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TRA IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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INCONTRO CON IL CAST E I PRODUTTORI DI OUTCAST

 

Sono arrivati lo scorso aprile dalla fittizia Rome (Virginia) a conquistare Roma (Italia), con una serata di gala tra red carpet, photocall e open bar al Teatro Conciliazione, a due passi dal Vaticano. Mica male per una serie sulle possessioni demoniache intitolata Outcast (dal 6 giugno su Fox) e tratta dall'omonimo fumetto di Robert Kirkman e Paul Azaceta, pubblicato in Italia da saldaPress. Invitati in sala, oltre alla stampa e al business della Tv, anche il mondo del fumetto romano, tanto che all'uscita si chiacchierava come a Piazza dell'Anfiteatro in una notte di Lucca Comics, ma senza pioggia e senza alcolici (l'open bar non era più open al termine della proiezione).

Il tutto è stato organizzato da Fox International Studios che, ci hanno spiegato l'indomani i producer Chris Black e Sharon Tal, dopo aver collaborato con altri studios a diverse produzioni, come DaVinci's Demons, hanno deciso di fare da soli (del resto di DaVinci's Demons si può fare solo meglio) e Outcast è il loro primo progetto autonomo. Non inganni dunque la collocazione americana su un canale non-Fox come Cinemax, premium cable dai contenuti forti ma senza una serie horror, quindi più adatta a veicolare Outcast rispetto a FX, dove invece già convivono i vampiri di The Strain e i mostri assortiti di American Horror Story. Ci dicono anche che per la regia del pilot Adam Wingard, autore dell'irresistibile home invasion You're Next, si è proposto con tanto entusiasmo da sbaragliare la concorrenza. Gli crediamo sulla parola, anche perché a Roma non sono venuti né Wingard né il pacioso e barbuto Robert Kirkman che - come l'ancor più rotondo George R.R. Martin - è noto per sterminare personaggi senza pietà in The Walking Dead.

In compenso c'era gran parte del cast della serie, a partire dal protagonista Patrick Fugit che del suo personaggio dice «Kyle è scritto in modo molto cupo, c'è un'oscurità intorno a lui, non a caso il primo episodio del fumetto è intitolato A Darkness Surrounds Him. Credo che Kyle sia però interiormente molto luminoso, si isola per proteggere gli altri e vorrebbe le cose che non può avere, come una famiglia e una relazione con la sorella. Trovo questa dualità molto interessante da interpretare».
Racconta anche che Kirkman, sapendo forse di poter uccidere tutti ma non il protagonista, gli ha detto «Don't Fuck it up!». Ora pare scorra fiducia reciproca tra i due, del resto Patrick ha gusti piuttosto nerd in fatto di serie Tv e apprezza Il trono di spade, Battlestar Galactica e Firefly. Inoltre è un vero e proprio maniaco di Star Trek: The Next Generation, di cui si è ritrovato nel cast una delle colonne portanti, Bret Spiner alias Data, che qui è però nei panni un po' meno amichevoli di Sidney, ossia il Demonio.

Spiner appare dal secondo episodio della serie e quindi non è venuto a Roma per la presentazione del pilot, abbiamo però potuto parlare con le due attrici principali, la mora Kate Lyn Sheil (fresca di aver introdotto al mondo delle escort la protagonista di The Girlfriend Experience) e la rossa Wrenn Schmidt. La prima interpreta Allison, la ex moglie di Kyle che in passato è stata vittima di possessione: «La cosa interessante di lavorare in un progetto che ha elementi soprannaturali è cercare di renderle il più realistiche e umane possibili. Ero molto curiosa poi di vedere come altri avrebbero affrontato la sfida della possessione, anche per mantenere una sorta di coerenza. È stato divertente e di certo non è una cosa che ti viene chiesta tutti i giorni».

Wrenn Schmidt è invece la sorella di Kyle, Megan: «Credo che una delle cose più belle della serie sia come sviluppa la relazione tra lei e Kyle. Penso lei gli sia molto leale, non solo perché gli vuole bene, ma anche perché lui ha fatto una cosa molto importante per lei quando erano giovani. Kyle poi ha avuto la sua famiglia distrutta, c'è infatti una doppia chiave di lettura del titolo della serie Outcast [che significa reietto], una è soprannaturale e l'altra è più concreta. Megan è una donna molto forte: ha superato un'esperienza con un personaggio che davvero rappresenta il Male nella sua forma più reale, più dei demoni».

Una visiona molto concreta del Male, in linea con quella dell'intero cast, che si è detto non credente, a partire da Philip Glenister: «Ammiro chi ha fede e spiritualità, ma credo che le religioni organizzate facciano anche una sorta di lavaggio del cervello che porta troppa uniformità di pensiero». L'attore, noto da noi soprattutto per il ruolo del rude detective Gene Hunt in Life on Mars e Ashes to Ashes, interpreta il Reverendo Anderson, ossia un esorcista di fede battista: «Per caso una domenica mattina, facendo zapping ho visto su un canale evangelico un tizio ipnotico, dal fisico possente che parlava alla sua congregazione. E c'era qualcosa in lui, uno stile di performance da rock star che mi ha ispirato per la scena del sermone, che dovevo girare in quei giorni» Outcast è la sua prima serie americana, ma la cosa non lo intimidisce minimamente: «Penso che i set siano uguali un po' dappertutto, alla fine il lavoro è quello. La differenza è solo nel budget e negli orari più pesanti, che non sono il massimo perché io sono un po' pigro. La sfida principale è stato l'accento, ma mi piace fare altri accenti, tanto che ormai credo di aver perso il mio accento naturale. Per fortificare quello americano lo usavo anche quando andato a fare la spesa, forse ho un po' esagerato» e naturalmente l'ultima parte della risposta l'ha detta tutta con un fortissimo accento americano, di quelli alla Woody Harrelson in True Detective per intenderci.

Non si è invece sforzato di cambiare la sua splendida parlata black Reg E. Cathey di The Wire e House of Cards, che sul tema del male ha idee chiarissime: «È più spaventoso aver a che fare con gli esseri umani che con il diavolo: Hitler e gli schiavisti erano del tutto umani. Credo che il diavolo possa starsene su una spiaggia a godersela, perché l'uomo fa benissimo tutto da solo. Io a un certo punto dovevo andare in seminario, poi ho cambiato idea perché ho deciso che mi piaceva troppo il Sesso - e le Droghe e il Rock'n'Roll - quindi credo nella spiritualità ma è l'uomo che ha scritto la Bibbia, il Corano e la Torah. Infatti abbiamo misoginia, omofobia e nel nostro Paese gli schiavisti pensavano di essere dalla parte di Dio. Nella Costituzione americana fino alla fine della Guerra Civile i neri erano considerati umani solo per 3/5». L'attore interpreta in Outcast il capo della polizia di Rome: «Quando Robert [Kirkman] mi ha chiamato - ed è una cosa rara perché di solito faccio audizioni - mi ha detto: "nel fumetto Giles non è molto presente, ma farò in modo che tu abbia più spazio" E di solito a Hollywood quando ti dicono una cosa del genere sono stronzate, ma sentivo che Robert era sincero mentre mi spiegava come pensava di farlo. E poi l'ha fatto davvero, il personaggio è cresciuto, è molto forte, ora è tra i miei ruoli preferiti: ha un passato, una moglie, un cane...» e poi ha aggiunto, quasi sussurrando e scoppiando a ridere, «ed è un "bad motherfucker"».

Cliccate sull'immagine per un video della première romana


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