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I Medici: Di cosa parla la serie di Rai 1
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Parte stasera su Rai 1 alle 21:15 I Medici, attesa coproduzione internazionale (Rai Fiction, Lux Vide, Big Light Productions e Wild Bunch Tv) in 8 episodi (trasmessi in quattro prime serate). Si tratta di una prima visione mondiale che, grazie a un viaggio a ritroso nel tempo, fa rivivere le sontuose atmosfere degli albori del Rianscimento attraverso gli sfarzi e gli intrighi di una delle famiglie più potenti e note d'Europa, protagonista di alcune delle pagine più affascinanti della Storia italiana. Dramma familiare, thriller politico, epopea di una stirpe destinata a dominare Firenze e a renderla grande anche attraverso l'amore per l'arte: tutto questo è I Medici, il cui cast internazionale comprende i nomi di Richard Madden, Stuart Martin, Annabel Scholey, Guido Caprino, Miriam Leone, Alessandro Sperduti, Sarah Felberbaum, Alessandro Preziosi, Brian Cox (nel ruolo di Guadagni) e Dustin Hoffman (nella parte di Giovanni De' Medici). Ideata da Nicholas Meyer e Frank Spotnitz, I Medici conta sulle musiche di Paolo Buonvino mentre la sigla di testa e di coda è il brano Renaissance, scritto dallo stesso Buonvino e interpretato da Skin.

Dustin Hoffman (Giovanni De’ Medici)

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DI COSA PARLA I MEDICI?

A metà del Quattrocento i ricchi sono ricchissimi, e i poveri poverissimi. Non esiste il ceto medio della borghesia. Se nasci ricco fai di tutto per rimanere tale, e se nasci povero sai che anche i tuoi figli lo saranno.

Tutto ciò inizia a cambiare con Giovanni de’ Medici. Figlio di un mercante di lana fiorentino, Giovanni voleva che i suoi figli e i figli dei suoi figli avessero una vita migliore della sua. Giovanni divenne banchiere, ma non un banchiere qualunque: il primo banchiere del Papa. Questo generò l’enorme fortuna e potere della sua famiglia, ma, cosa più decisiva, il Papa stabilì che il tipo di servizio bancario praticato dai Medici non costituiva “usura”, che fino a quel momento era stata considerata un peccato. Ciò portò radicali cambiamenti. Per la prima volta, una generazione di giovani in possesso di idee e ambizione poteva aver accesso a un capitale e questo significava poter sperare di costruire delle vite migliori per sé e per le proprie famiglie. Era l’inizio del mondo moderno, il mondo che oggi noi tutti conosciamo.

Se fosse questo ciò che i Medici hanno realizzato, sarebbe già un cambiamento radicale. Ma non si fermarono qui. Mentre Giovanni faceva prosperare la sua banca a Firenze, a Roma venivano riscoperte le antiche rovine della classicità. Gli artisti stavano scoprendo una bellezza che per secoli era stata dimenticata. Giovanni, suo figlio Cosimo e soprattutto suo nipote Lorenzo il Magnifico divennero mecenati degli artisti ispirati da questi tesori appena riscoperti. La loro arte era considerata scandalosa e pagana. Ma non dai Medici, che sostenevano i grandi talenti di quell’era - uomini come Donatello Brunelleschi, Botticelli, Leonardo e Michelangelo, insieme a decine di altri. Inaugurarono il “Rinascimento”, la più grande epoca di rinascita artistica che il mondo abbia mai conosciuto.

Per raccontare questa storia, I Medici inizia con un’ipotesi. La Storia non svela come sia morto Giovanni de’ Medici, ma la serie inizia con il suo assassinio. I figli Cosimo e Lorenzo scoprono il suo avvelenamento, ma lo tengono segreto. Partendo dalla sua morte, si crea una linea di sospetti (ed indagine) fra i nobili che a ragione vedevano i Medici come una minaccia al loro potere. “I Medici” è anche la storia di due fratelli, Cosimo e Lorenzo. Giovanni era determinato ad allevare due banchieri. Lorenzo era intenzionato a seguire quella strada, ma Cosimo desiderava essere un artista. Eppure Giovanni scelse proprio Cosimo, e non Lorenzo, per succedergli alla guida della banca. Cosimo sperimenta sempre di più come, per fare il bene a volte deve compiere il male, e questo lo spinge a compiere gesti sempre più discutibili per preservare il potere della famiglia, compreso l’omicidio. Del resto quando si parla di tattiche machiavelliche si parla senza ombra di dubbio dei Medici, dato che lo stesso Principe di Machiavelli venne scritto proprio riferendosi al Magnifico.

 

Parte del disegno di Giovanni, poi, era riuscire a legarsi con famiglie nobili attraverso i matrimoni dei suoi figli. Cosimo viene anche in questo caso costretto a sacrificare i propri desideri e a prendere in moglie Contessina Bardi, erede di una famiglia nobiliare in difficoltà finanziarie. Pur non essendo innamorata, Contessina si dimostrò un’alleata astuta e fedele, aiutando il marito a mantenere il potere della famiglia nonostante gli attentati, la peste e i dissidi interni. E quando Cosimo ritorna dall’esilio veneziano assieme alla schiava Maddalena, divenuta sua amante, Contessina, superato l’affronto, la accetta nella sua casa.

Richard Madden (Cosimo De’ Medici)

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NOTE DI SCENEGGIATURA

Frank Spotnitz, creatore, autore e produttore esecutivo di I Medici, così spiega la nascita della serie: «Quando mi è stato chiesto se fossi interessato a raccontare l’incredibile saga dei Medici, sono stato costretto ad ammettere che il dramma storico, di solito, non mi appassiona. Troppo spesso, in questo genere di storie, i personaggi mi sembrano distanti. Perciò la prima domanda a cui ho dovuto rispondere è stata: come posso rendere questa storia interessante per me?

Alla fine il compito si è rivelato molto più semplice di quel che credevo. Ricordavo dalle lezioni di storia che i Medici avevano sostenuto gli artisti del Rinascimento, come Donatello, Michelangelo, Botticelli, Brunelleschi e da Vinci. Ciò che ignoravo, è che i Medici avevano anche usato la loro incredibile ricchezza per creare opportunità senza precedenti per la gente comune.

Non è esagerato dire che, prima dei Medici, chi era nato povero restava povero, mentre i ricchi passavano la maggior parte del loro tempo a cercare il modo di conservare i loro privilegi. La mobilità sociale era quasi inesistente. Invece, dopo essere diventati i banchieri del Papa, i Medici hanno usato il loro immenso potere per finanziare il commercio e gli scambi, migliorando le condizioni di vita dei cittadini di Firenze e non solo. Così è nata la cosiddetta “classe media”.

Per quanto affascinante fosse questa scoperta, io e il mio co-autore Nicholas Meyer eravamo consapevoli che non bastava a creare un’avvincente serie televisiva. Avevamo trovato un’idea che volevamo sviluppare, ma non i personaggi o i conflitti in grado di sostenere una serie intera. Dopo settimane di discussione siamo giunti a una conclusione, considerando non i dati storici, ma piuttosto ciò che non si trovava nei libri di storia. In particolare, non riuscivamo a trovare nessuna informazione sulle cause della morte del patriarca della famiglia, Giovanni de’ Medici. Sapevamo che c’erano stati diversi attentati alla sua vita, ma non come alla fine fosse morto.

Questo vuoto di notizie nei resoconti storici ci ha portato a supporre che Giovanni fosse stato ucciso. Non sappiamo se sia vero, così come gli storici non sanno se Salieri abbia ucciso Mozart, che è la premessa di Amadeus – un dramma storico che ho amato moltissimo. Ma ci furono diversi attentati alla vita di Giovanni, perciò non possiamo neppure essere certi che NON sia andata proprio così. Quest’idea ha subito creato un efficace ingresso nella storia. All’improvviso i figli di Giovanni, Cosimo e Lorenzo, hanno dovuto affrontare il problema di capire chi avesse ucciso il padre e perché. I “sospettati” dell’omicidio di Giovanni ci hanno offerto un modo ingegnoso per elencare i nemici dei Medici, a cominciare dai potenti Albizzi, che consideravano i Medici una minaccia per l’ordine prestabilito che permetteva ai nobili come loro di mantenere intatti i privilegi. A sua volta, questo espediente ci ha permesso di esplorare i personaggi dei figli, in particolare di Cosimo, che tra le altre cose è famoso per avere completato la cupola dello splendido Duomo di Firenze, un’impresa che per oltre un secolo era apparsa impossibile. Perché Cosimo aveva deciso, a differenza delle generazioni precedenti, di portare avanti una simile impresa? La nostra risposta è stata che Cosimo, avendo ricevuto un’educazione diversa da quella del padre, da giovane desiderava diventare un artista. Ma se nasci in una famiglia come quella dei Medici, i tuoi desideri devono essere sacrificati a favore delle ambizioni più grandi della famiglia. Cosimo doveva diventare un banchiere, indipendentemente dalle sue inclinazioni personali. E, da banchiere, poteva gestire le sue cospicue risorse per promuovere l’arte – esattamente ciò che fece. Cosimo finanziò Brunelleschi perché portasse a termine la costruzione della cupola del Duomo fiorentino, e commissionò opere a Donatello e a molti altri artisti. Cosimo è tormentato dal ricordo del padre. L’influenza di Giovanni emerge nelle scelte che fa, giuste o sbagliate, per guidare la banca e portare Firenze in una direzione che cambierà il mondo per sempre. Raccontando questa storia, il nostro geniale regista Sergio Mimica-Gezzan, i produttori Luca Bernabei e Matilde Bernabei, così come Nicholas Meyer e gli altri sceneggiatori della serie – John Fay, Francesca Gardiner, Sophie Petzal, Alex von Tunzelmann, Mark Denton e Jonny Stockwood, ed Emilia di Girolamo – sono stati profondamente toccati dai sacrifici fatti non solo da Cosimo, ma anche dal fratello Lorenzo, dalla moglie Contessina, dal figlio Piero e dalla nuora Lucrezia. Tutti noi siamo stati colpiti dal fatto che, per i fiorentini del quindicesimo secolo, Dio era un dato di fatto. Nessuno dubitava che Dio esistesse o che gli uomini fossero puniti per i loro peccati. Nonostante questo, i Medici peccarono molto, imbrogliando nei cosiddetti processi democratici della Repubblica fiorentina e facendo uccidere i nemici. Si può supporre che considerassero tali misure necessarie a promuovere il commercio, a finanziare l’arte e a risollevare le sorti della Repubblica. Eppure dovevano sapere che il prezzo da pagare per raggiungere tali obiettivi era altissimo – sacrificare le loro anime immortali agli occhi di Dio. “Talvolta è necessario agire male per fare il bene”, dice Giovanni ai suoi figli, un’affermazione che hanno accettato ma che li ha tormentati. I personaggi della nostra serie sono vissuti quasi seicento anni fa, eppure la fama dei Medici non conosce cedimenti. Nessun’altra famiglia ha avuto un impatto così forte sulla civiltà occidentale. Senza dubbio ciò è dovuto alla loro visione del futuro, alla rinascita culturale ed economica che hanno promosso, ai sacrifici personali e morali che hanno fatto. E così, raccontare le loro vicende non significa affatto fare un polveroso dramma storico, ma narrare la storia di uomini e donne le cui battaglie rispecchiano le nostre».

Alessandro Preziosi (Filippo Brunelleschi)

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NOTE DI REGIA

Alle parole di Spotnitz fanno eco quelle del regista Sergio Mimica-Gezzan: «Dirigere un film in costume è sempre una sfida interessante, perché richiede una comprensione profonda di una cultura lontana e un’empatia nei confronti di personaggi vissuti in contesti molto diversi dal nostro. Bisogna cercare di pensare come loro, di immergersi nel loro mondo, di solito in poche settimane. Notti spese a fare ricerche storiche, ovviamente, aiutano a calarsi nella situazione e a cogliere la dimensione universale del dramma umano, ma ciò che il regista desidera veramente è assaporare la vita quotidiana dell’epoca, in modo analogo a ciò che accade quando si viaggia in un paese straniero. Nel nostro lavoro, il diavolo si annida proprio nei dettagli. Sono le piccole cose della vita che rendono autentica e vera una storia per il grande e il piccolo schermo. Il pubblico, oggi, è molto sensibile alla verosimiglianza e noi ci impegniamo al massimo per ottenerla.

Paradossalmente, è stato proprio Cosimo de’ Medici ad avermi aiutato a comprendere il suo mondo. Lui e gli altri protagonisti del Rinascimento italiano hanno lasciato in eredità moltissime opere d’arte, che illustrano visivamente ogni aspetto della loro vita. Ho cercato di individuare il maggior numero possibile di dettagli nelle opere artistiche e architettoniche del Rinascimento e giorno dopo giorno, gradualmente, ho cominciato a farmi un’idea della vita nel quindicesimo secolo, a “sentirla”, e ho cercato di trasferire quel sentimento nella messa in scena.

Cosimo era un uomo straordinario, senza dubbio. I suoi ideali umanistici coincidono ancora, dopo sei secoli, con le nostre insoddisfatte aspirazioni all’uguaglianza e alla libertà. Sotto molti aspetti, Cosimo conosceva la vita meglio di noi. Lui e i suoi amici ci hanno insegnato a pensare. La moderna visione del mondo della società occidentale è stata letteralmente costruita dagli uomini e dalle donne del Rinascimento toscano.

È stato enormemente d’aiuto anche poter girare nelle cittadine toscane del Cinquecento. Tra l’altro bisogna ricordare che, antichi come sono, all’epoca in cui furono costruiti, quei palazzi erano l’equivalente dei moderni grattacieli all’avanguardia. È stato un colpo da maestri da parte dei produttori ottenere i permessi per girare in quei luoghi, e il risultato è splendido. Nei loro costumi meticolosamente riprodotti, i nostri attori hanno ridato vita a quelle vecchie mura, che – ne sono convinto – ci hanno parlato, arricchendo la nostra storia con molto più di una presenza silenziosa. Suona un po’ mistico, lo so, ma quando si è consapevoli che nelle stanze in cui si sta girando si sono realmente svolti alcuni degli eventi raccontati, nella mente si accende la magia.

Anche il casting è stato pura magia. Oggi non è facile scegliere gli attori per una serie di 8 ore, perché tantissimi sono i progetti televisivi in produzione e la competizione è alta se si vogliono trovare dei buoni attori. È fantastico però il fatto che gli attori scelgano le sceneggiature con cui si sentono in sintonia. I testi di Frank hanno attirato un cast fenomenale. Gli attori sono stati una vera e propria forza creativa con cui lavorare. La loro fede nel personaggio era assoluta, la loro dedizione alla verità non conosceva flessioni. Erano alla costante ricerca di un modo per rendere le situazioni e i dialoghi in sintonia con i giganti che ci osservavano dagli affreschi sulle antiche mura toscane.

La nostra storia di Cosimo non è una biografia storica. È un racconto di finzione basato su aspetti noti della sua esistenza. Lo vediamo negli anni della giovinezza, un periodo della sua vita che contribuisce a trasformarlo nello straordinario umanista e mecenate delle arti che il mondo conosce. Abbiamo cercato di mostrare il doloroso processo che l’ha portato a diventare un libero pensatore. Sono stato fortunato, perché Richard Madden è riuscito, con incredibile naturalezza, a calarsi nel personaggio di Cosimo de’ Medici. Richard ha capito fino in fondo il suo dramma personale. “Indossa” Cosimo senza riserve. È lui. E lo straordinario alchimista, Dustin Hoffman, ha colto perfettamente l’essenza della cultura patriarcale del Medioevo con il suo peculiare realismo, e ha messo il nostro Cosimo di fronte alla figura paterna insidiosa e ingombrante di Giovanni. Il suo contributo si è rivelato una gemma per il percorso psicologico di Cosimo.

Milioni di persone visitano Firenze e la Toscana ogni anno. Mi piace pensare che, consapevolmente o meno, cerchino come tutti noi il contatto con gli enormi cambiamenti avvenuti secoli fa in questi luoghi – eventi che ancora oggi ci definiscono. Ci aiuta a restare attaccati ai valori autentici che spesso perdiamo di vista, nella nostra vita dominata dalla tecnologia digitale».

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