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TFF 33: effetto eco.
di ROTOTOM
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Fruire cinque o sei film al giorno con pause ridottissime tra una proiezione e l'altra origina nell'area lobo temporale del fruendo, il curioso effetto eco-cinefilo che solo gli accreditati – e qui ringraziamo la redazione di FilmTV – riescono a percepire. I film cominciano a fondersi l'un l'altro come in una reazione chimica, legandosi per temi comuni, richiami, nomi che ricorrono.
Risulta chiaro come la malattia, la leucemia, sia uno dei leitmotiv più ricorrenti. Almeno tre film l'hanno come motore drammatico su cui montare la storia. E poi, stranieri in terra straniera. Essere in un posto dove non si è amati da nessuno, il borgo chiuso e ostile. Un lavoro? Il falegname. Quattro bambini problematici. Tutti hanno un cane, in un film indie. Cacche di uccello, due. Condomini. Famiglie perdute e ricerca delle radici. Donne incinte. Ragazzini problematici come se piovesse. Gente che vomita. Tette di sfuggita. Poco sesso.  
Soprattutto accostando tra loro i film ci si accorge di una cosa particolare: molti sono portatori di un'idea-una ed attorno ad essa non succede nulla. Film immobili con sguardi lontani dal profilmico, oltre la cornice ontologica del mondo filmico. Là, dove ci sono i bagni del cinema.
Autoriale, si chiama, questo aggrapparsi all'intimo inespresso. Con tutto quello che succede in un qualsiasi film di Shion Sono ci sarebbe materiale per sviluppare un intero festival. Per dire.

 

Giorno 3

 

scena

Phantom Boy (2015): scena

Phantom boy

Festa mobile

Lungometraggio a disegni animati è la storia di Leò un bambino ammalato di leucemia che scopre, nella degenza in ospedale di poter scivolare con la propria “anima” al di fuori del proprio corpo e in maniera cosciente volare ovunque, perlustrando il mondo. Aiuterà con questi poteri un Alex, un poliziotto alla caccia di un pericoloso criminale.

Oddìo, proprio pericoloso non parrebbe vista l'inettitudine con la quale non porta a compimento ogni piano criminoso ma fa tutto parte dello stile del film, con disegni essenziali, fanciulleschi e molto colorato. Lo spunto narrativo è molto forte e si presterebbe ad un film sulla poesia della vita, la retorica dell'esistenza, la vacuità dei desideri umani. Roba che nel film c'è, le domande classiche del da dove e verso dove andiamo ci sono, ma latenti. L'ottica è spostata tutta a favore dell'azione, rifiutando ogni pietismo, e sfruttando appieno i poteri del ragazzino come se fosse diventato il supereroe di un film di genere. I toni dell'hard boiled si fondono con la cultura fumettistica per disegnare, è il caso di dirlo, la parabola di un super cattivo dalla faccia sfigurata ma che, ironia della sorte, non riesce mai a raccontare il perché della propria menomazione.

Ma i toni dell'hard boiled sono contaminati dalla commedia, visto la caratteristica parodistica dei cattivi.

Ma la contaminazione della commedia non riesce appieno. Diverte ma non troppo. Phantom boy è quindi un film che corteggia tanti stili senza amarne veramente nessuno.

Tanti “ma”. Una direzione più chiara della strada da intraprendere sarebbe stata senz'altro d'aiuto ad un film che non delude MA che non affascina completamente.
Voto ***

 

Tom Hiddleston

High Rise (2015): Tom Hiddleston

High-rise

Festa mobile

C'era grande attesa per l'astro nascente della cinematografia inglese Ben Wheatley già noto per alcuni cult movie come Kill list, Killer in viaggio e a Field in England. Essendo il film tratto da il grande scrittore J. G. Ballard autore della novella Condominio, e la presenza del divo del momento, Tom Hiddleston,  High-Rise è il film imperdibile per qualsiasi cinefilo.

E una buona metà del film non delude affatto. Anzi il super condominio che rappresenta una società intera in un mondo ormai destinato all'autoannientamento, è un modello fisico della lotta di classe. I piani bassi contro quelli alti. Plebei arrampicatori sociali che reclamano eguali diritti alla classe dirigente dei piani alti. All'attico, l'Architetto Royal di bianco vestito vive in un eden di pace.

Il film è un'opera di fantascienza distopica ambientata negli anni ‘70 tra basettone, pantaloni a zampa d'elefante e una delle possibili evoluzioni d’architettura futuribile post-seventies se magari un dinosauro nel giurassico non avesse pestato proprio quella farfalla.

Tutto il fascino dello stile retrò, l’asciutezza della messa in scena e la raggelata atmosfera che regna nel palazzo sublima tra feste cool e una manifestazione della decadenza dei padroni in maschera seicentesca. Poi la trama poco a poco si ingarbuglia senza prendere una direzione precisa. 
Splendido dal punto di vista visivo, azzeccato nella caratterizzazione dei personaggi Ben Wheatley si perde purtroppo nella seconda parte. La lotta di classe fusa ad una visione orwelliana che omaggia Brazil, unitamente ad una messa in scena al limite del grottesco tanto da ricordare il Delicatessen di Caro-Jeunet, è francamente troppo. Il film si sparpaglia definitivamente senza controllo rimanendo negli occhi come una rimembranza di un delirio visionario ma smarrendo la forza politica del racconto di Ballard. Peccato.

Voto **1/2

 

scena

Under Electric Clouds (2015): scena

Pod electrichesimi oblakami under electric clouds (Under electric clouds)

Festa mobile

Film russo di Aleksey German Jr. figlio di Aleksey German maestro della cinematografia russa autore del pluricelebrato Hard to be a god . Il film è una potente riflessione sullo stato della Russia dopo la disgregazione dell'Urss. Diviso in sette capitoli, racconta la perdita di identità del popolo russo che senza più punti di riferimento si sente gente straniera in terra straniera. Personaggi che scompaiono e ritornano, si intrecciano i capitoli tra di loro mostrando senza la gabbia della continuità temporale imposta dal racconto, l'evolversi dei loro destini. Il passato viene cancellato, la tradizione della cultura russa abbattuta dell'avanzare della globalizzazione nella quale l'uomo non ha valore e il cui destino è affidato ad un attimo nel quale può finire tutto. Anche finire sotto i cingoli di una ruspa per una banale scivolata. Abbacinante nella forma che si fa contenuto, raggelato in una fotografia livida da teatro morente della natura umana, Under electric clouds (Titolo internazionale) è uno dei migliori film visti a Torino. Un'opera densa, compatta, lucida e di grandissimo impatto emotivo che ha il pregio di crescere esponenzialmente nel cuore di chi guarda anche giorni dopo la visione.

Voto ****

 

Love & peace

After hours

Ed ecco il terzo film di Shion Sono. Del regista giapponese abbiamo già parlato in abbondanza ma nonostante questo si riesce sempre ad aggiungere qualcosa in più nel momento in cui si guarda l'ennesimo film diverso, folle, contagioso, caratteristica della sua produzione.
Love & Peace è il suo film natalizio. Una favola sulla magia del Natale trasformata dalla lente deformante di Sono in un capolavoro di musica, follia, critica del successo e dei suoi meccanismi, il tutto intriso della consueta poetica degli ultimi, sulla scala sociale, i quali rappresentano la parte buona che sostiene i sogni. Non a caso questi rifiuti della società vivono nelle fogne.
La scalata al successo di un mite impiegato che sogna di diventare rock star è avverato dall’acquisto di una piccola tartaruga portafortuna di nome Pikadon, nome presto dal nome giapponese della bomba atomica.
Se la sinossi sembra surreale bisogna vedere il film per accorgersi che quanto si poteva immaginare non scalfisce neppure la portata del surreale di Shion Sono. Love & Peace è un film variegato, sorprendente, dal ritmo travolgente ed estremamente divertente. Bisogna entrare nell’ottica della società giapponese, che ha riti e feticci incomprensibili per gli occidentali. Storia d’amore, di scalata al successo, di animali mutanti, delirio di onnipotenza e musica. La canzone che dà il titolo al film è rimasto un tormentone nella testa di chi ha visto il film. Era la hit nelle strade di Torino.

Voto  ****

 

 

Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier

Evolution (2015): Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier

Evolution

After hours
Su un’isola un isolato villaggio ospita solo madri giovani che hanno solo figli maschi. Legate atavicamente ai riti del mare vivono la vita in completa simbiosi con la natura dell’elemento marino. In realtà l’isolamento ha prodotto una variazione dell’evoluzione umana fondendo di fatto il destino del mare con quello delle madri, ad esso devoto.

Film seducente, dal ritmo elegantemente contenuto, algido nella messa in scena. L’ombra metafisica si scioglie sugli sguardi dei bambini che scoprono di essere diversi da come si aspettano mentre in un misterioso ospedale vengono ricoverati per misteriose malattie.
Quello che sembra un film sulla natura con tratti documentaristici si rivela invece tutt’altro. Una fantascienza disturbante che si dipana tra i corridoi silenziosi dell’ospedale, ritratto in completa opposizione alla vitalità del mare. Lavoro molto buono su fotografia e senso dell’inquadratura per generare un costante senso di disagio, mentre fa capolino una rimembranza cronemberghiana nella mutazione del rapporto madre-figlio ed essere umano-natura. Se il film ha un difetto nel non imporre con decisione la virata fanta-horror rimanendo in un limbo percettivo debole, il pregio del film è di sorprendere spiazzando lo spettatore con il ribaltamento di quella che è la percezione iniziale della vicenda oltre alla ricerca fatta sulle immagini, con la quale la regista Lucile Hadzihalilovic riesce a fare a meno dei dialoghi (già rarefatti) riuscendo a comunicare solo con il linguaggio cinematografico. E questo non è poco.
Voto ***1/2

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