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HIGH MAINTENANCE – The Dude Abides
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Piacerebbe a The Dude Lebowski il protagonista di High Maintenance, per la sua attitudine rilassata e soprattutto per il servizio che offre: chiamato al cellulare arriva in bicicletta e dallo zaino estrae una valigetta con ogni ben di dio oppiaceo e lisergico. Quasi fosse una sorta di coffee shop di Amsterdam che consegna a casa, nel mezzo di New York. La polizia, dice, non l’ha nemmeno mai fermato e una blogger che cerca di intervistarlo sostiene che sia semplicemente perché è bianco.
High Maintenance (in questi giorni su Sky Generations e poi si suppone parte della library di Sky Atlantic) significa letteralmente ad alto mantenimento e può indicare un partner che richiede regali costosi così come un affitto o un auto con molte spese, ma qui il senso è diverso e diventa mantenersi “high” ossia sballati, che per molti personaggi è quasi una necessità per sopportare la propria vita. Lo spacciatore ciclista soddisfa questo bisogno che è il reale fulcro della serie, dove la sua presenza è invece solo una sorta di fil rouge, che incrocia i veri personaggi cui è dedicato l’episodio, a volte incontrandoli a volte solo sfiorando qualcuno che li conosce. High Maintenance è infatti una serie antologica dove ogni puntata contiene spesso due vicende, tenuamente connesse dal punto di vista narrativo.

Dal web a HBO

High Maintenance è alla sua prima stagione su HBO, di soli sei episodi da mezz’ora e già confermata per una seconda annata, ma non è una novità. Nasce infatti come webserie già nel 2012 ed è stata disponibile su Vimeo per ben sei stagioni per un totale di 19 episodi, dalla durata variabile ma crescente, tanto che il primo era poco più lungo di cinque minuti e l’ultimo quasi venti. Gli autori sono Katja Blichfeld e Ben Sinclair, il quale interpreta il ciclista spacciatore, e già dalla seconda stagione sul web i due sono i soli registi e sceneggiatori del progetto, che si caratterizza anche per la chiusura: schermo a nero, quindi un’ultima inquadratura, in ralenti e a volte quasi un tableaux vivant, su cui in sovrimpressione appaiono i credits.

La coppia ha mantenuto anche su HBO pressoché totale libertà creativa, tanto che non mancano iperboliche copule omosessuali, abitazioni di nudisti, dialoghi tra scambisti e altro materiale molto più vietato in Tv del parlare di marijuana e funghi allucinogeni. Anche la struttura con un doppio racconto era già presente in alcuni episodi della webserie. Quello che il budget di HBO permette è di includere attori che hanno spesso collaborato alle produzioni del canale come Lee Tergesen e Amy Ryan, facendoli convivere per esempio con un volto del passato della serie, Greta Lee nei panni della “homeless per scelta” Heidi. Proprio lei, che salta da un letto all’altro con tale costanza da non averne uno proprio, è al centro di un episodio sul passaggio alla Tv: vogliono infatti trarre una sit-com dalla sua vita e tra i personaggi comprimari appare un alter ego dello stesso spacciatore. Si tratta di un episodio forse un po’ troppo manifestamente metatestuale, ma di certo chiarisce che per i suoi autori High Maintenance può esistere solo in uno spazio molto molto lontano dai tradizionali formati televisivi.

Il popolo della Grande Mela

La New York di High Maintenance è popolata da un’umanità estremamente varia, perché lo sballo più o meno leggero attraversa gli strati cittadini come poche altre cose. Avere due storie per puntata permette così di giustapporre vicende che mostrano la forbice sociale in tutta la sua apertura. Per esempio il secondo episodio vede una studentessa musulmana che deve fumare di nascosto - e non può nemmeno avvalersi dei servizi del ciclista perché nessuno la raccomanda - mentre alla porta a fianco si trova una coppia di benestanti scambisti, che organizza party a base di sesso e droga e ha come principale problema le malattie veneree.
Nella prima puntata il ciclista si imbatte in una situazione alla Tarantino, con un cliente sballato che non vuole lasciarlo andare via e gli mostra la sua katana, una personalità alpha e del tutto dominante. Gli viene contrapposto un gay sottomesso psicologicamente alla propria “fag hag”, ossia l’amica etero, da cui è esasperato a tal punto da frequentare, come in Fight Club, un gruppo di supporto per un malessere che non ha.

Alla difficoltà dei rapporti tra padri e figli in una moderna metropoli è dedicata la quarta puntata, dove un povero e tradizionale genitore cinese fatica a capire il figlio del tutto inurbato, mentre un abbiente nonno in pensione si dedica a rave mattutini suscitando la disapprovazione della figlia. C’è poi chi vuole disperatamente apparire, come la blogger che si fa continuamente selfie, e chi non lo vuole affatto, come la “homeless” Heidi. E non manca neppure un episodio più toccante, dove un gay è schiacciato dal lutto materno e vive chiuso in casa quasi come un hikikomori, mentre il ciclista finisce chiuso fuori di casa e si fa ospitare dalla compagna della sua ex, che però non lo vuole affatto fra i piedi. Si tratta per altro della sola occasione in cui si rivela qualcosa in più sull’uomo in bicicletta.

L’episodio più irresistibile è però quella dedicato a un cane che si innamora della sua dogsitter, forse perché lei l'ha drogato. La puntata è interamente dal suo punto di vista, a volte in soggettiva a volte no, ma sempre con inquadrature all’altezza dell’animale, tanto che gli uomini non sono quasi mai visibili in volto. Eppure tra un padrone che vota Trump, la dogsitter un po’ fattona e poi i punkabbestia, anche il cane attraversa la scala sociale e ideologica della città. In questo abbracciare l’intero spettro umano, con tutte le sue differenze e contraddizioni, High Maintenance slitta tra diversi registri e situazioni con rara, imprevedibile e divertita fluidità.

 

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