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33° TFF - giorni 1&2 - I PRIMI TITOLI DEL CONCORSO - ALAN, 2 FILM, 1 CAPOLAVORO SPLATTER, MADONNA E LA NOTTE HORROR
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GIORNO 1:

Nel mio primo giorno torinese affronto la programmazione che il cinema Classico riserva alla press: in concorso l'americano indipendente GOD BLESS THE CHILD, potente quando riesce a catturare espressività e sguardi naturali di un gruppo di quattro fratelli intenti a vivere la giornata mentre la madre li ha letteralmente abbandonati. Sempre in Convorso, l'italiano MIA MADRE FA L'ATTRICE è il nuovo capitolo che il brillante documentarista mario balsamo fa della sua vita, dei suoi problemi, questa volta soprattutto di intesa e comunicazione con l'eccentrica madre con un passato da promessa del cinema. Chiudo per Festa Mobile con l'intenso biopic italiano sulla poetessa Antonia Pozzi, un film molto riuscito di Ferdinando Cito Filomarino.

locandina

God Bless the Child (2015): locandina 

33° TFF - CONCORSO

Una famiglia numerosa dell'America di oggi, dove il sogno del successo ha lasciato spazio al realismo del sopravvivere restando uniti difendendosi dalle avversità del mondo fuori. In un cortile scalcinato di una tipica casa di periferia, piano interrato e pareti prefabbricate, uno ad uno scorgiamo quattro fratelli bambini di ogni età, che si ritrovano da soli dopo che la madre fugge in macchina sgommando, sorda ai richiami del più sveglio e scalmanato del gruppo che le ricorda, invano, che deve comprare loro il latte. A casa ad accudirli, oltre a due pazienti cani bastardi che sopportano rassegnati ogni piccola grande tortura inflitta loro, una sorella teenagers accudisce distrattamente, ma non senza amore, le quattro piccole pesti in una giornata tipica spesa tra gioco, sommaria cura dell'igiene personale (oltre che dei due poveri cani), televisione, gita al parco e scherzi o crucci, sfide tra maschietti, con e senza guantoni da box. 

I figli di uno dei due registi si pongono davanti alla macchina da presa con una naturalezza sconcertante e recitano loro stessi, una vita non molto differente da uella di tutti i giorni, e ci raccontano, lasciandosi vivere normalmente, una giornata come tante, ad aspettare una madre che alla fine si rifà viva, ma è come se non ci fosse come lungo tutta la loro giornata.

Un film non film, senza una vera sceneggiatura, che riprende la vita e cattura (è quella la vera forza della pellicola) stati emotivi ed espressioni delle quattro piccole pesti che sono a dir poco straordinari. 

Si può forse non a torto non considerarlo un vero film, perché di certo non è un documentario, ma non raccontando una vicenda vera e propria se non il corso di una giornata di vita vissuta, nemmeno un film di narrazione.

"God bless the child" è un film sulla famiglia, allargata ma unita e solidale, sul sentimento di maternità che coglie, per forza di cose e prematuramente, una sorella costretta dalle circostanze a fare da madre ai suoi quattro fratelli o fratellastri. 

Un film piccolo ma a tratti potente nel saper catturare indizi emotivi e sensazioni dagli sguardi estremamente espressivi di piccoli esseri viventi che vedono la vita con la positività e l'ottimismo di un viaggio avventuroso che si spinge ben oltre la squallida e poco promettente realtà che li circonda e li inghiotte inesorabilmente.

VOTO ***


locandina

Mia madre fa l'attrice (2015): locandina 

33° TFF - CONCORSO

Silvana Stefanini fu comparsa avvenente e attrice di piccoli camei in qualche produzione italiana ormai dimenticata. poi un matrimonio poco più che ventenne le fece tramontare definitivamente l'idea di cinema e i sogni di divismo che il mondo del set spesso inculca ingannevolmente in testa a chi vi si trova catapultato dentro.

Mario Balsamo, brillante ed ironico documentarista, piuttosto avvezzo o comunque non nuovo a parlarci di sé e della propria vita privata anche intima (in Noi non siamo come james Bond affrontò con sfrontatezza e sarcasmo un argomento serio e drammatico come lo è il combattere una grave malattia che spesso non lascia scampo), ci parla della madre, del rapporto di incontro-scontro che ha sempre caratterizzato i loro momenti di vita in comune, peraltro assai rari. 

Una madre bizzarra che forse ha visto nel figlio unico l'elemento che le ha ostruito definitivamente, ancora più del matrimonio, l'avvio di una carriera da star; un figlio che ha patito sempre l'insofferenza ed in carattere fiero e duro di una donna tutt'altro che arrendevole e dal comportamento tradizionale e ritroso.

Il regista con "Mia madre fa l'attrice" gira un fiilm nel film, che riprende una intervista lontana un ventennio alla madre, mentre si progettsva la realizzazione del film che ora stiamo vedendo, e mentre i due intraprendono un viaggio, un road movie che alterna le tappe salienti di un'Italia della giovinezza materna e il viaggio ideale in un paradiso italico fotografato da un colore caldo e accogliente di un paradiso naturale tutto vegetazione e amene strade e sentieri nel verde.

Il film evita completamente patetismi e smancerie per mantenersi sull'ironia e sul realismo di un rapporto contraddittorio tra due persone che si vogliono bene pur rendendosi conto di non vivere reciprocamente bene assieme.

Esilaranti le prove che il figlio fa fare alla madre nell'ipotetica realizzzazione di un remake del film più celebre della Stefanini, all'epoca impegnata in una piccola ma non irrilevante parte in un film con Rossano Brazzi. 

Un viaggio nella memoria di una vita che ha fornito delle opportunità o regalato l'avventura della realizzazione di un sogno, poi svanito quando il raziocinio e la concretezza del vivere quotidiano subentrano a farti propendere per scegliere la via più tradizionale rispetto a quella più pittoresca e rischiosa. In questo senso bella ed efficace l'idea del doppio road movie, quello verso la Toscana e il nord italia delle vacanze con figlio e marito al Casinò di Saint Vincent, e parallelamente il viaggio, sempre in Fulvia, tra i sentieri tortuosi ed ameni di un giardino senza fine, irreale e magico come i sogni che spesso il mondo del cinema regala con prodigalità, ma altrettando velocemente si riprende indietro lasciandoci soli ad affrontare la cupa e poco avvenente realtà di tutti i giorni. 

VOTO ***1/2

locandina

Antonia (2015): locandina 

33° TFF - FESTA MOBILE

La vita breve della poetessa infelice Antonia Pozzi nei primi decenni di un '900 nella Milano aristocratica e agiata, costituisce il primo interessante e molto accurato lungometraggio di Ferdinando Cito Filomarino.

E' noto che la tristezza, i problemi emotivi e il mancato appagamento dei propri istinti e delle proprie attitudini costituiscono spesso il presupposto necessario ed indispensabile, la linfa e la drammatica vena ispiratrice da cui nascono e traggono spunto le migliori prove artistiche e letterararie, ove la mente umana sembrerebbe invece non essere i ngrado di rappresentarle se i sentimenti anzichè anelarli li si stesse vivendo. 

Antonia Pozzi, aristocratica figlia di un celebre avvocato e di una nobildonna milanese, vive con struggimento il mancato trasporto amoroso che la sua situazione familiare le crea quando la si scopre fortemente attratta dal proprio professore di greco al liceo. 

L'infelicità di fondo, dura da sopportare e nemmeno superabile con il contributo di qualche amicizia intima molto forte, nemmeno contrastabile od allontanabile con la passione per la montagna e le arrampicate sui tratti rocciosi, creerà vortici e fitte di dolore insopportabili, irrecuperabili che indussero la Pozzi a diversi tentativi di suicidio, fino a quello estremo che le tolse la vita, a soli ventisei anni. Nel suo scritto di addio parole dure, durissime di disperazione che non lasciano dubbi sulla responsabilità dei genitori nei confronti della genesi del gesto estremo compiuto dalla giovane donna, rea di non aver saputo sopportare di vivere senza anche solo una lontana ipotesi di poter amare ed essere amata dalla persona prescelta e desiderata più di ogni altra. 

Il film ripercorre le tappe di una mancata realizzazione affettiva e la frustrazione di un dolore inaccettabile che nutre la poetessa dell'ispirazione più sublime, ma uccide nemmeno troppo lentamente l'essere vivente che vive per il raggiungimento di un appagamento amoroso apparentemente inconciliabile.

Una accurata rappresentazione d'apoca, la scelta di volti "antichi" molto pertinenti con l'idea che ormai ci facciamo di un passato ormai lontano, sono elementi che contribuiscono a rendere  molto interessante questa cine biografia dai toni drammatici e tuttavia vitali e comprensibilmente appassionanti.

VOTO ***1/2

 

GIORNO 2: UNA GIORNATA NON BASTA!! CINEMA+MADONNA+NOTTE HORROR

The Dressmaker segna il ritorno in grande stile di Jocelyn Moorhouse, regista australiana da tempo inattiva in regia e di cui si temeva un ritorno con un fiacco melofìdramma tutto star r melassa: tutto il contrario!

The Idealist è un thriller molto costruito e un pò freddo che indaga su un vergognoso caso di insabbiamento di notizie inerenti un carico nucleare perdutosi tra i mari ghiacciati della Groenlandia. 

Tag è un nuovo capolavoro (horror) del prolifico Sion Sono: spettacolo visivo e lezione di scrittura di una sceneggiatura.

MADONNA è in concerto in questi giorni col suo REBEL HEART TOUR 2015; pausa cinematografica che ci costa due ore di attesa in piedi al gelo: ma poi lo spettacolone tutto videoclip e balletti scatenati ed acrobatici è davvero esaltante e la star, in forma come una venticinquenne, è simpatica, sboccata e disanmante come la pretendiamo da circa trent'anni.

Il ritardo dello show della diva non ci impedisce di partecipare alla NOTTE HORROR, maratona di tre film con intermezzi a base di caffè, bibite e soprattutto croissant che risulta un successone di pubblico, presente in sala fino alle 5,40.

Le ore non bastano, siamo già al terzo giorno e non ce ne rendiamo conto.


locandina

The Dressmaker - Il diavolo è tornato (2015): locandina

 

33 TFF - FESTA MOBILE

Oltre al diavolo è  tornata pure a farsi guardare la regista australiana Jocelyn Moorhouse, apprezzata per l'intimo Proof...un po' meno per quella manciata di film sentimentali sin troppo melodrammatici con cast all star e dive che ha caratterizzato la sua avventura cinefila americana negli anni '90. "Sono tornata, bastardi", avvisa, anzi tuona minacciosa con fare da donna dura Kate Winslet rivolgendosi verso un panorama pittoresco e da Far West di un'Australia selvaggia affascinante, ma pure isolatissima, nel bene come nel male, dalla civiltà.

 Una sarta di classe torna nel suo paese natio dopo che un fatto delittuoso la vide coinvolta da bambina in prima persona. Trova una madre distrutta che sopravvive nella sporcizia ed una serie di compaesani abbruttiti dalle circostanze di quel luogo pittoresco ma anche soffocante. 

Succederà  una rivuzione, con epicentro i i costumi e i vestiti con cui la sarta saprà  rivestire tutto l'abitato, ma anche far venire alla luce i veri fatti che la videro implicata come unica colpevole di uno spiacevole episodio di bullismo tra ragazzi. 

Kate Winslet è  l'anima del film e brava più  di sempre. Judy Davis da Oscar nel ruolo di una madre meno rincoglionita di quanto sembri ed il film ha toni funerei e asdieme gioiosi e brillanti che riesce a farsi apprezzare quai unanimemente. Hugo Weavong, poliziotto en travesti torna in zona "Priscilla" ed è  strepitoso. Liam Hemsworth fa sognare donne e non solo.

VOTO ***1/2


locandina

The Idealist (2015): locandina

 

33 TFF - FESTA MOBILE

Opera prima della danese Christina Rosendahl, il film-inchiesta parte da una indagine di routine che occupa un dinamico giornalista radiofonico danese, che attraverso ciò  si imbatte, quasi per caso, in un segreto di stato inerente la caduta, nel gennaio del '68, ovvero vent'anni prima (siamo a fine anni '80) di un aereo statunitense carico di materiale atomico/radioattivo nei pressi di una costa groenlandese appartenente alla Danimarca, abitata da esquimesi e da pescatori. 

La popolazione viene controllata, dopo l'incidente, con mezzi poco efficaci ed il fatto insabbiato, messi a tacere, mentre una popolazione di gente semplice nascosta dalla invadenza dei media, inizia a morire e a riempirsi il corpo di piaghe purulente.. Nel mentre le forze americane restano in zona alla ricerca di un probabile ordigno nucleare, o parte di esso, che si ritiene possa essere caduto in mare, pronto ad inquinare mortalmente coste ed esseri viventi.

L'inchiesta dell'indomito giornalista mette in pericolo equilibri politici tra due nazioni e tra Europa e Usa e rappresenta una grave minaccia per esponenti politici di spicco sia danesi che americani; per questo motivo la  tenace lotta del giornalista, volta alla ricerca della verità, subisce ogni tipo di boicottaggio. 

Teso e a tratti concitato, al buon film opera prima manca un po' di pathos, e rimane freddo e gelido nella intransigente ricerca del suo tenace protagonista. Freddezza nordica che garantisce una lucidità da teorema per l'esposizione dei fatti, ma procura un certo distacco in risposta da parte di una buona parte degli spettatori.

VOTO ***


locandina

Tag (2015): locandina

 

33 TFF - AFTER HOURS

Meraviglia Sion Sono!! In un 2015 fittissimo di regie (ne contiamo almeno 5, di cui ben 3 qui a Torino e uno stupendo fantascientifico vintage visto a Roma, il gran regista nipponico ci sorprende ed incanta con un apparentemente piccolo horror alla Takeshi Miike (prolificissimo e folle pure lui) che, prendendo spunto da un videogioco, filosofeggia sulle incognite esistenziali, sui ruoli preordinati a cui spesso ci relega il nostro posto sulla Terra. E ci presenta una minaccia superiore e senza volto che si accanisce, prima sotto forma di vento assassino, poi nella persona di un gruppo di docenti killer, poi ancora in un burattinaio che si diverte a giocare con persone che al suo cospetto diventano delle pedine - ai danni di una comunità  scolare di sole ragazze vestite tutte in modo identico, vezzose e sexy come lolite fuori tempo massimo. 

scena

Tag (2015): scena

 

Una protagonista una e trina che si immola come una trinità  pagana e si sacrifica per scongiurare le stragi che ha già  vissuto, salvandosi miracolosamente, ma non per caso, dalla mattanza. Siono gira magnificamente  un film "in corsa" perenne, con riprese dall'alto e in volo che mettono i brividi e racconta una storia assurda, impossibile e pure divertente la cui scrittura (complessa ma lucidissima) è  un esempio mirabile di abilita' fuori del comune a saper raccontare e sviluppare una vicenda basandosi su un semplice accattivante appiglio narrativo. 

Musiche concitate da thriller classico sostengono una trama folle dai tratti anche lynchani (le personalità  multiple come in Lost Highway") e il pulp tarantiniano (le prof sexy ed assassine come La Sposa). Una magia visiva di un manga scurrile contaminato da attimi di poesia pura, da nuvole soffici di  candide piume bianche che diventano vermiglie al contatto col sangue che qui scorre a fiumi. Una meraviglia, una emozione che dura 85 minuti. Imperdibile se ci si vuole emozionare.

VOTO *****

 

NOTTE HORROR: Tre sono i film che la compongono:

THE DEVIL'S CANDY, interessante horror molto metal e hard rock, vicenda accattivante e ben girata incentrata su una famiglia che, acquistando la casa dei sogni, deve fare i conti col figlio matto dei precedenti proprietari. E siccome il figlio è interpretato dal gigantesco (in diverse accezioni) Pruit Taylor Vince, attore dagli occhi mobili e tremolanti, psicopatico per eccellenza che sa inquietare anche solo a fissarne le pupille instabili, il risultato di creare spavento e tensione è garantito.

Peccato per quel finalissimo troppo consolatorio che si perde in un dejà vu un pò imbarazzante e buonista, decisamente fuori luogo dopo la cattiveria sprigionata e condita in salsa metallara.

VOTO ***

THE HALLOW ha dalla sua il mito  terrorizzante del bosco e delle creature misteriose che lo popolano: la vicenda, tutt'altro che nuova, si carica di scenografie spettacolari delle foreste irlandesi, ma poi il film si perde per strada citandone, più o meno pertinentemente, altri che tuttavia lo surclassano (The descent di Neil Marshall su tutti)

VOTO **1/2

 

FEBRUARY, diretto dal figlio di Anthony Perkins, Osgood, qui al suo esordio dietro la macchina da presa, è probabilmente il più ambizioso dei tre film del ciclo, e, almeno all'inizio il più promettente per atmosfere e presa emotiva. 

la vicenda oscura e complessa del rapporto tra due ragazze costrette dalle circostanze avverse ad attendere un giorno in più i genitori che non si sono presentati a prenderle al college nel periodo che precede le vacanze invernali, mette in moto un labirinto di situazioni macabre ed orrorifiche che ci sarebbe piaciuto avesse avuto una svolta un pò più convincente e suggestiva della solita virata sul satanico.

VOTO **

Al di là del valore delle pellicole, comunque interessante, Notte Horror risulta un successo sia per l'organizzazione, brillante con la sua colazione precoce a base di croissant caldi, sia per l'elevata affluenza di pubblico in sala, che resiste quasi tutto stoicamsnte fino alle 5,40 di mattina.

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