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.... Mi consenta .... Golden Globes 2018
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La cerimonia dei Golden Globes 2018 rimarrà agli annali soprattutto per la decisione di aderire all'appello dell'associazione "Time's up" da parte delle partecipanti donne (e di molti uomini) indossando abiti neri e/o spillette di sostegno. Nessun commento relativamente alla opportunità, alla sede, alle modalità, ai paragoni, al tempismo della protesta: per maggiori info https://www.nytimes.com/2018/01/01/movies/times-up-hollywood-women-sexual-harassment.html o anche (ma c'entra sul serio?) https://www.alianzanacionaldecampesinas.org. Molti commenti, invece, sull'interpretazione del dress code e le decisioni estetiche. Non sempre del tutto azzeccate. Ovviamente, bandito in fretta e furia il brand Marchesa. Fino a ieri gettonato. Ahi ahi

Jessica Biel in Christian Dior vince per compostezza ed eleganza: abito romantico ma non scontato. Spalle nude su un'incarnato naturale, nessuna trasparenza, spacco, o centimetri di pelle in eccesso (decolleté o schiena) esibiti. Mezzo raccolto, capelli di un bruno naturale e trucco nude. Forse la invecchia, ma il risultato è equilibrato. 9 1/2

Altrettanto azzeccata la mise di Angelina Jolie: il sapore è tutto "Vecchia Hollywood" con piume e voile, e solo drappeggi a decorare la figura (in vero, eccessivamente magra). Non mi convince l'acconciatura: avrei preferito dei colpi di luce tra i capelli a spezzare la monocromia ed evitare l'effetto Morticia - costantemente in agguato. Mi è piaciuta moltissimo la compostezza dell'attrice durante i discorsi: non deve certo dimostrare a nessuno il suo impegno umanitario, o le sue battaglie. 9 1/2

Un po' più in basso ma sempre sul podio, una delle attrici piazzate senza indugio nella mia blacklist: Jennifer Aniston. Miracolo della chiurgia e del trucco. Eppure, non le si può negare una gestione intelligente della propria immagine. Passa il tempo e migliora: finalmente, nel 2018, sfodera proprio un bel sorriso. Abito d'ordinanza, ma il glamour stà nella pettinatura stropicciata (a confermare che non è proprio gran gala) e nella abbronzatura leggera che si adatta benissimo al biondo scuro. Finalmente ha messo su anche qualche kilo: e la figura ne giova. 8 1/2

Poiché di protesta si tratta (o quella doveva essere o sembrare, insomma) il buonsenso avrebbe suggerito una morigeratezza di toni. Alcune hanno ben interpretato (vedi Gal Gadot in Tom Ford - voto 7) alcune invece si sono fatte prendere la mano, scivolando nell'ovvietà. Non le si può punire con l'insufficienza, ma potevano fare decisamente di più. Alla categoria appartengono le toilette di Nicole Kidman in Givenchy, Jessica Rabbit ops Chastain in Armani Privé e Natalie Portman in Christian Dior Couture. Se le prime due vanno troppo sul sicuro, ma scelgono degli abiti che le rispecchiano (si guardino le scelte passate e presenti: resiste una benemerita logicità estetica), l'attrice israeliana sembra spaesata con addosso una tunica medievaleggiante mal portata dal suo fisico troppo esile e disgraziatamente abbinata ad un trucco slavato e sempre di matrice "invecchiante" (ma la smettete di aggiungere tonnellate di cerone e fondotinta su quelle facce ancora giovani?). Così così

 

La morigeratezza di toni trova due estimatrici nei pizzi. Di sicuro sono state sveglie la notte per terminare i lavori di uncinetto: gli abiti risultano raffinati come la coperta della nonna sul lettone matrimoniale (sopra, nel centro, ci va la bambola di porcellana). La versione easy ed accettabile è quella di Emma Stone in Louis Vuitton. Poi ci sta pure Penelope Cruz. Il Prada bordato di borchiette con lo scialletto di Diane Kruger mi inquieta: qualcuno deve spiegare a questa ragazza che lei non è Elena di Troia e le riprese di Troy sono terminate nel 2003-2004: una delle attrici più confuse sullo stile che io ricordi. Insufficienza piena.

Sempre quella maledetta morigeratezza di toni più causare collassi nelle meno esperte. Michelle Pfeiffer in Christian Dior sembra aver appena finito di stendere una lavatrice su un terrazzo ventoso (e quando si sarà mai lavata i capelli l'ultima volta e rifatta la tinta?). Squalliduccia la cinturina ma quello che sul serio non funziona è la gonna. Voto 5

La premiata Saoirse Ronan-in Atelier Versace- ha esultato convinta di aver vinto la coroncina di Miss Aliena 2018. Ma come ti sei conciata? Voto 3

Michelle Williams in Luois Vuitton necessita di un corpetto di sostegno ed è meglio che eviti abiti che segnano la pancia. La ragazza è del 1980: io fossi in lei denuncerei il truccatore! Voto 4

A parimerito con la accollata ma aderentissima Salma Hayek che pare in una tutina rimodernata di "Occhi di Gatto" e non in un Balenciaga.

Emma Watson opta per le espadrillas? Magari le presentiamo Lapo Elkann (se già non lo conosce) così fondano il partito di quelli che "la scarpa giusta: NO!". Non che si sarebbero potute risollevare le sorti di quell'abito che abbonda di volant nel corpetto e sembra un tenda dell'Ikea nella gomma. Ohohohoh, pessimo scivolone streghetta, voto 3 1/2

"Ma perché siamo vestite di nero?" sembrano chiedersi alcune delle protagoniste del red carpet. La risposta non è ovvia: sarà perché non sanno di che si stà parlando, sarà perché malconsigliate, sarà perché se ne fregano (ma allora avrebbero dovuto aver il coraggio di dissentire con un bel colore, no? Che qualche ragione ce l'abbia pure Rose McGowen?), fatto stà che parecchie, alla faccia della morigeratezza, hanno sfilato come le contadine e le operaie messicane, come i milioni di donne in tutto il mondo che vivono ogni giorno in condizioni di sfruttamento, sudditanza psicologica o fisica, violenza, diseguaglianza. D'altronde, chi fra noi non rientrerebbe dal lavoro la sera, magari dovendo passare per una stazione centrale, con addosso un Zuhair Murad come quello della bellissima Halle Berry o della super-botulinata Katherine Zeta Jones, o una cosuccia semitrasparente come quella di Ashley Judd, così da passare inosservata? Che ne dite della scollatura abissale di Margot Robbie: in caso di problemi, basta una spallata con quelle imbottiture che atterrereste il peggior malintenzionato! Andreste a parlare con un responsabile di stabilimento per perorare la causa della parità di retribuzione sostenendo la parità di serietà nel lavoro svolto (e nei risultati) con uno straccetto addosso come quello di Kate Hudson? Sareste di sicuro valutate per solo il vostro impegno e professionalità ahhhh.

La soluzione ce l'ha Alicia Vikander in Louis Vuitton

Faccetta depressa (e che ha da essere depressa con i soldi che guardagna e pure Michael Fassbender, si chiedono la maggior parte di noi?), toilette da Signorina Rottermaier (dai capelli ad abituccio): una ragazza seria, insomma. Se poi non funziona: voilà il trucco! Mi giro ed è tutto un'altro mondo. Il voto: davanti e dietro, è 2 (1+1)

That's Hollywood. That's America: il paese che da i permessi lavorativi per l'arrivo a casa di un pet. Ma non per le maternità. Il paese delle mille opportunitò (soprattutto se nasci già bello fornito delle stesse). Il paese della difesa dei diritti umani, dell'integrazione, il paese dell'uguaglianza uomini-donne, il paese della libertà di parola e pensiero. Il paese che ci derideva, e ora si tiene il suo Trump. That's Hollywood. That's America

 

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