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Un Folco al Cuore, addio al Maestro del documentario Folco Quilici
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"È morto Folco Quilici!" Due messaggi, arrivati quasi in contemporanea, mi segnalavano sabato 24 febbraio 2018 la notizia che, subito, mi accingevo a confermare sui siti e giornali online. Una scomparsa improvvisa e a sorpresa come si addice ad un uomo d'azione, un documentarista che ha passato la vita girando il Mondo e cercando curiosità esotiche ma anche i volti stessi della propria penisola. Un antropologo completo dunque anche se il suo grande amore restò sempre il mare, quel SESTO CONTINENTE (come si intitola appunto il suo lungometraggio cinematografico d'esordio girato sul Mar Rosso in un vasto periodo e montato nel 1954 che inizia con la simpatica presentazione della troupe in stile gruppo musicale). Amava il documentario e ne divenne celebre maestro, non bravo come Robert Flaherty o Joris Ivens ma forse più celebre, forse appunto il più famoso documentarista che sia mai esistito. E la sua esperienza la coniugò anche nel cinema di fiction come per esempio gli immensi scorci sudamericani di DAGLI APPENNI ALLE ANDE (1959).

 

 

Innovatore, ha costruito anche opere crossover tra documentario puro e piccole storie riprese soprattutto dalle leggende del folklore dei Mari del Sud (un po' come il TABU' di Murnau). Spaziava dal serio cinema adulto alla delicata storia di crescita come il dolce TI-KOYO E IL SUO PESCECANE basato sull'amicizia tra un bambino (poi ragazzo), un piccolo squalo e una sua tenera amica che gli americani rifaranno all'inizio degli anni ottanta (titolo del remake MANIDU, UNO SQUALO RIBELLE, UN INDIGENO SELVAGGIO, UN FIORE DI RAGAZZA).

 

 

 

Poi molta televisione, la sua creatura più famosa quel GEO & GEO in onda tutt'ora del quale è fondatore. E poi la trasmissione (molto in stile MONDO CANE!) GENTES che, all'inizio del nuovo millennio, mostrava tradizioni, feste, usi, costumi e folklore delle regioni italiane (le genti appunto!) e dove, ad un certo punto della trasmissione, venivano proiettati spezzoni di mondo movies anni '60 (anche piuttosto rari tipo L'ANTIMIRACOLO) in tema.

 

 

 

Se nella mia vasta carriera di collezionista sono riuscito a procurarmi molto suo materiale audiovisivo (soprattutto rare prime edizioni vhs) e cartaceo (suoi libri) sono anche riuscito a vedere in sala due suoi film: FRATELLO MARE, in una riedizione mattutina per le scolaresche, e IL DIO SOTTO LA PELLE, uno dei suoi rari lavori vietati ai minori per la crudezza di alcune scene (tipo il primo piano di un'operazione al pene!), riprogrammato molti decenni dopo la prima edizione in sala in una serata omaggio a Cinemambiente. Un film la cui trama molto ambientalista, sul tema delle risorse del pianeta, anticipa i vari recenti HOME- LA NOSTRA TERRA, L'11 ORA e UNA SCOMODA VERITÀ che sembrano seguire un filone del quale quel film (co-diretto da Carlo Alberto Pinelli) ne era prequel. E poi gli amici collaboratori, come Bruno Vailati col quale condivideva la passione del mare e col quale ad un certo punto della vita ci fu una rottura di collaborazione (litigio dice qualcuno!) che portò ad uno stato di amici/nemici sullo stile Peppone/Don Camillo. Stesso discorso con l'amico Gualtiero Jacopetti del quale Folco forse non condivideva certi metodi professionali ma del quale riconosceva la bontà (per Gualtiero gli amici erano sacri e faceva di tutto per loro ha detto nell'intervista del film biografico L'IMPORTANZA DI ESSERE SCOMODO). Un gruppo di giornalisti cineasti figli di un tempo dove si parlava di terre lontane e si portava il pubblico in un romantico sogno, un Mondo esotico distante ormai facilmente raggiunto dal progresso e del quale la poesia nella cornice di una romantica musica jazz rimane appunto.... un Folco al Cuore!!!

 

 

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