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TFF 35 Occhi di gatto, occhi di serpente, occhi che indagano e uccidono: nel segno di De Palma.
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E rieccoci qua! Da poco si è conclusa la Festa del cinema di Roma ma già un altro festival è alle porte, anzi va proprio a chiudere questo 2017, cinematografico e non. Mancano infatti ormai poche ore al Torino Film Festival, giunto alla sua 35° edizione che si svolgerà da domani, venerdì 24 novembre a sabato 2 dicembre. Anche quest'anno sotto l'egida del direttore Emanuela Martini, purtroppo al suo ultimo mandato. Personalmente spero possa essere ancora riconfermata, visto l'ottimo lavoro svolto in questi anni di un festival sempre in crescita a ogni nuova edizione, sia come apprezzamento che come numero di spettatori, nonostante i continui tagli di budget. Che anche stavolta subiscono una ulteriore diminuzione: 2.050.000 € contro i 2.300.000 € del 2016 e questo si ripercuote sul numero di film presenti rispetto all'anno scorso (circa un 15 % in meno) e purtroppo perdendo anche le 3 sale del cinema Lux. Restano le 3 del cinema Massimo e le 5 del Reposi, oltre a quella del cinema Classico a disposizione degli accreditati stampa. Staremo a vedere cosa riserverà il futuro al festival torinese, dato che in conferenza stampa il presidente del Museo del Cinema, Laura Milani, ha anticipato che dal prossimo anno il festival prenderà "nuove strade", pare "aperte a contaminazioni extra cinema": così è parso di capire, anche se ha seccamente troncato le domande in merito dicendo che se ne parlerà a tempo debito. Che dire? Speriamo queste nuove idee sappiano essere sempre interessanti per il cinema e per il pubblico in primis, e che non vadano a vanificare tutto quel che di buono è stato costruito negli anni della direzione Martini.

Da sinistra: il presidente del Museo del Cinema Laura Milani, il direttore del TFF 35 Emanuela Martini, il curatore della sezioni TFFDOC e ItalianaCorti, Davide Oberto.

Ma ora concentriamoci su questa edizione e andiamo quindi a sbirciare tra i titoli di tutte le varie sezioni, in questa mia veloce rassegna che come dico sempre non può né vuole essere esaustiva, ma giusto un piccolo ausilio nel mare magnum dell'offerta che propone. Uno "scostare la tenda" per mostrarvi una piccolissima parte di ciò che il TFF offre e che è certo molto più ricco e importante di quel che possa sembrare a prima vista. Credo sbagliereste a pensare possa essere un festival "minore", anzi. Anche quest'anno sono certo non mancheranno piacevoli sorprese, che spesso arrivano proprio da film totalmente ignoti, quelli da cui non ti aspetti troppo e poi sanno stupirti in positivo. Da sempre qui infatti si privilegia una visione a 360°, attenta anche si ovviamente anche ai grandi nomi, ma soprattutto rivolta agli esordienti o quasi tali, un festival quindi che non vuole (ne può) essere una vetrina per grandi nomi internazionali (pur non mancando anche qui importanti e famosi ospiti, ma senza glamour, qui si va più al sodo: il cinema) ma è più un festival di scoperta e ricerca per tutti i tipi di spettatori e i curiosi onnivori di cinema. Meno film non significa certo siano pochi, nè che manchi l'imbarazzo della scelta tra i 169 film presentati nei nove giorni di durata, suddivisi tra 134 lungometraggi, 10 mediometraggi e 25 cortometraggi. Di cui 40 lungometraggi opere prime e seconde, 36 anteprime mondiali, 21 anteprime internazionali, 4 anteprime europee, 59 anteprime italiane selezionati tra oltre 4000 film visionati (tra corti, medi e lungometraggi).

Film di apertura e chiusura: "Finding your feet" (Ricomincio da me) di Richard Loncraine (regista dello splendida rilettura del Riccardo III di Shakespeare con Ian McKellen) con Imelda Staunton e Timothy Spall e "The Florida project" (qui recensione di Alan Smithee) di Sean Baker (regista di Tangerine), con Willem Dafoe.

locandina

The Florida Project (2017): locandina

Cominciamo dalla sezione più importante, quella del concorso: Torino 35. Anche stavolta 15 opere di esordienti, o al massimo al secondo o terzo film come da regolamento, che spaziano molto per tematiche, stili e diverse nazionalità. Sarà tra questi titoli che la giuria presieduta da Pablo Larrain (che anni fa vinse qui a Torino nel 2008 col suo Tony Manero, qui recensione di MarioC) e formata da Petros Markaris, Gillies MacKinnon, Santiago Mitre e la nostra Isabella Ragonese decreterà il vincitore. Tutti i film son stati realizzati nel 2017, sono inediti in italia e provengono da Argentina, Belgio, Cina, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Hong Kong, Israele, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Venezuela. A rappresentare i nostri colori Blue Kids di Andrea Tagliaferri e Lorello e Brunello di Jacopo Quadri. Per gli approfondimenti vi rimando a questo articolo della redazione con la lista completa dei titoli e le schede di ogni film.

scena

Blue Kids (2017): scena

locandina

Lorello e Brunello (2017): locandina

La retrospettiva è dedicata a Brian De Palma: erano anni che Emanuela Martini voleva realizzare questo omaggio a uno dei grandi maestri contemporanei, forse in questi ultimi anni un po' ingiustamente "dimenticato" aggiungo, ma che ha saputo donarci quasi sempre grandissimi film in un percorso cinematografico molto interessante.

Scrive così il direttore del TFF: "Ha materializzato paure, incubi, ossessioni frammentate; ci ha trascinato dentro i labirinti dell'immaginario collettivo novecentesco; ha dato corpo ai fantasmi del nostro inconscio: Brian De Palma, uno dei maggiori autori emersi dal cinema americano anni '70, maestro di stile, erede di Hitchcock, (ma anche grande ammiratore di Godard e Ejzenstejn), sempre in bilico tra un'anima di artista indie e le regole del gioco che Hollywood detta. Newyorkese, amico e sodale di Martin Scorsese (con il quale condivide passioni da cinéphile come quella per il cinema di Michael Powell), De palma ha visto ingiusti insuccessi trasformarsi in cult movies (Il fantasma del palcoscenico), ha realizzato per primo un film da un romanzo di Stephen King (Carrie, lo sguardo di Satana), ha fatto emergere dalla trama dei film di genere la filigrana delle teorie sulla visione e sull'eccesso di immagini dal quale siamo sommersi. Ha diretto alcuni dei thriller più belli degli ultimi quarant'anni (Vestito per uccidere, Blow Out), ha dato vita a due giganteschi maudit del gangster movie (Tony Montana in Scarface, Carlito Brigante in Carlito's Way, epiche interpretazioni di Al Pacino), ha ricreato le atmosfere più insidiose del noir (Femme fatale, Black Dahlia, dal romanzo di James Ellroy), ha registrato le atrocità indotte dalle guerre (Vittime di guerra, Redacted) Sempre rielaborando una lingua che è tra le più raffinate e consapevoli del cinema hollywoodiano, sempre scavando nell'intricata rete degli sguardi, umani e artificiali, delle riproduzioni, dei riflessi, dei suoni, delle fantasie, dei sogni dentro ai quali ci perdiamo quotidianamente."

Sissy Spacek

Carrie. Lo sguardo di Satana (1976): Sissy Spacek

Qui si vedrà, credo per la prima volta, tutta la sua produzione completa: dai cortometraggi ai primi film come "Conosci il tuo coniglio", (qui recensione di maso)con un "magico" Orson Welles (che nella realtà fu un appassionato prestigiatore) passando per gli horror e i thriller degli anni '70/80 che ne accrebbero la fama come "Carrie, lo sguardo di Satana" (qui recensione di giansnow89 e qui quella di ethan) "Vestito per uccidere" ( qui recensione di Kurtisonic), "Blow Out" (qui recensione di Stuntman Miglio e qui recensione di maso ) "Omicidio a luci rosse", alle commedie come "Il falò delle vanità", fino ad arrivare ai grandissimi successi come "Gli intoccabili", "Carlito's Way", "Mission: Impossible", ai film militanti e antimilitaristi come "Vittime di guerra" e "Redacted", fino ai suoi più recenti come "Passion".

Brian De Palma

Doppia personalità (1992): Brian De Palma

De Palma, da sempre uomo parecchio schivo e timido, è attualmente al lavoro sulla post produzione del suo nuovo film "Domino", girato in parte anche da noi, in Sardegna, e difficilmente si farà vedere a Torino. Ma Emanuela Martini non perde del tutto le speranze di averlo tra noi, chissà... Chi ci sarà sicuramente invece è il grande Pino Donaggio, che alla sua carriera di musicista più classico dove collaborò con artisti come Tullio De Piscopo, Massimo Bubola e Enzo Jannacci e che vide il suo successo "Io che non vivo (senza te)" venire cantata nella sua versione inglese anche da Elvis Presley, ne ha percorso un'altra parallela come compositore per il cinema, firmando colonne sonore per autori come Nicolas Roeg, Joe Dante, Dario Argento, Pupi Avati, Lucio Fulci, Liliana Cavani, Maurizio Zaccaro e molti altri e che proprio con De Palma ha stretto una collaborazione privilegiata e duratura. A Pino Donaggio e al suo grande percorso musicale, anche cinematografico, verrà consegnato quest'anno il Gran Premio Torino.

Tom Cruise

Mission: Impossible (1996): Tom Cruise

Tra le varie sezioni citiamo Festa Mobile che comprende i due film di apertura e chiusura già citati sopra e molte cose viste e gradite in festival stranieri: Tesnota (applaudito a Cannes), dramma sulla crisi famigliare indotta da un ragazzo rapito, diretto da Kantemir Balagov, giovane russo allievo di Sokurov; Un beau soleil interieur, di Claire Denis, con due grandi interpretazioni di Juliette Binoche e Gérard Depardieu; Dark River, duro confronto tra fratello e sorella ritrovatisi dopo anni per decidere sulla fattoria di famiglia, diretto da Clio Barnard; Il quasi omonimo Wind River, terzo thriller di Taylor Sheridan (sue le sceneggiature di Sicario e Hell or High Water, mentre qui il suo esordio alla regia è stato premiato a Un Certain Regard a Cannes) sul mito della frontiera americana, interpretato da Jeremy Renner, con musiche di Nick Cave e Warren Ellis; What Happened to Monday, un fanta/action quasi distopico diretto da Tommy Wirkola, con Noomi Rapace (che interpreta le sette sorelle gemelle protagoniste) e Willem Dafoe;

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Closeness (2017): locandina

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Wind River (2017): locandina

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Cento anni (2017): locandina

Cento Anni di Davide Ferrario, da anni "torinese d'adozione" che a partire dalla disfatta di Caporetto firma e filma un saggio storico che parte da lontano per arrivare raccontare l'oggi: con Massimo Zamboni, musicista ex CCCP e Csi; il ritorno del regista Santiago Mitre (oggi nella giuria del concorso e che nel 2015 vinse due importanti premi con "Paulina") con il "thriller morale" La Cordillera, con Ricardo Darin; Darkest Hour di Joe Wright, sui momenti più difficili vissuti dal mondo e da Winston Churchill, con una magistrale interpretazione di Gary Oldman in odore di Oscar; l'omaggio al grande Carlo Mazzacurati col suo film d'esordio giusto trent'anni fa, il bellissimo Notte Italiana, prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, che verranno a presentarlo; The Reagan Show, di Pacho Velez e Sierra Pettengill che fimano un dissacrante (e purtroppo attuale) documentario con materiali d'archivio sul 40° presidente degli Stati Uniti; poi un trittico di film al femminile: due documentari dedicati da due donne per altre due donne: due icone della musica come Marianne Faithfull nell'omaggio di Sandrine Bonnaire e la "pantera nera" Grace Jones (che ebbe anche una interessante e parallela carriera di attrice) nel film di Sophie Fiennes (già regista di The pervert guide to ideology, visto al TFF30); la terza grande donna non è invece più una cantante ma una scrittrice, una ragazza altrettanto tosta e anticipatrice, che in una notte buia e tempestosa creò uno dei più bei romanzi d'ogni tempo e un'icona immortale: Frankenstein. Sto parlando di "Mary Shelley", diretto da Haifaa Al-Mansour e con Elle Fanning protagonista.

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Grace Jones: Bloodlight and Bami (2017): locandina

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La cordillera (2017): locandina

Alcuni dei titoli di questa sezione sono prodotti da TorinoFilmLab, che è anche dietro il film di Jonas Carpignano, A Ciambra (qui recensione di Chiappo e qui recensione di Kurtisonic), che quest'anno proverà a rappresentare l'Italia nella corsa agli Oscar, già così una "piccola" grande sodddisfazione:  incrociamo le dita. In rappresentanza dei film prodotti da TorinoFilmLab vi segnalo il curioso e credo divertente Pop Aye: se l'anno scorso fu la mucca la bestia simbolo del TFF con "l'ufo brasiliano" Animal Politico (recuperatelo se potete, qui la mia recensione) quest'anno, come dicevo anche nel titolo, sono senz'altro i gatti (tra poco ci arriviamo), ma anche l'elefante protagonista di questo dolceamaro road movie thailandese visto al Sundance Festival. Già, perchè complice anche la mostra in corso al Museo del Cinema alla Mole Antonelliana fino a gennaio 2018 "Bestiale! Animal Film Stars", è stata creata la mini rassegna "Non dire gatto..." dedicata al felino più amato di tutti, anche dal direttore Emanuela Martini, da sempre "gattofila". I gatti ci fanno compagnia fin dal bel manifesto del TFF, con gli splendidi occhi di Kim Novak e del suo magico gatto Cagliostro tratti dalla classica commedia "Una strega in paradiso", dove recitano anche James Stewart e Jack Lemmon. Il pugno di altri titoli di questa mini sezione felina sono l'horror "Black Cat" di Lucio Fulci, il thriller "L'ombra del gatto" di John Gilling, la commedia "Il gatto milionario" di Arthur Lubin, il corto "Chat ecoutant la musique" di Chris Marker e il classico d'animazione Disney, Alice in Wonderland col suo magico e sorridente Stregatto.

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Pop Aye (2017): locandina

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Il gatto nero (1981): locandina

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Alice nel Paese delle Meraviglie (1951): scena

Altra sezione "piccola" e scarna come numero di titoli (solo cinque) ma che sembra invece decisamente più grande e interessante nei contenuti è AmeriKana, creata dalla "guest director" Asia Argento. Vi lascio alla sua introduzione: "Ci sono scenari in America dove senti che regna la follia..., soprattutto nel sud degli Stati Uniti, sotto quella "Bible Belt" quella "cintura della Bibbia", che è poi l'America vera. Quella che finalmente un giorno si è sentita rappresentata, da Donald Trump, e lo ha votato. L'America che conosco io, quella che frequento di solito, di New York, di Los Angeles, delle grandi città, non è la vera America. L'altra l'ho scoperta girando Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, un'America che noi umani non possiamo nemmeno immaginarci. Un luogo veramente allucinante, fatto di parcheggi enormi, di franchising,di motel, di edifici tutti uguali, di desolazione. Il Texas tristissimo del film di Wenders, il Tennessee di Payday, il tragico disincanto descritto da Herzog in Stroszek, e la rabbia disillusa di Out of the Blue. L'America dei rednecks, dei delusi, dei lobotomizzati, dei poveri senza speranza. L'AmeriKa." I film da lei scelti sono appunto Payday di Daryl Duke, Stroszek di Werner Herzog, Out of the Blue di Dennis Hopper, Paris, Texas di Wim Wenders, più il suo secondo film da regista, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa.

 Un'altra delle sezioni più apprezzate dal pubblico del festival è After Hours, dedicata da sempre al cinema più "di genere". Qui tra le tante proposte trovano casa horror come il gotico rurale di The Lodgers di Brian O'Malley o gli incubi fantasmatici di The Crescent di Seth A. Smith; Les Affamés di Robin Aubert e The Cured di David Freyne, che in maniera diversa declinano la stessa tematica che ora va tanto per la maggiore: gli zombi;

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The Lodgers - Non infrangere le regole (2017): locandina

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The Crescent (2017): scena

Ellen Page, Sam Keeley

The Cured (2017): Ellen Page, Sam Keeley

Sequence Break di Graham Skipper, è una nera tecnostoria d'amore che rievoca i vecchi videogiochi e il Cronenberg di Existenz e Videodrome.  e con il thriller Firstborn torna Aik Karapetian, che al TFF 32 convinse col cupo The man with the Orange Jacket;

E ancora: il coloratissimo Favola di Sebastiano Mauri da uno spettacolo del 2011 col bravo Filippo Timi, interprete in abiti...femminili;

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Sequence Break (2017): locandina

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Firstborn (2017): locandina

Filippo Timi

Favola (2017): Filippo Timi

Torna poi uno degli appuntamenti ormai immancabili e più amati, che registra sempre il tutto esaurito, la Notte Horror: sabato 25 da mezzanotte all'alba, 3 film al costo di un solo biglietto, esperienza certamente da provare. Si inizia col promettente (almeno sulla carta) Kuso, diretto dal musicista rapper californiano Flying Lotus, post apocalittico tra insettoni giganti e forti emozioni inadatte a stomaci deboli, che secondo la sinossi è "Un body horror ossessionato dalla pop art che cita maestri come Cronenberg, Tsukamoto, Korine, Svankmajer, i Quay Brothers". Si continua con Game of Death, incubo cinico e splatter che "incrocia Jumanji in stile Battle Royal e Assassini Nati" (cit.) per poi chiudere col già citato e zombesco The Cured, con Ellen Page, horror/thriller meno concitato del film che lo precede, e dai toni più politici e sociali. Vedremo e vi diremo.

Dulcis in fundo il graditissimo ritorno di Sion Sono, amatissimo qui a Torino (anni fa il TFF gli dedicò la personale completa), con Tokyo Vampire Hotel, miniserie per la TV prodotta da Amazon, che promette faville, azione e tanto sangue già a partire dal titolo.

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Kuso (2017): locandina

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Game of Death (2017): locandina

Chiudo questa rapida e incompleta mini rassegna della sezione con uno dei film da me più attesi: il ritorno di Roberta Torre (che cura anche la regia della cerimonia d'inaugurazione del festival) con Riccardo va all'inferno (qui trovate un approfondimento della redazione sul film), col grande Massimo Ranieri e Sonia Bergamasco, a breve nelle sale e qui presentato in anteprima. Se con Tano da morire riuscì (benissimo secondo me) a dissacrare la mafia con un musical coloratissimo e irresistibile con le azzeccatissime musiche di Nino D'Angelo, spero anche stavolta la Torre abbia fatto di nuovo centro in questa rilettura musicale, dark e psichedelica del Riccardo III di Shakespeare, con le musiche e canzoni originali del grande Mauro Pagani. Le immagini mi fanno ben sperare: incrocio le dita fiducioso.

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Riccardo va all'inferno (2017): locandina

Completano la ricca offerta del TFF 35 le sezioni TFFDoc dedicata a documentari italiani e internazionali, ItalianaCorti, e Onde, anch'esse con opere spesso molto interessanti. A puro titolo esemplificativo e solo per questioni di spazio cito i film Appennino di Emiliano Dante, che partendo dalla lenta ricostruzione de L'Aquila, sua città natale, e arrivando fino ai più recenti terremoti di Amatrice e Arquata del Tronto ci racconta un diario personale ma anche ironico dove il vivere in un'area sismica pone la riflessione sul senso del suo lavoro di regista; il corto d'animazione Robhot, del giovane e talentuoso video artista e disegnatore Donato Sansone; Colo, della brava regista portoghese Teresa Villaverde, crisi sociale e famigliare in quel di Lisbona passato pochi mesi fa alla Berlinale e Eugène Green, originalissimo e colto regista francese ormai di casa al TFF di cui l'anno scorso apprezzai moltissimo Le fils de Joseph (qui recensione di LorCio e qui recensione di Alan Smithee), con la sua ultima fatica: En attendant les barbares, fantasiosa fiaba che mescola antiche leggende occitane, l'arte e la vita con le nostre più ancestrali paure.

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Appennino (2017): scena

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Robhot (2017): scena

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Colo (2017): locandina

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En attendant les barbares (2017): scena

Vi rimando al sito ufficiale del TFF per scoprire da voi tutte le molte altre cose interessanti che per forza di cose ho dovuto omettere per questioni di spazio in questa mia breve ricognizione. Dal canto mio se non ci siete mai stati non posso che rinnovare a chiunque ne abbia la possibilità l'invito a partecipare anche solo per pochi giorni, per rendervi conto da voi dell'euforica atmosfera che si vive, come già molti degli amici di FilmTV ormai habituè han constatato di persona. Un caro saluto a chi potrà venire ma anche a chi non lo farà: mi auguro di ritrovarvi in molti sia in questa che in volte future, per l'ennesima "grande abbuffata" di ottimo cinema.

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