagini destinato a una citazione di racconto, questa miriade di segni alla deriva dell’onda sonora che detta il movimento. Tutto giocato in perfetto a-sincrono, nell’idiosincrasia tra “musicalità” e “musica”, che non sempre coincidono.

Quindi Nostra Signora dei Turchi, se vogliamo.

Truccato da “cinema-verità”, Nostra Signora dei Turchi non fu compreso né come grandioso poema epico sul “sud del Sud dei santi”, né tantomeno come linguaggio cinematografico. Così come nel precedente omonimo romanzo nulla si capì di tanta parodia della vita interiore.

 

Nel cinema affrontavo certo l’uso dell’immagine che da sempre rifiutavo e trovavo insopportabile: un cinema tributario, decadente, un cinema della provincia letteraria, dove si procede per attendibilità di racconto, scansione del logos ecc. ecc.

Nostra Signora dei Turchi non merita ancora i montaggi prodigiosi del Don Giovanni (quattromila inquadrature) o di Salomè (quattromilacinquecento inquadrature in men d’un’ora). Ne demerita altre assai più importanti. Avevamo la pellicola misurata, perché s’era lì col pretesto di filmare tre cortometraggi, si girava quindi in 16 mm, ingrandito poi miracolosamente a 35 mm. ci si arrangiava con gli scarti di pellicola, e con gli scarti s’addizionavano immagini ammantate di nulla, in nome di quel mio metodo ormai classico (?) che aggiunge per sottrarre. Si andava per eccesso decolorando l’immagine stessa.

Era questo disammantare l’ammanto che costituiva il mio primo film. Ma si è sempre al primo film. Si è sempre al primo verso, si è sempre alla prima battuta. Si è sempre di “prima”, come mi piace ricordare. (Carmelo Bene, Ma quelli che vedono non vedono quello che vedono… in Sono apparso alla Madonna – vie d’(h)eros(es), Longanesi, 1983)

 

 

Nostra Signora dei Turchi (1968)

di Carmelo Bene con Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Salvatore Siniscalchi, Anita Masini

 

 

IL CINEMA E’ L’ARTE DELLE IMMAGINI (FIGURATIVA PER ECCELLENZA)

 

L’HUMOR E’ IL METODO SCIENTIFICO DELLE IMAMGINI

 

PROPRIO PERCHE’ ESPRESSIONE DEL PENSIERO

L’IMMAGINE E’ FATUITA’ DEL PENSIERO IN QUANTO ESTERNA

 

MA IL PENSIERO E’ COMUNQUE COMPROMESSO CON L’IMMAGINE

LA MORTE DELL’ARTE E’ L’IDENTITA’ TRA PENSIERO E IMMAGINE:

ESTETICA

 

SE IL COMPROMESSO E’ L’AMORE

L’HUMOR RECIDE IL COMPROMESSO

TRA L’IMMAGINE E IL SUO PENSIERO

(…)

GIAN LUIGI RONDI, patriarca della LOTTA ICONOCLASTICA

sul quotidiano “IL TEMPO” (mercoledì 4 settembre 1968) da un pulpito della Laguna, occorrendo la celebrazione di

NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI

concluse il suo sermone:

(sic)… “ACCETTIAMO, SE VOGLIAMO L’INFORMALE PER QUELLO CHE RIGUARDA LE ARTI FIGURATIVE, MA, PER IL MOMENTO, AL CINEMA, ACCOGLIAMOLO CON BENEFICIO D’INVENTARIO…”

 

(ma che sia un mangiadischi, questo cinema? E la “camera” che sia nient’altro che una stanza d’albergo?) mentre “Intermezzo” (Roma, 30 aprile 1969 – n. 7/8) inaugurava così una nuova rubrica ed un personaggio altrettanto speciale:

Con questo numero, amici lettori, noi intendiamo presentarvi un personaggio che diventerà popolare. Ogni qualvolta qualcosa di pazzo, di squinternato, di idiota qualcuno compirà, noi gli invieremo amichevolmente il nostro ‘tipo straordinario’ di cui intendiamo parlarvi. Si tratta di un generale cinese. Questo generale cinese non sapeva a chi dedicarlo per primo, anche per non creare invidie e rancori; poi con gli ultimi avvenimenti recentissimi, il generale cinese ha rotto gli indugi e ha dedicato questo numero a :

                                                           CARMELO BENE

Costui, infatti, non vergognandosi dell’ignominia da lui realizzata con quell’obbrobrio che si chiama Nostra Signora dei Turchi, ha dichiarato che l’unico film italiano degno di rappresentare l’Italia a Cannes era il suo. Non c’è più religione da quando anche i preti sono diventati comunisti.

C’è un limite a tutto, anche allo sproloquio e all’impudenza. Quando questo limite viene passato, noi ci ritiriamo e lasciamo campo libero al generale cinese con l’augurio: vai e vinci! (Carmelo Bene, L’orecchio mancante – Feltrinelli, 24 luglio 1970)

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