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L'ispirazione come stimolo alla critica
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La passione per il cinema comporta spesso alterazioni del contatto con la realtà. L'approccio con essa diventa più critico e creativo ogni volta che si viene investiti dall'ispirazione durante la visione o dopo aver visto un'opera particolarmente suggestiva.

 

 

scena

Nausicaä della valle del vento (1984): scena

 

 

Il termine ispirazione l'ho utilizzato per cercare di descrivere quando, alla visione di una determinata sequenza di un film, si sviluppa nell'individuo una sensazione di estasi e di completo appagamento confronto ciò che si sta osservando. Esistono quattro diverse modalità con cui l'ispirazione si può esprimere: l'ispirazione espansiva, l'ispirazione riflessiva, l'ispirazione meditativa e l'ispirazione sublime

 

 

 

1. ISPIRAZIONE ESPANSIVA

 

 

 

Questa tipologia è fortemente collegata al concetto di epicità. Infatti, ciò da cui si è sopraffatti nel vedere scene epiche è una sensazione di potenza liberatoria, in alcuni casi distruttiva, in altri, invece, costruttiva. I due esempi che ho riportato [Nausicaä della Valle del vento, Hayao Miyazaki. 1984 / I sette samurai, Akira Kurosawa. 1954] rappresentano - per me ovviamente - due perfetti archetipi del cinema epico d'avventura. L'uno, il film d'animazione, di genere fantascientifico e dalle dirette tematiche ambientaliste/pacifiste; l'altro, il capolavoro assoluto di Kurosawa, volto a descrivere realtà storiche riprese donando loro magnificenza e spettacolarità senza, tuttavia, dimenticare uno scrupoloso realismo nella rappresentazione e nella descrizione delle situazioni. L'epicità è si indotta dalla maestosità delle scenografie - avrei potuto benissimo includere i western di Ford e Leone - , dalla caratterizzazione dei personaggi principali, i quali devono presentarsi come figure autorevoli magnanime o spietate a seconda del contesto in cui si trovano; dalle musiche sontuose [John Williams (Guerre Stellari, I predatori dell'arca perduta), Ennio Morricone (La "trilogia del dollaro", C'era una volta il West), Maurice Jarre (Lawrence d'Arabia), John Barry (La mia Africa, Balla coi lupi), Hans Zimmer (Il gladiatore, Il re leone, Il principe d'Egitto), Howard Shore (Il signore degli anelli - Il ritorno del re), Trevor Jones (L'ultimo dei Mohicani), John Powell (Dragon trainer), James Horner (Braveheart, Titanic), ...] ma, soprattutto, da un particolare di estrema importanza a livello di sceneggiatura: la morte violenta o del protagonista o, comunque, di un personaggio a lui molto caro. E' la tragedia che inscena l'epicità. Tutto il resto è solo un utile supporto per massimizzare la carica emotiva che invade lo spettatore, portandolo così a meravigliarsi di fronte alle incredibili azioni di eroi(ne) vittime della malvagità, dell'ignoranza, dell'invidia e dell'avidità. 

 

 

 

2. ISPIRAZIONE RIFLESSIVA

 

 

 

Questa seconda tipologia si esprime tramite la messinscena di eventi traumatici. Qui la morte violenta - in questo caso non necessariamente di uno dei personaggi primari - può essere un espediente più che valido per trasmettere un senso emotivo di perplessità e, di conseguenza, stimolare lo spettatore ad interrogarsi sul perché determinate situazioni si sono compiute. Perché nel film viene inscenato un ambiente metropolitano tanto marcio, caotico, pericoloso e corrotto [L'odio, Mathieu Kassovitz, 1995]? Perché valori inalienabili come compassione, rispetto ed altruismo vengono calpestati? Perché i giovani sono così attratti dalla droga e dalla violenza [Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, Uli Edel. 1981 / Arancia meccanica, Stanley Kubrick. 1971]? Perché il passato viene rinnegato e rimpiazzato da una quotidianità monotona ed intellettualmente docile [La tomba delle lucciole, Isao Takahata. 1988]? Perché, in qualche modo, ci si sente vicini alle realtà degradate proiettate sullo schermo?

Tutte, appunto, riflessioni lecite che un soggetto compie al fine di carpire dalle immagini cosa esattamente il regista voglia far comprendere al pubblico. Un autore argomenta la propria opera in base a quali cicatrici di un tessuto sociale dilaniato vuole mettere in risalto. Sempre.

 

 

 

 

Questa categoria ha di contro che deve essere filtrata con giudizio, altrimenti, se mal interpretata, può portare a conclusioni potenzialmente deleterie rispetto alla morale originale dell'opera fonte dell'ispirazione riflessiva. Non solo; dato che alcuni film espongono tematiche che si rivolgono alla conflittualità interna propria degli adolescenti, spesso presentando accadimenti violenti o comunque di forte impatto sia visivo che mentale - tutti i lungometraggi in cui si racconta di esperienze di tossicodipendenza o di violenze sessuali, per esempio - è possibile che i giovani che non hanno ancora sviluppato completamente un modello comportamentale e di valutazione autonomi prendano come esempio i personaggi (solitamente coetanei) che osservano. {Ovviamente qui non si fa propaganda di alcuna forma di "censura"; questo è un testo argomentativo e pertanto, pur non essendo esteso, voglio che copra più punti di vista possibili, in modo da risultare informativo agli occhi di un lettore interessato.}

 

 

 

 

Esistono anche casi in cui l'ispirazione riflessiva malinterpretata può letteralmente modificarsi e sedimentarsi in un individuo. Questa mutazione si denomina ispirazione sintomatico-patologica. Nei casi più lievi, essa si esprime tramite comportamenti adottati dal soggetto per cercare di assomigliare al personaggio da cui si ha ricevuto l'ispirazione. In questo modo si parte con una forma più o meno compulsiva di ammirazione, da gadget a tema ad abbigliamento fino ad arrivare, in casi estremi, a ricorrere alla chirurgia plastica per cercare di "diventare" il personaggio di cui si è, oramai, ossessionati. Fuori dall'universo cinematografico, i cui casi più conosiuti sono quello di Tyler Durden [Brad Pitt in Fight Club] e, negli anni, quelli dei numerosi tentativi di emulare corpo e volto di Marilyn Monroe, questo disturbo comportamentale si estende in tutti gli ambiti audio-visivi. Nei casi più gravi, invece, i soggetti che non solo malinterpretano il messaggio di un opera, rimanendone comunque ammaliati, ma adottano lo schema comportamentale del personaggio che ne è portavoce, capita che commettano le medesime azioni osservate nel lungometraggio. Questo può non portare alcun danno se non alla persona, di fatto, malata oppure può essere pericoloso se lo schema di comportamento adottato è, visto in una chiave estremamente superficiale, ambiguo o esplicitamente violento, sadico, perverso. Putroppo sono stati riportati casi di persone che, sentendosi Alex DeLarge [Malcolm McDowell in Arancia Meccanica] o Derek Vinyard [Edward Norton in American History X], hanno compiuto violenze di vario tipo in modo premeditato o anche per strada su passanti inermi. 

 

 

scena

La tomba delle lucciole (1988): scena

 

 

Per completare l'ispirazione riflessiva - che è tra le quattro la più complessa - si esplica la sua flessibilità in fatto di interpretazione poiché le opere che ne sono esprimenti comunicano messaggi non sempre lampanti e di semplice comprensione. A volte però, alcuni grandi autori riescono ad esporre tematiche estremamente eterogee in maniera universalmente accessibile. Per mezzo di un magistrale utilizzo della tecnica registica coesa ad una brillante sceneggiatura, l'opera prodotta acquista prestigio grazie a singole inquadrature che riescono a racchidere nella loro geometria pensieri ed emozioni di notevole profondità.

 

 

 

3. ISPIRAZIONE MEDITATIVA

 

 

 

Questa tipologia rimanda ad opere le cui tematiche esprimono riflessioni verso l'esistenza e la realtà. L'ispirazione meditativa pretende un ragionamento analitico da parte del soggetto che la subisce; interrogativi filosofici rispetto a questioni morali o para-scientifiche quali "limiti della conoscenza umana possibile", "rapporti uomo-macchina", "investigazioni sui sogni e sul confine tra Io ed Es", "potenzialità dell'universo digitale", ed altri argomenti più o meno complessi. 

Benché la categoria meditativa supponga un particolare sforzo da parte dell'individuo per essere ottenuta, essa si manifesta spesso non con l'immediata comprensione dei vari temi dell'opera, bensì tramite immagini stimolanti proprie del film; sequenze suggestive che folgorano la mente dell'osservatore, affascinandolo intensamente [2001: odissea nello spazio, Stanley Kubrick. 1968].

 

 

scena

Stalker (1979): scena

 

 

Come esempi cardine di queste mie congetture ho scelto due capolavori assoluti della fantascienza cinematografica [Ghost in the Shell, Mamoru Oshii. 1995 / Stalker, Andrej Tarkovskij. 1979]. {A differenza di Kubrick, Tarkovskij indaga non sui limiti della conoscenza e della coscienza umane, bensì su quelli della concezione oggettiva del mondo fisico; sul bisogno proprio dell'uomo di imporsi, dato il suo instancabile desiderio di sapienza, di fronte alle interpretazioni della realtà che ognuno, logicamente o illogicamente, ricava dalla propria esperienza e dal proprio senso di percezione seguendo parametri individuali.}

 

Oltre alle questioni sopra riportate, l'ispirazione meditativa può essere anche conseguenza di riflessioni emotive - che comportano non solo uno sforzo analitico ma anche il coinvolgimento di sentimenti - riguardo l'esistenza di Dio, la paura della morte, la discutibilità del metodo di analisi scientifico o il libero arbitrio [Il posto delle fragole, Ingmar Bergman. 1957].

 

 

 

4. ISPIRAZIONE SUBLIME

 

 

 

Questa quarta ed ultima tipologia è scaturita esclusivamente dalla visione di una determinata sequenza suggestiva. L'estetica ed il sonoro dell'opera portano l'osservatore a sperimentare il sublime - riprendendone in parte la concezione romantica - . L'opera non deve per forza seguire una trama, una successione logica di eventi per formalizzare un contesto narrativo. Essendo a contatto diretto e sensibile con l'individuo, solamente la messinscena riesce a far esprimere l'ispirazione sublime se proposta in uno stretto rapporto con la colonna sonora del film. La musica è una parte fondamentale perché si percepisca questa sensazione d'appagamento verso ciò che si sta sia osservando che, in questo caso, ascoltando.

 

2001: odissea nello spazio, come altre pellicole, possono far sorgene in uno spettatore particolarmente sensibile sia un'ispirazione meditativa/riflessiva che una sublime. {Secondo me è per questo che certe opere cinematografiche sono ritenute quelle massime; poiché riescono a far provare non solo diverse emozioni, bensì diverse sensazioni di pienezza, di benessere sia fisico che intellettuale.}

 

 

 

 

Come scritto precedentemente, l'opera non deve necessariamente seguire una spazialità ed una temporalità definite. Il film non deve essere lampante. Esso deve essere tradotto, codificato tramite le immagini che lo costituiscono come fosse un processo onirico.

I due lungometraggi che - sempre secondo il mio parere - rappresentano alla perfezione ciò che ho descritto [Fantasia - Una notte sul Monte Calvo & Ave Maria, Wilfred Jackson. 1940 / L'uovo dell'angelo, Mamoru Oshii. 1985] non a caso sono entrmabi animati. L'animazione, per sua natura, essendo che una sua qualsiasi opera è sempre completamente generata dalla mente di uno o più animatori/registi/autori dal punto di vista estetico, è il genere con cui più facilmente si può manifestare l'ispirazione sublime [Fehérlófia, Marcell Jankovics. 1981 / Il racconto dei racconti, Yuriy Norshteyn. 1979].

 

 

 

Si conclude qui il post; un lavoro personale mosso e composto esclusivamente da congetture, quindi assolutamente criticabile (come vuole il titolo tra l'altro).

 

Grazie per l'attenzione.

 

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