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RomaFictionFest – parte 4
di Andrea Fornasiero
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Andrea Fornasiero

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Oltre all’incontro con le star delle serie Shondaland-ABC Charlie Weber e Bellamy Young (che abbiamo intervistato qui), il pezzo forte della giornata di chiusura del Festival è stata la presentazione della nuova serie di Tv Movie dell’inglese ITV dedicata a Maigret, preceduta da un incontro tra il giallista (e prossimamente regista) Donato Carrisi e John Simenon, figlio dello scrittore e curatore dell’opera paterna oltre che tra i producer della serie. La cerimonia finale, accompagnata dall’anteprima di Immaturi – La serie, ha visto premiate tre serie: Midnight Sun (miglior nuova serie, miglior regia, miglior sceneggiatura), National Treasure (premio speciale della Giuria e miglior attore a Robbie Coltrane) e Di padre in figlia (miglior attrice a Cristiana Capotondi). Negli altri premi si segnala il trionfo di Rocco Schiavone, che ha lasciato del tutto a bocca asciutta The Young Pope vincendo: il premio Scardamaglia per la miglior sceneggiatura di una fiction italiana edita e gli excellence award al protagonista Marco Giallini e al producer Rosario Rinaldo.

Incontro con John Simenon e Donato Carrisi

L’eredità di Simenon e la natura del suo più celebre detective sono stati al centro di un faccia a faccia di cui riportiamo le dichiarazioni più significative
Donato Carrisi: Simenon, che non è un autore di genere ma l’autore di un genere: il genere Maigret.
John Simenon: Quando intorno alla fine degli anni 20 mio padre ha ritenuto di padroneggiare abbastanza il mestiere di scrittore da poter pubblicare romanzi firmati con il suo nome, ha comunque sentito di aver bisogno di una sorta di rete di salvataggio: il detective. Il personaggio di un poliziotto investigatore ha infatti il diritto di fare quasi tutto e raramente lo si mette in discussione. Ci sono voluti alcuni anni, tanto che esistono alcuni primi romanzi con personaggi che si chiamano Maigret ma non sono ancora il personaggio che conosciamo con quel nome, mentre altri personaggi hanno le caratteristiche che poi assumerà lui. Dopo alcuni anni di questa elaborazione è scattato finalmente qualcosa e che ha dato luce a Maigret, credo sia a questo che si riferisse mio padre quando parlava di un’invenzione di getto.
John Simenon: Maigret è un personaggio molto umano, per questo tanti grandi attori hanno voluto interpretarlo. Se si leggono attentamente i suoi romanzi ci si accorge che non è affatto semplice come può apparire a uno sguardo superficiale. Credo sia il primo – o per lo meno uno dei primi, non sono un esperto – a essere un investigatore imperfetto, inoltre la sua relazione con Madame Maigret ha molte sfaccettature che non sono subito evidenti.


Donato Carrisi: Quando Peter Falk si è preparato a interpretare Colombo ha letto Maigret e da sua moglie ha preso ispirazione per la moglie di Colombo, che non appare mai ma è spesso nominata. Simenon ha insomma gettato le basi di una costruzione che è stata copiata nel tempo, è una vera e propria matrice da cui nessuno può prescindere.
Donato Carrisi: Il rapporto dell’autore con le proprie icone è difficile, per esempio Conan Doyle uccise Sherlock Holmes, per poi doverlo resuscitare e alla fine il personaggio ha acquisito una vita propria rispetto a Doyle, tanto che il suo cappello da cacciatore e la lunga pipa non sono invenzioni sue. Nel caso di Maigret invece mi sembra sia stata una simbiosi meno conflittale.
John Simenon: Uno dei romanzi della serie, intitolato Les mémoires de Maigret, vede Maigret sostituirsi a mio padre e criticarlo perché semplificava troppo il lavoro e la vita di un detective di polizia, inoltre si diceva scontento degli attori che Simenon aveva approvato per incarnarlo. Mio padre ha sempre voluto essere qualcuno di simile a Maigret, cioè “un rammendatore di destini”, e il personaggio lo avvicinava a realizzare quel desiderio, perché chiudeva la sorte di criminali e alcune vittime. Il loro rapporto era molto diverso da quello tra Conan Doyle e Holmes.
John Simenon: Mio padre viveva con una certa ambivalenza gli adattamenti: nei primi due, La notte dell’incrocio di Jean Renoir e Le chien jeune di Jean Tarride, fu coinvolto e accreditato (per altro Renoir era anche un suo amico). Già nel terzo film, Il delitto della villa di Duvivier, dovette però rassegnarsi alle diverse idee del produttore, che finì per cacciarlo. A quel punto capì che non poteva controllare queste cose e prese atto che Maigret sarebbe stato davvero suo solo nei suoi libri. Ha detto per tutta la sua vita di amare gli adattamenti che venivano fatti, ma in realtà non li guardava perché per lui erano troppo dolorosi. Non ha mai temuto di essere espropriato da una trasposizione, perché era troppo forte, la sua voce quasi indistruttibile come un sottomarino inaffondabile. Io invece nutro questa preoccupazione perché non ci sono nuovi romanzi e quindi la voce di mio padre oggi va tutelata, anche se tende a emergere comunque in ogni adattamento.


John Simenon: Rowan Atkinson ha considerato a lungo l’offerta prima di accettare, sono passati circa 4-5 mesi prima che sentisse di poter incarnare Maigret. Per me l’idea di affidarlo a lui è stata da subito fantastica e quando l’ho incontrato ho sentito che potevo fidarmi perché appunto stava meditando su quel ruolo. Mi è sembrato che la sua ricerca del personaggio fosse analoga alle indagini di Maigret sui vari assassini, in un certo senso era dunque già nei panni di Maigret.
John Simenon: I primi libri che ho letto di mio padre non erano quelli con Maigret e quando l'ho conosciuto è stato "dal vivo", perché mi hanno presentato l’attore Rupert Davies. Al tempo almeno 4 o 5 attori avevano incontrato mio padre per cercare di capire il personaggio. Davids era tipicamente inglese e chiese cosa facesse Maigret appena tornava a casa, lui gli rispose che dando una pacca sul culo alla cameriera e poi gli disse che ora doveva farlo lui. Davies arrossì e gli fece un’altra domanda.

Maigret Sets a Trap

Questa nuova trasposizione del personaggio di Georges Simenon è pensata nella tradizionale forma di una serie di Tv Movie, tutti sceneggiati da Stewart Harcourt. Per ora ITV ne ha commissionati quattro, il primo è andato in onda a marzo, il prossimo andrà a Natale e gli ultimi due nel 2017. La scelta di Rowan Atkinson, il mitico Mr. Bean, come protagonista risulterà spiazzante per gli spettatori abituati alla fisicità di Gino Cervi o Jean Gabin, sostituita da una corporeità trattenuta, una figura segaligna e dagli occhi grandi il cui sguardo sembra voler cogliere ogni dettaglio. Un uomo minuto, concentrato, riflessivo caratterizzato prima di tutto dall’acuta intelligenza, che gli permette di vedere attraverso le menzogne dei sospettati. Il soggetto scelto per questa ripartenza è quello del romanzo La trappola di Maigret (Maigret tend un piège) già adattato per il cinema nel primo film con Jean Gabin dedicato al personaggio e nelle versioni televisive interpretate da Rupert Davies, Michael Gambon, Bruno Cremer e Sergio Castellitto. Maigret è qui immediatamente sotto pressione da parte dei media e dei suoi superiori, perché a Montmartre sono già state uccise cinque donne, come se il quartiere fosse diventato una novella Whitechapel. Il clima è dunque opprimente sia per l’efferatezza dei delitti sia per la tensione a Quai des Ofevres e mette in luce l’importanza della moglie nella vita del detective così come la sua indole, determinata e inflessibile ma mai nervosa. Di grande scuola inglese le interpretazioni, da quella di Atkinson, a David Dawson e Fiona Shaw; la regia di Ashley Pearce è poi sicuramente oleografica e molto classica, ma in fondo adatta a una materia che cresce a fuoco lento.

Qui tutti gli articoli dedicati al RomaFictionFest all’interno della rubrica CoseSerie.

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