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"The Hateful Eight"... riflessioni, ripensamenti, incertezza.
di rocky85
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Mentre scorrono i titoli di coda, sulle note di Ray Orbison, mi affretto ad uscire dalla sala ancora buia con la voglia irrefrenabile di accendermi una sigaretta. Raramente mi è capitato, di solito preferisco restarmene seduto a leggere i titoli e a pensare tra me e me al film che ho appena visto. Stavolta mi alzo un pò infastidito, esausto, confuso. Esco, accendo la sigaretta e la divoro quasi famelicamente. Ascolto i vari pareri quasi estraniato, senza commentare. C'è chi grida al capolavoro, e c'è chi invece con l'infallibile snobismo che lo contraddistingue, si espone con un "non mi è piaciuto per niente". Al ritorno in auto, continuo a tacere sul film preferendo parlare di altro, magari dellìallenamento fatto poche ore prima, del nostro mister che ci ha concesso di andarcene dieci minuti prima proprio per andare a vedere il film.

Solo ora, qui nella mia stanza, dopo aver letto varie altre recensioni, provo a parlare del film. Film che continua a lasciarmi perplesso, impossibilitandomi a scriverne una recensione e a dare un voto che non sia suscettibile di ripensamenti. Beh, effetto decisamente inusuale dopo la visione di un film. E ancora non capisco se sia un bene o un male.

Stupore, coinvolgimento, passione, delusione, poi ancora stupore, poi rilassamento, poi ancora delusione. Infine, stanchezza totale. E confusione. E' il mix impazzito di emozioni che provoca la visione di The Hateful Eight, bombardamento emotivo allo stato puro. Insomma, è Tarantino al 100%, prendere o lasciare.

Ci sono momenti di cinema di impressionante potenza visiva. Penso all'incipit, sulle note della colonna sonora morriconiana che (lo ammetto), non è proprio quello che mi ha aspettavo ma è comunque mirabile, una partitura elaborata e poliedrica, che rimanda alla memoria musiche quali quella di La classe operaia va in paradiso, ad esempio, o La cosa di Carpenter, con il quale il film ha molte analogie (e del resto, a quanto leggo, alcuni brani sono presi proprio da quel film, per il quale il maestro aveva curato la colonna sonora). O ancora alla sequenza con la quale Tarantino ci mostra, al ralenty, l'avanzare della carrozza e l'affannosa corsa dei cavalli (bellissima!). O ancora la sequenza nella quale fa capolino la bellissima canzone dei White Stripes Apple Blossom. E poi c'è una Jennifer Jason Leigh straordinaria in ogni sua apparizione, con quel bel faccino pronto a sputare sangue o merda su chiunque non le vada a genio (P.S. Si riconferma una certa misoginia nel suo personaggio, o è forse il contrario? bohhh). Il sangue, stavolta, fuoriesce quando deve uscire, insomma non è, come in Django Unchained, a volte fuoriposto. Il discorso sulla Guerra Civile Americana, che ha diviso e continua a dividere una Nazione intera, è necessario e affrontato giustamente.

E allora, cosa c'è che non va? Secondo me stavolta Quentin ha toppato su quello che è il suo marchio di fabbrica. I dialoghi. Lunghissimi, estenuanti, a volte fastidiosi. Raccogliere quasi tre ore all'interno di un'unica ambientazione, e parlare, parlare, parlare (a volte in modi estremamente forbiti, cosa che mal si addice a uomini ignoranti come quelli del West) è davvero troppo, anche per lo spettatore più paziente, quale in genere mi ritengo io.

Forse è l'amore viscerale che provo per Quentin a farmi restare ancora interdetto. Purtroppo, quando si ama alla follia un regista, un cantautore, un calciatore, non si può evitare di rimarcare quando questi sbaglia un film, una canzone, un assist decisivo. Quentin sbaglia per eccesso, il che non è eccessivamente un male. Ma resta un retrogusto amaro.

Film ipercitazionista, del suo cinema e di quello altrui. Ti tornano in mente Le iene, Bastardi senza gloria, anche Pulp Fiction (l'aneddoto sull'orologio paragonabile all'aneddoto sulla fine del figlio del generale raccontato da Jackson, insomma il gusto per l'assurdo c'è sempre...).

"La giustizia applicata senza assenza di passione corre il rischio di non essere giusta", dice il maggiore Warren. E' una frase sulla quale bisognerebbe discutere e che apre lo sguardo e la mente a una "revisione" necessariamente "morale" dell'opera.

E se fosse un grandissimo film, ma io ancora non me ne sono reso conto?

 

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