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Dizionarietto semiserio del cinema (parte seconda)
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Nolan Christopher. I suoi film sono un alto tributo alla settima arte. La prima mezzora di Memento ha causato emicranie e crisi di identità intellettuale persino ad Enrico Ghezzi. In realtà il film è solo il parto di un montaggio sbagliato: riavvolgendolo al contrario, sullo schermo passa una qualsiasi storia con Lando Buzzanca.

 

Ovvietà. Paul Newman ed Alain Delon erano bellissimi; Marylin Monroe ha fatto sognare decine di generazioni; Dario Argento spaventa; Paolo Sorrentino è bravo; Toni Servillo è un mostro di recitazione; le mezze stagioni di una volta sono finite; Gigi Marzullo se la vede al fotofinish con le massime dei Baci Perugina.

 

Paprika. Appartiene, con pieno merito etimologico, alla categoria dei film piccanti di Tinto Brass. In seguito l’attrice protagonista Debora Caprioglio si è data al teatro impegnato, mentre il regista ha continuato ad impegnarsi in teatrali maialate.

 

Quo Vado. Ennesimo successo di Checco Zalone, moderno eroe del cinema italiano. La capacità di giocare con i luoghi comuni dell’attore pugliese è ormai arcinota: prossimamente sono previste opere sulla furbizia degli italiani (Quo Evado), sulla bellezza delle donne del Sud (Quo Vedo) e sulle mutazioni dei costumi sessuali (Que Viado!).

 

RAI. Culla degli sceneggiati tratti da romanzi di successo, l’ente radiotelevisivo di stato ha necessariamente dato una spolverata di modernità ai propri palinsesti. Là dove una volta c’era Il Mulino del Po, oggi c’è un qualsiasi personaggio storico/politico/gossiparo interpretato da Beppe Fiorello. I Michelangelo, i Leonardo ed i Marco Polo hanno ceduto il passo ed il posto ai Matteo, ai Uolter ed ai Beppe. In più, inaudito, Jeeg Robot ha perso la propria battaglia contro Bruno Vespa.

 

Sin City. Film del 2004 tratto da un fumetto di successo, in cui gli attori sono molto bravi e catturano lo spettatore. In particolare Bruce Willis: qui prende!

 

Troisi Massimo. Uno dei più grandi attori italiani degli ultimi anni, capace di regalare, sotto una coltre di afasica inconcludenza, vere e proprie pillole di filosofia di vita. Il suo testamento conteneva un piccolo legato a favore di Alessandro Siani, da questi purtroppo disatteso: “Ti lascio ‘na casa, basta che non mi imiti più”.

 

Un americano a Roma. La scena di Alberto Sordi che divora gli spaghetti ha fatto il giro del mondo ed è tuttora una delle più famose e rappresentate dell’intero cinema italiano. In Corea del Nord, tuttavia, le preferiscono quella del senatore Razzi che fagocita la consecutio temporum.

 

Ventura Simona. E’ comparsa come coprotagonista nel film La fidanzata di papà. Infatti l’attore che duettava con lei, Massimo Boldi, fu nell’occasione finalista del premio di recitazione Laurence Olivier.

 

Zabriskie Point. E’ il film dei Pink Floyd su musiche di Antonioni. No, è il film di Antonioni su musica degli Inti Illimani. No, scusate: è il film di David Gilmour su armonie di Bombolo. O forse è l’opera di Michelangelo su copione di Leonardo. Insomma, è quel film in cui non si capisce una cippa.

 

(A-M)

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