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A volte il silenzio è d'oro - Ricordo del regista Tonino Valerii -
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Tonino Valerii se ne andato il 13 ottobre, facendo meno rumore di un bambino nato morto. Erano i giorni del Nobel alla letteratura, della morte di Dario Fo e di altri illustri personaggi, anche del cinema. Giorni di isteria, pro e contro il Nobel a un cantautore, pro e contro Dario Fo, ignorato e bistrattato per decenni e osannato da tutti dopo il decesso, migliaia di amici, lacrime finte, politici in pellegrinaggio, e poi la piazza del Duomo, bella ciao e i giusti mugugni di Jacopo.

Tonino era in agonia mentre io, ignaro di tutto, scrivevo il pezzo sul suo film "Senza scrupoli", uscito nelle recensioni del 12 ottobre.

Sono orgoglioso di essergli stato vicino, inconsapevolmente, e sono sicuro che Tonino ha letto quanto ho scritto.

Tonino Valerii è morto a ottantuno anni, lo ho appreso dal serpentone di TG24 in edizione notturna. Ho spento la tv, ho meditato in silenzio, nel mio studio immerso nel buio. E il silenzio è calato su questa notizia, il giorno dopo e i giorni successivi. Meglio così, Tonino Valerii aveva la sua famiglia intorno a se, presumo, e questo gli sarà bastato. Non era ipocrita, era una persona speciale,

le riverenze dei falsi e dei finti non gli sarebbero piaciute.

Il più bel ricordo che ho di lui risale a tanti anni fa, quando gli sottoposi, a Roma, due miei soggetti cinematografici.

Li aveva letti con attenzione, e mi aveva sorriso. "Non mi piacciono" fu il commento. Gli risposi con un sorriso e lo lasciai al suo lavoro. Cammin facendo, gettai le mie creature in un cestino per la spazzatura.

Ecco chi era Tonino Valerii, la storia della sua interessante avventura artistica.

Debuttò nel cinema scrivendo il soggetto del film "Tutto è musica" di Domenico Modugno, nel 1963.

L' anno successivo, Camillo Mastrocinque gli commissionò la storia per il suo film "La cripta e l'incubo". E proprio in quella occasione, Sergio Leone, che si avviava a diventare il padre dello spaghetti-western, si rese conto della sua bravura e lo impiega come "assistente" nel film "Per un pugno di dollari", senza comunque inserirlo nella gerenza.

Nel 1965, sempre Sergio Leone lo vuole come "assistente" in "Per qualche dollaro in più", questa volta inserendolo nei titoli.

Nel 1966 inizia la carriera di regista, con "Per il gusto di uccidere", interpretato da Graig Hill e George Martin.

Segue, nel 1997, "I giorni dell'ira" con Giuliano Gemma e Lee Van Cleef.

Poi, nel 1969, "Il prezzo del potere", seguito da "La ragazza di nome Giulio (1970), "Mio caro assassino" (1972), "Il mio nome è nessuno" (1973), "Vai gorilla" (1975), "Sahara Cross" (1977).

Nel 1985 scrive e dirige "Senza scrupoli", del quale ho parlato il 12 ottobre.

Successivamente, Tonino si dedica alle serie televisive, di cui mi piace ricordare:

"Caccia al ladro d'autore", "Due assi per un turbo", "Il ricatto".

Dirige anche film televisivi, tra cui "Una prova di innocenza", e miniserie come "Il cielo non cade mai".

Grazie, Tonino, e buon riposo.

 

 

 

 

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