Appena uscito dalla visione di Suffragette di Sarah Gavron. Un film che tratta un tema delicato e assai importante non solo per la storia inglese ma anche e sopratutto per quella mondiale. Un film puramente al femminile ma non femminista, elemento fondamentale ed estremamente intelligente della pellicola. A emergere non sono tanto gli avvenimenti storici che smuovono le coscienze dei governi dell'epoca quanto il valore che la regista dà all'importanza della lotta per l'ottenimento di un ideale, qualunque esso sia. Never give up, frase abusata e abbastanza fastidiosa da sentire. Nonostante la semplicità con la quale viene usata, Suffragette evidenzia bene il dramma delle donne e il desiderio/necessità di far valere i propri diritti, perché di diritti stiamo parlando. Quest'aspetto è reso molto bene e ho trovato interessante il fatto di concludere il film quando ancora le donne non avevano ottenuto il diritto di voto. Sarebbe stato mieloso e stucchevole una conclusione "felice" e soddisfacente, volta a dare totale giustizia alla causa delle donne. La Gavron fa un buona scelta, una risoluzione forse deboluccia ma sicuramente meglio di un happy ending assolutamente fuori luogo. La regia è buona, non offre accorgimenti particolarmente memorabili ma fa il necessario. Ottimi invece i costumi, la ricostruzione della Londra dei primi del '900 e la fotografia fredda che ben rievoca l'epoca storica di rifermento.
A non brillare sono probabilmente le mancate caratterizzazioni di certi personaggi, vuoi o no importanti. Il marito Georgie ad un certo punto scompare senza che si sappia che fine abbia fatto. Il personaggio di Samuel West compare in due misere scene e facciamo quasi fatica a vederlo chiaramente in faccia. Il marito di Edith, Hugh, è forse l'unico personaggio maschile a essere dalla parte delle suffragette, aiuta la moglie, la segue in ogni avventura e la salva da una possibile morte; un personaggio non fondamentale ma necessario in una storia al femminile. Infine il detective Steed, interpretato alla grande da Brendan Gleeson, non ha il giusto approfondimento che meriterebbe. Avrei preferito che fosse l'altra faccia della medaglia, una sorta di alter ego di Maud, un personaggio incisivo ed invece si mantiene sempre entro i limiti pattuiti da una sceneggiatura non perfetta. Inoltre la protagonista è poco convincente nella sua parte di donna combattiva e sofferente, Carey Mulligan è un'attrice a mio avviso detestabile, scelta poco azzeccata. Peccato perché poteva offrire di più. Nel complesso un bel film che fa riflettere. Uomini e donne meritano gli stessi diritti, nessuna distinzione. Voto 7.5
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