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Rumore bianco
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Il 2 maggio il mondo della musica e dei media in generale è andato in fibrillazione. Dopo aver generato diversi mesi di attesa per il rilascio del loro nono disco, invece di inviare il classico comunicato stampa con relativa anteprima musicale caricata su YouTube, i Radiohead hanno optato per una strategia piuttosto singolare: cancellare tutto. Dal proprio sito web fino ai profili di tutti i loro social network. La pagina Facebook con 12 milioni di fan è diventata un muro bianco, icona bianca, foto orizzontale bianca, sei anni di post semplicemente smaterializzati. Stesso trattamento per gli account di Twitter ed Instagram. I fan, avvisati dalle implacabili notifiche del singolare cambio di icona, vedendo il vuoto si sono preoccupati e hanno iniziato a postare supposizioni e in poche ore la notizia ha fatto il giro del web e del mondo. Già ma quale notizia? A fare il giro del mondo non è stata una notizia ma l'assenza, il vuoto, il bianco. Naturalmente dopo due giorni in cui i media hanno variamente speculato, con maggiore o minore profondità di sguardo, sull'accaduto, è arrivato un singolo Burn The Witch per anticipare il tanto atteso nono album del gruppo.

Una brillante operazione di marketing orchestrata da un ottimo team di social media manager che dice qualcosa di interessante sui Radiohead - un gruppo che crede molto nella tecnologia fin da quando nel 2007 il loro disco In Rainbows fu messo in vendita sul loro sito sottoposto ad offerta libera - e che racconta anche molto di noi e del costante rumore di fondo dal quale siamo aggrediti. Se i responsabili della comunicazione social dei Radiohead hanno potuto realizzare quello che a prima vista sembra un paradosso, far parlare milioni di persone senza pubblicare una sola riga ed anzi eliminando tutto quanto già pubblicato fino ad oggi, è perché hanno individuato, tra questi blocchi di parole ed immagini che si affastellano come in Tetris nelle nostre bacheche, una breccia, forse l'unica possibile: il silenzio. Un silenzio ostentato, pittorico e minimalista, un vuoto spettacolare, un niente fisico, corporeo, più incisivo di qualsiasi ammasso di pixel. Un vuoto che è riuscito a generare più attenzione di qualsiasi comunicato.

Certo, per essere onesti bisogna dire che gestire profili social che hanno milioni di fan rende possibile monetizzare anche il silenzio e il vuoto, ma un'altra cosa che colpisce in questa operazione è l'adesione del metodo al messaggio. Perché il singolo dei Radiohead accompagnato - o meglio perfettamente espresso per immagini da un video in claymation che riprende "The Wicker Man" (non a caso definito come "Il quarto potere" dei film dell'orrore), racconta proprio una breve ma truce storia che ha molto a che vedere con il silenzio. Quello che accoglie ad esempio alcuni specifici crimini compiuti da varie forme di potere e con la complicità delle masse. Complicità che si esprime spesso anche attraverso il silenzio. O con un eccessivo rumore.

Il mio legame con i Radiohead si è sviluppato a fasi alterne nell'arco degli anni e degli eventi della mia vita. Ascoltarli oggi e avere persino il privilegio di raccontare qualcosa di loro mi fa immensamente piacere. Un piacere che voglio gustarmi fino in fondo proponendo qui sotto sia il video di Burn The Witch, casomai non l'aveste visto, sia il meraviglioso incipit de La donna che canta; una sequenza lenta e sinuosa in cui i movimenti di camera di Denis Villeneuve uniti a You And Whose Army non lasciano scampo.



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