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Venezia 74: diario di bordo giorno 10
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Siamo arrivati alla fine, al decimo giorno. Mi guardo intorno e mi chiedo come farò a far rientrare nella valigia tutte le cose che ho sparse nella mia camera. Ci penserò domani!

Thomas Gioria, Denis Menochet

Custody (2017): Thomas Gioria, Denis Menochet

Primo film della giornata alle 9.00, in Sala Darsena. "Custody" in concorso di Xavier Legrand. Non so cosa aspettarmi da questo film, non conosco bene il regista, qui alla sua prima opera. Posso dire che sono stati tra i 90 minuti meglio spesi di questo festival. La storia per una custodia di un minore tra una coppia che sta divorziando non è una novità da raccontare, l'originalità sta nel modo come Lagrand lo fa. Il regista ci imbroglia, ci raggira,  ci imbambola con i discorsi degli avvocati e dei giudici. Lo spettatore sospende il giudizio sui protagonisti in attesa di elementi  nuovi che ci possano rivelare le vere personalità dei due coniugi e dei loro figli. In verità se soltanto ci si sofferma sul fisico dei personaggi e sulla loro espressività avremmo chiaro da subito chi mente e chi no, chi ha bisogno di essere protetto e chi di essere allontanato. Troppo abituati a dare importanza ai dialoghi, non siamo più abituati a captare quei segnali sensoriali che spesso potrebbero anticipare le vere tragedie. Questo è un film da osservare più che da guardare. Osservare gli sguardi, i corpi che si nascondono in cerca di protezione, un film che vuole un'attenzione alla quale non siamo più abituati. Uno dei miei film preferiti del festival.

locandina

Custody (2017): locandina

 

Alla fine del film oltre al magone dovuto più alla rabbia e alla paura che alla commozione, ho un tremore nelle gambe. Mi batte forte il cuore, e benedico i miei amici con i quali posso scambiare qualche bischerata per allentare la tensione, anche se vedo che pure per loro non è stata una passeggiata di salute.

locandina

Hannah (2017): locandina

Un caffè ci vuole, poi si passa però subito al secondo film in concorso: "Hannah" di Andrea Pallaoro.

Sarà dura affrontare un film dopo "Custody", soprattutto se il film in questione è completamente l'opposto di quello appena visto. Hannah è una anziana signora rimasta sola dopo che il marito è stato incarcerato per una accusa infamante. Chi vede il film non ne conosce il motivo, lo viene ad intuire solo dopo un po'. Una storia di moderna alienazione da parte di una donna che messa al cospetto delle sue colpe non riesce a trovare una via di uscita. La vita omertosa accanto ad un pedofilo (perché di questo è accusato il marito), e la sua incapacità a riconoscerne le gravi colpe, la inducono ad un isolamento sempre più profondo fino ad immedesimarsi con una balena arenata in una spiaggia vicina.

Film dalla tematica interessante, ancora una volta al centro dell'attenzione la famiglia malata, focina di problematiche difficili e gravissime. Purtroppo il modo che questo regista ha di raccontare non è di mio gusto. Trovo la lentezza narrativa esasperante e in molti casi ingiustificata. Ilcorpo di Hannah (che è poi quello di Charlotte Rampling, che non deve dimostrare davvero più niente ai suoi spettatori) è continuamente sotto l'occhio del regista che ce lo mostra nudo e privo di difese che cammina inesorabilmente verso la parte più profonda della metropolitana,  tunnel oscuro della sua coscienza sporca.

Charlotte Rampling

Hannah (2017): Charlotte Rampling

 

Dopo questo film non faccio più programmi per la giornata, nel senso che me la voglio godere. Oggi stare in Mostra è davvero molto rilassante, non c'è tanta gente, e l'aria è quella della festa che sta per finire. Intanto ci mangiamo la mozzarella in carrozza, poi una capatina al Grand Hotel Excelsior,  poi in sala stampa. Per la prima volta il caso vuole che io, Spaggy, Supadany ed Eightandhalf ci si trovi tutti e 4 al solito tavolo (Alan Smithee io lo do sempre per disperso), e penso che questa sarà l'ultima volta per quest'anno. Mi sta già venendo il magone in previsione della partenza di domani. Oggi Venezia è di nuovo con il sole, niente a che vedere con la giornata di ieri.

Sai che faccio? Mi regalo un altro Venezia Classici con mio marito "Dainah la metisse" di Jean Gremillon,  poi basta! Per me il festival finisce così, con una bella cena e tante risate. Al ritorno  a  casa le discussioni sono ancora riguardo a chi vincerà il Leone d'Oro. Mi mancheranno questi ragazzi.

Cosa mi piace di più:

Eightandhalf: "Hannah"

Maghella: "Custody"

Supadany: "Manhuht"

Alan Smithee: "Volubilis"

Spaggy: "Custody"

 

Cosa mi è piaciuto di meno

Eightandhalf: "Disapperance"

Maghella: "Hannah"

Supadany: "Krieg"

Alan Smithee: "Krieg"

Spaggy: "Hannah"

 

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