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Le serie viste dalle (loro) stelle
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Si è tenuto lo scorso giugno come di consueto il Festival della Televisione di Montecarlo (giunto alla cinquantaseiesima edizione), dove hanno vinto i premi principali, le Golden Nymph per la miglior comedy e il miglior drama, rispettivamente Better Call Saul e al poliziesco BBC River (entrambi in Italia disponibili su Netflix). Inoltre è stato assegnato a Marg Helgenberger il Golden Nymph alla carriera, del resto il pezzo forte del Festival non è il concorso, quanto piuttosto la parata di star ospitata dal Principato. A differenza di anni scorsi, nel 2016 non mi ci sono recato, ma il festival ci ha gentilmente messo a disposizione i loro materiali, con tanto di interviste a diversi attori. Eccovi una carrellata delle risposte più interessanti che hanno rilasciato.


MATTHEW MODINE (Stranger Things)

- Una volta la TV era qualcosa da cui si cercava di scappare, come ha fatto Clooney. Oggi è più come è sempre stato in Gran Bretagna: gli attori sono considerati tali sia che lavorino in Tv, al teatro o al cinema.
- Le cose sono cambiate grazie a HBO e sono molto orgoglioso di aver partecipato a uno dei loro primi progetti And The Band Played On (in Italia Guerra al virus), dove si parlava di AIDS quando, durante la presidenza Reagan, era un tema pressoché ignorato. Un peccato perché la politica avrebbe potuto e dovuto fare molto di più riguardo l'HIV.
- Quando si parla di Netflix si parla spesso di binge watching e credo che Stranger Things sarà vista in due nottate al massimo, del resto dura solo 8 ore.
- L'ultima serie di cui ho fatto una maratona è stata Breaking Bad ed era come precipitare in un buco: ogni episodio era sempre più drastico. Credo che in modo molto semplice rappresenti il Male dei soldi.


JEFFREY TAMBOR (Transparent)

- Sono molto orgoglioso di Transparent, e mi piace il modo particolarmente romanzesco di raccontare le storie che è tipico dello streaming, credo sia una cosa rivoluzionaria. È molto originale che parli della ricerca d'identità dei personaggi a partire dal padre settantenne che fa coming out, ma più in generale penso che la forza della serie sia nel modo in cui i personaggi cercano la loro vita, che è molto sincero.
- Jill Soloway mi ha conquistato già a pagina 8 dello script del primo episodio. Non ho mai temuto che la serie e il mio ruolo non funzionassero. Mi ha ricordato la mia famiglia ebrea, i momenti in cui si ride e si piange sono del tutto genuini. Inoltre il set della serie è un ambiente di lavoro molto rispettoso degli attori, direi quasi che Jill Soloway ci vizia, è permissiva, non c'è mai una scena “sbagliata”, è solo un'interpretazione tra altre possibili.
- Naturalmente credo che una serie come Transparent sia particolarmente importante in questi giorni segnati dalla strage di Orlando.
- Anjelica Huston [che interpreta un personaggio della seconda stagione della serie] è venuta nella mia roulotte a parlare della nostra scena insieme ed è stata una grande emozione, perché lei appartiene alla nobiltà di Hollywood: è regale. Mi sono assolutamente fidato di lei nelle nostre scene insieme ed è stata straordinaria.


JACK FALAHEE (How to Get Away with Murder, Mercy Street)

- Shonda Rhimes ha centrato i gusti della gente, il fatto che il pubblico voglia vedere ogni tipo di persone sullo schermo, con diversi stili di vita, e le sue produzioni offrono appunto qualcosa di più reale. Mi sento fortunato a essere parte di una serie che ha una protagonista nera così forte, è uno degli obiettivi di Shonda dare questa rilevanza alle donne.
- La più importante lezione che ho appreso da Viola Davis è che, anche se sei una star, il modo migliore di lavorare è sempre essere gentili e positivi.
- Il pubblico ha reagito molto bene a una coppia gay, interrazziale, che oltretutto fa sesso, cosa rarissima nella Tv americana. Credo sia stato importante per molte persone vedere Connor e Oliver insieme in Tv in quel modo, e sono davvero grato di aver avuto questo ruolo.
- Le scene di sesso comunque sono molto imbarazzanti da girare. Si indossa poco o niente e si è circondati da tecnici, luci e camere: è una cosa che mette ansia!
- Lavorare con Josh Radnor [su Mercy Street] è un po' come lavorare con Viola: è una persona magnetica ma anche molto gentile, che non si è montata la testa per il successo che ha avuto. Lo vedevo in How I Met Your Mother al college, a tarda notte. Il suo personaggio, Ted, mi è entrato così tanto in testa che quando ho incontrato Josh mi sono dovuto sforzare di ricordarmi che è un attore solo come me e non è davvero Ted.


SARAH CLARKE (Bosch, 24)

- Avevo già visto il pilot di Transparent quando sono entrata in Bosch e quindi ho pensato che Amazon potesse essere davvero qualcosa di importante, una nuova frontiera. Conoscevo già il protagonista Titus Welliver, ma anche il resto del team mi ha conquistato presto e anche Amazon ci ha dimostrato grande fiducia. Certo avevamo la solidità dei libri alle spalle, ma ci hanno lasciato molta libertà e siamo tutti soddisfatti come si è evoluta la serie.
- Ho studiato il Texas Holden per questo ruolo e trovo molto divertente interpretare una giocatrice professionista. Quando però ho provato a giocare sono stata spennata in pochissime mani: è molto più facile farlo sul set!
- Il set di 24, per me che arrivavo dal teatro, fu un'esperienza sconcertante a causa della velocità con cui si lavora in Tv. Abbiamo visto la serie trasformarsi in un fenomeno di culto strada facendo, ma quanto sono tornata per la terza stagione era già una cosa chiara a tutti. Oggi con Internet e i social network si capisce molto più in fretta.
- Quando guardo una serie preferisco fare una “maratona”: mi sono vista in pochi giorni tutta Damages per esempio. È simile a come leggere un romanzo, ma è più facile quando sono pochi episodi, quando sono 22 non puoi farlo.


VICTOR GARBER (Legends of Tomorrow, Alias)

- Qui a Montecarlo sono rimasto impressionato dall'entusiasmo dei fan di Legends of Tomorrow, non pensavo di far parte di un tale successo internazionale.
- Ci sarà un crossover tra le serie Tv dei personaggi DC comics, anche se realizzarlo sarà un vero incubo logistico perché la produzione di queste serie è molto fitta, soprattutto per i protagonisti, quindi è davvero difficile far quadrare tutti gli impegni.
- Alias è tutt'ora il miglior pilot che abbia mai letto. Mi colpì subito perché era una serie di spionaggio ma con al centro una famiglia: credo abbia cambiato la Tv. Per certi versi anche Legends of Tomorrow è, come Alias, su una famiglia di personaggi che affronta circostanze fantastiche.


MARG HELGENBERGER (CSI)

- Ho ovviamente molti ricordi di CSI, avendo fatto circa 260 episodi, ma in particolare direi che mi è rimasta nel cuore l'ultima scena con William Petersen, quando ha lasciato la serie, e senza dubbio anche la mia scena finale (nella stagione 12). Quando poi sono tornata per lo special conclusivo è stato molto piacevole ritrovare Petersen e gli altri. Anche l'episodio diretto da Tarantino, che è venuto sulla serie con un'idea sua, fu molto emozionante: avevo persino una scena a Las Vegas con Tony Curtis!
- Fin dall'inizio ho creduto che CSI sarebbe stato un successo, e lo fu già dal primo episodio. Chiaramente il pubblico era affascinato da quel nuovo modo di raccontare le indagini, che svelava tecniche sempre più importanti nella giustizia americana ma fino ad allora poco raccontate.


CORY MICHAEL SMITH, ROBIN TAYLOR LORD (Gotham)

Smith: Non ho visto gli attori che mi hanno preceduto nella parte dell'Enigmista, anche se sono un fan assoluto di Jim Carrey. Penso che non sarebbe stata una buona idea. Mi ispiro più ai fumetti, dove ogni volta che cambia uno scrittore viene data una nuova interpretazione dei personaggi. Quindi anche le reinterepetazioni sono nello spirito di Batman e di quel mondo, l'importante è restare fedeli al cuore del personaggio.
Lord: Io invece conosco le precedenti versioni del Pinguino, fin dalla serie del 1966 in cui lo interpretava il grande Burgess Meredith, ma so anche che mi hanno scelto per fare qualcosa di diverso, quindi non ho evitato di rivederle. A riguardo comunque ho un piccolo aneddoto: a New York ho un'amica in comune con Danny De Vito e mi ha riportato i suoi complimenti per il mio lavoro, è stata una grande soddisfazione.
Smith: Ogni cattivo ha le sue ragioni e la storia che abbiamo costruito su Edward Nygma lo vede all'inizio sempre evitato dalla gente e dai colleghi, come uno troppo strano, nonostante i suoi numerosi tentativi di fare dell'umorismo, che però appunto non funzionano mai. Solo quando è diventato cattivo ha avuto finalmente delle soddisfazioni, per questo ora non riesce a resistere al fascino del ruolo dell'Enigmista: ne ha bisogno.


MARCIA GAY HARDEN (Code Black)

- Ho amato il documentario omonimo da cui è tratto Code Black: era sporco, realistico, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto partecipare a una serie in quell'ambiente. Interpreto un personaggio molto forte, ma anche impaziente e un po' spregiudicato.
- Credo che Code Black rappresenti la resistenza degli esseri umani di fronte alla morte e alla tragedia. C'è un episodio in cui si mettono a cantare mentre sono al lavoro, e sembra assurdo ma è una cosa realmente accaduta. Penso che momenti come questo, e ce ne sono più o meno in ogni puntata, portino alla luce qualcosa di magico nella natura umana e per me è questo il cuore di Code Black.
- Nella mia carriera ho avuto alcune grandi soddisfazioni e lavorare a New York in Angels in America fu fenomenale come vincere l'Oscar.
- La Tv di oggi non ha nulla a che fare con quella di 20 anni fa, ci sono le cable, c'è lo streaming. Una volta c'erano solo i network, ma anche loro oggi funzionano in modo diverso. Ci sono così tante opportunità in più e in particolare per attori della mia età ci sono personaggi che rappresentano persone reali e complicate. Come in una delle serie che sto guardando in questi giorni, Happy Valley, di cui trovo straordinari l'attrice protagonista e la complessità del realismo.

Qui i precedenti articoli della rubrica CoseSerie.

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