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Know Nothing
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Scena 1. Interno abitazione. Lui siede per terra, sul pavimento di legno della sala. Appoggia al suo fianco un bicchiere. Prende il telecomando, lo aziona, la tv si accende e lui si adagia con la schiena al pouff. Sorseggia dal bicchiere, inizia a guardare, si assopisce.

 

Ho dormito credo per una settimana, o forse anche dieci giorni, di fila. Ogni tanto ho aperto gli occhi, per brevi attimi. Alcune immagini si sono fissate nella mente, brandelli di discorsi, parole, scene. Tutto si è confuso in un'unica marmellata onirica e visiva. Non ricordo e non so più distinguere cosa sia stato sogno, cosa sia stato invece qualcosa che ho visto in tv nei pochi attimi di veglia. Vi scrivo ora dalla camera di un ospedale. Dopo dieci giorni qualcuno si è accorto che qualcosa non andava. Mi sono venuti a prendere, mi hanno portato qui. Ora sto meglio, debole ma lucido. Ancora non è chiaro cosa abbia provocato tutto ciò, se è qualcosa che non gira nella mia testa o qualcosa che ho ingerito. Stanno indagando.


Le ultime immagini prima del Grande Sonno erano quelle di un telegiornale sui tremendi fatti di Bruxelles. Poi ricordo una scena di Gangs of New York. Bill The Butcher, ovvero Daniel Day Lewis, capo della gang dei Nativi, arringava contro i nuovi arrivati: irlandesi, cinesi, tedeschi, italiani. Immigrati. La cosa che non sapevo e che ho scoperto ora che sono andato a fare due ricerche è che quel personaggio è esistito davvero. Non solo: era uno dei leader del partito cosiddetto Know Nothing: chiedevano limiti all'immigrazione, obbligo di letture bibliche, eleggibilità solo per i nati in America. Roba così.
Vi aspettereste che il ricordo successivo sia il faccione di Trump. E invece no. Ricordo la faccia barbuta di Alessandro Meluzzi che scandiva con enfasi frasi condivisibili: "dobbiamo difendere la cultura europea fino a che avremo un filo di fiato". Subito dopo buio. Poi il momento che mi ha turbato di più: la scena di Full Metal Jacket in cui i soldati, stesi sulle loro brande, declamano urlando il Rifleman's Creed, Il Credo del fuciliere. Adesso che sto meglio ho fatto due ricerche: pensavo che fosse un'invenzione filmica, ignorante che sono. E invece è tutto vero. Cito da Wikipedia "Viene insegnato ai marines durante il corso di addestramento per reclute e ci si aspetta che il futuro soldato lo adotti come guida di vita"
Vi riporto qui l'ultimo passo. il più denso. "Davanti a Dio, giuro su questo credo. Io e il mio fucile siamo i difensori del mio paese. Siamo i dominatori del nemico. Siamo i salvatori della mia vita. E così sia, finché la vittoria sia dell'America, e non ci siano più nemici, ma pace. »

Ora sono qui, in questa cameretta d'ospedale, spoglia ma tutto sommato accogliente. Sto cercando di mettere insieme questi pezzi, questo blob malato e allucinato. Mi sono convinto - e non so se questo sia ancora un sintomo del disturbo o un segno della guarigione - che un po' come in quei giochi enigmistici illustrati, questi punti sfuocati vadano uniti da linee per mostrare una figura risultante. I dottori mi dicono di riposare, di non pensarci. Ma io mi domando come mai, nella ridda di immagini e parole che mi hanno invaso mentre giacevo in narcolessia su quel pavimento davanti a una televisione che per dieci giorni mi ha vomitato addosso tutta la programmazione, siano rimaste proprio e solo quelle immagini.
Come forse molti di voi, sono figlio della Nuova Hollywood. Quel momento magico in cui il potere dei registi prese la meglio su quello degli studios. Più o meno tutto ciò che sta tra Easy Rider e il disastroso flop di I cancelli del cielo. In mezzo il cinema di Cimino, Altman, Coppola, Scorsese (appunto). Solo per dirne alcuni. Un cinema del sospetto, ben poco patriottico: un cinema che attaccava l'ordine e il potere. Che metteva in dubbio che i cowboy fossero quelli buoni. Che ribaltava le prospettive e faceva a pezzi le mitologie dell'Occidente, a partire dal sogno americano.
Eppure ora che l'autorevole Meluzzi (che - scopro - ha militato praticamente in ogni partito dell'arco costituzionale. E io che pensavo solo che fosse uno psichiatra prestato alla tv, ignorante che sono) mi dice che bisogna difendere i nostri valori, sono d'accordo. Come no. Ma quali sono i nostri valori? E con che fucile li dobbiamo difendere? E se i nostri valori sono la libertà, l'eguaglianza e la fraternità, se li abbiamo scelti perché riteniamo che essi ci facciano vivere meglio, non dovrebbero essere essi stessi la nostra arma? Perché nessuno dice che quei valori non sono un obbligo ma una scelta che si rinnova? Perché non mostriamo che grazie a loro stiamo meglio? Ma stiamo davvero meglio?
Oddio, sento che sto per addormentarmi di nuovo. Know nothing.

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