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Torino Film Festival 34 – Giorno 4
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Se andare al cinema di prima mattina è di suo inusuale - per i non appassionati è praticamente  inconcepibile – associare questa abitudine da festival al lunedì, con sullo sfondo una città animata da chi come tutti i giorni corre a lavoro, ne amplifica l’effetto. Comunque, anche il cinefilo deve mettersi di buona lena per non bucare le primissime proiezioni, con la settimana che comincia con due nuove proposte provenienti dal concorso principale. Si tratta del tedesco We are the tide, che promette di elargire ampie dosi di mistero, e del serbo Vetar che s’inserisce, a suo modo, nel filone del coming of age. Tra le altre proposte in prima visione festivaliera, spiccano Ma’ Rosa di Brillante Mendoza, già in concorso a Cannes, dove ha vinto un premio importante, Free state of Jones con l’iperattivo Matthew McConaughey, A lullaby to the sorrowful mystery di Lav Diaz, premiato a Berlino con i suoi 480 minuti di durata, e il rumeno Caini che a Cannes ha metaforicamente incendiato la platea articolandosi tra noir e western.

 

locandina

Free State of Jones (2016): locandina

Intanto, da poche ore si è chiuso il week end che ha sicuramente fatto registrare grandi numeri in tutte le sale a disposizione della manifestazione (che, lo ricordiamo, da anni migliora i suoi record di spettatori paganti). Un po’ a tutti è toccato rinunciare a qualche titolo messo in programma per mancanza di biglietti (nel mio caso, The happiest day in the life of Olli Maki), addirittura, per la prima volta da due anni a questa parte, la sala stampa è stata presa d’assalto; è toccato alla proiezione del primo pomeriggio di Christine, titolo presente nel concorso principale che ha diviso i presenti, tra gli applausi, comunque non a scena aperta, a fine visione e altri commenti tutt’altro che positivi. Invece, come già sottolineato dalla recensione di Alan Smithee, anche il secondo passaggio di A quiet passion di Terence Davies, costruito sulla vita di Emily Dickinson, ha conquistato la stragrande maggioranza del pubblico, tra commozione, impegno e uno spirito anticonformista che, scontrandosi con il rigore del suo tempo, ha dato origine a istintivi uragani lessicali.

 

locandina

We Are the Tide (2016): locandina

 

TFF 34 – Selezione di opere programmate lunedì 21 novembre

 

Wir sind ddie flut/We are the tide (Torino 34, Ger – 2016)

Due giovani scienziati si recano in un paese costiero per trovare delle risposte a un autentico mistero. Quindici anni prima, la marea si è ritirata senza spiegazioni plausibili e nello stesso giorno tutti i bambini del villaggio sono scomparsi nel nulla. Da allora, nessuno è più riuscito a capire cosa sia successo loro. Wir sind ddie flut è un’opera carica di fascino misterioso che si addentra nel metafisico, presentato dalla Direzione del festival come un’opera prima capace di osare, nella narrazione e nello stile, sfruttando l’inquietante bellezza della costa baltica. Recensioni: supadany, alan smithee

 

Vetar/Wind (Torino 34, Ser – 2016)

Dopo essere transitato per Torino nel 2014 nella sezione Onde con Okean, Tamara Drakulic approda al concorso ufficiale raccontando la storia di una ragazza che in vacanza con il padre su una spiaggia del Montenegro combatte la noia tipica della sua età, con l’attrazione verso un surfista, con relativa gelosia per la fidanzata. Vetar è il primo film di finzione per Tamara Drakulic e propone a suo modo una rilettura del coming of age, tra sguardi e parole. Recensioni: Alan smithee

 

Ma’ Rosa (Festa Mobile, Fil – 2016)

Manila, un piccolo negozio è la copertura utilizzata da Ma’ Rosa e suo marito per vendere un po’ di droga e quindi sopravvivere. In seguito a un’operazione di polizia, vengono entrambi arrestati; Rosa e i suoi quattro figlia sono pronti a tutto pur di riottenere la libertà della famiglia. Già passato per Torino nel 2009 con l’apprezzato Kinatay, Brillante Mendoza racconta una storia di (ordinaria) disperazione persa tra caos e povertà, dove la famiglia vuol dire unità, contro tutto e tutti. Presentato nella selezione principale a Cannes 2016, Ma’ Rosa ha conquistato un premio importante, assegnato all’eccezionale Jaclyn Jose per la migliore interpretazione femminile. Recensioni: Alan Smithee, Champagne1

 

Free State of Jones (Sezione Festa Mobile, Usa – 2016)

Newton Knight (Matthew McConaughey) è un contadino del Mississippi che durante la Guerra Civile disertò, ribellandosi così all'esercito della Confederazione e diventando leader di una rivolta che portò alla creazione di uno Stato Autonomo, in lotta contro segregazione e razzismo. Prodotto, sceneggiato e diretto da Gary Ross – portano la sua firma il delizioso Pleasantville e il primo capitolo degli Hunger GamesFree state of Jones unisce intensità e riflessione, raccontando una pagina poco conosciuta della storia americana, affidando il ruolo da protagonista a Matthew McConaughey (Interstellar, Killer Joe) e una parte importante alla lanciata Gugu Mbatha Raw. Accolto tiepidamente dalla critica americana, in uscita nelle sale italiane dal primo dicembre. Recensioni: Alan Smithee, supadany

 

A lullaby to the sorrowful mystery (Festa Mobile, Fil – 2016)

Dopo aver sbancato Venezia con il Leone d’oro conquistato con The woman who left, Lav Diaz approda a Torino con l’opera che a Berlino ha conseguito l’Orso d’argento. La vicenda raccontata riguarda Andrés Bonifacio y de Castro - figura di spicco della rivoluzione filippina contro il colonialismo spagnolo (1896-1897) - e sua moglie che, pur malata, sola e a un passo dalla pazzia, lo cerca nella giungla mentre le rivolte sono represse nel sangue. Lav Diaz propone un affresco in bianco e nero che conduce lo spettatore nella nebbia e nel fango, con un dolore tangibile e personaggi scolpiti nella memoria. Opera fiume, come nella migliore tradizione del suo autore, dura ben otto ore. Recensioni: alan smithee

 

Caini/Dogs (Torino Film Lab, Romania/Francia/Bulgaria/Qatar - 2016)

Dopo la morte del nonno, Roman (Dragos Bucur) parte da Bucarest per dirigersi al confine con l’Ucraina, al fine di vendere la casa appena ereditata. Appena arrivato, scopre alcuni particolari sul conto di suo nonno e che quel terreno è oggetto di forte interesse per alcuni criminali impegnati nel contrabbando. La situazione è destinata a degenerare nella violenza. Il cinema rumeno continua a offrire nuovi autori da tenere sotto osservazione e sorprese; con Caini di Bogdan Mirica arriva un’opera prima che sfocia nel noir e nel western, tra una tensione crescente e un’atmosfera di disperazione, fino ad un epilogo che lascia il segno. Caini arriva a Torino dopo aver fatto incetta di premi in mezzo mondo: premio Fipresci nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2016, al miglior attore e menzione speciale della giuria al Sarajevo Film Festival e per il miglior film al Transilvania Film Festival. Recensioni: Alan smithee champagne1

 

Daap hyut cam mui/Port of call (Festa Mobile, Hgk – 2015)

Il detective Chong (Aaron Kwok) e il collega Smoky (Patrick Tam) indagano sul ritrovamento di un cadavere decapitato, appartenente a una ragazza che un anno prima aveva cominciato a prostituirsi. Mentre cercano di far luce sull’accaduto, Chong si chiede quali siano i motivi che abbiano spinto la ragazza a intraprendere questa vita pericolosa. Tra passato e presente, Port of call propone un’indagine che scava nella mente umana, utilizzando toni tenebrosi e devastanti, avvalorati dalla fotografia pregiata di Christopher Doyle (In the mood for love, Hero) e da una grande interpretazione di Aaron Kwok. Già plurinominato e premiato agli Asian Film Awards 2016. Recensioni:

 

Le parc/The park (Onde, Fra – 2016)

È una sera d’estate, due adolescenti vivono il loro primo appuntamento in un parco. Dopo le prime esitazioni, si scoprono, ma il tempo stringe, la sera incombe su di loro. Le parc si muove tra gli impacci delle prime esperienze e il desiderio più intimo, tra il giorno e la notte, in un rapporto iniziatico che conta parole e silenzi. Presentato dalla direzione del Festival come un incontro tra Blow-up e Straub passando per Rohmer, è il secondo film di Damien Manivel, regista già messo sotto i riflettori dai Cahiers du cinema. Recensioni:

 

Live Cargo (Festa Mobile, Usa – 2016)

Dopo aver subito la perdita del loro neonato, Nadine (Dree Hemingway) e Lewis (Keith Stanfield) si trasferiscono alle Bahamas per provare a ricominciare. Finiscono però nel bel mezzo di una faida che coinvolge un trafficante di essere umani e un patriarca che lotta per mantenere l’ordine. Live cargo è l’opera prima di Logan Sandler, fotografata in un bianco e nero che conferisce un tono misterioso alla storia che il film racconta. La protagonista Dree Hemingway è transitata dal Festival di Torino con Starlet nel 2012. Recensioni: supadany, alan smithee

 

Yoga hosers (After Hours, Usa – 2016)

Colleen Colette (Lily Rose-Depp) e Colleen McKenzie (Harley Quinn Smith) sono due amiche molto legate tra loro. Sono appassionate di yoga e di smartphone, ma anche colleghe dopo l’orario scolastico, lavorando come commesse in un negozio di alimentari. Proprio qui, si trovano al cospetto di un’entità maligna, da lungo tempo sepolta, che si manifesta in modalità alquanto insolite. Dopo Tusk, ecco il secondo capitolo della trilogia tra horror e commedia denominata True North, partorita da Kevin Smith. Le protagoniste sono due figlie d’arte: Harley Quinn Smith è la figlia del regista, mentre Lily-Rose Depp è la figlia di Johnny Depp già vista a Venezia in Planetarium. Quest’ultimo, torna a ricoprire il ruolo strampalato di Guy LaPointe. Yoga hosers approda a Torino dopo essere stato massacrato dalla critica nord americana. Recensioni: Alan smitheesupadany

 

The alchemist cookbook (After Hours, Usa – 2016)

Sean (Ty Hickson) è un giovane alchimista emarginato, che vive con il suo gatto Kaspar in una roulotte dispersa nei boschi del Michigan. Disprezza l’autorità ed è fuggito da una società che non sente sua, trascorrendo le sue giornate tra esperimenti e cibandosi di junk food. Quando ricorre alla magia nera, si ritrova di fronte a qualcosa di maligno e pericoloso. Il regista Joel Potrykus, già apprezzato per Buzzard transitato a Locarno nel 2014, realizza un horror di natura indie senza bisogno di grandi mezzi, mescolando tra loro generi e riferimenti. Grazie a uno spirito bizzarro che lo smarca da facili catalogazioni, è in grado di ammaliare il pubblico ma anche la critica che, dopo la presentazione negli Stati Uniti il 7 ottobre, lo ha accolto piuttosto bene (su Metacritic, ha una valutazione critica di 73/100). Recensioni:

 

Sopra, una visuale del cinema Classico.

 

A carattere riepilogativo, di seguito trovate i link per poter accedere direttamente alle pagine che riassumono tutti i post e le recensioni presenti sul Festival di Torino 2016.

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