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Günter la blatta
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Günter Schabowski, chi era costui ? Totalmente sconosciuto per chi scrive, il suo operato è stato oggetto, alla data della sua morte avvenuta il giorno di ognissanti, di un articolo di Andrea Tarquini sulla Repubblica del 2 novembre 2015.

Schabowski nacque il 4 gennaio 1929 ad Anklam, Pomerania e, dopo aver studiato giornalismo a Lipsia ed essere stato redattore di una rivista sindacale, divenne negli anni 50’ membro del Partito di Unità Socialista (SED.), egemone ed onnipotente nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Nel 1978 fu nominato direttore del giornale “Neues Deutschland” (Nuova Germania), organo ufficiale del partito; rimase fino al 1985 quando divenne membro del Politburo (comitato centrale del Partito, termine di origine russa) e membro della Camera del Popolo. Nel corso degli 80’ la sua scalata inarrestabile lo portò a sfiorare i vertici dell’apparato burocratico e politico che governava la Germania Orientale (all’epoca il leader era l’apparentemente “immortale” Segretario Generale Eric Honecker).

 (dall’articolo di Andrea Tarquini – La Repubblica – 2 novembre 2015)

““C’è chi diventa eroe per scelta, chi perché ce lo porta la Storia, chi per banale coincidenza o errore. Il più importante “eroe per caso” del nostro tempo è venuto a mancare ieri: Günter Shabowski, l’alto funzionario del regime comunista tedesco-orientale che in quella sera indimenticabile del 9 novembre 1989 annunciò l’apertura delle frontiere, e indirettamente fece crollare il “Muro della Vergogna”, è morto ieri dopo lunga malattia a Berlino. Schabe, la blatta, il soprannome poco glorioso da insetto molesto con cui lo chiamavano i giornalisti di tutto il mondo (lui si rivolgeva loro definendoli tutti “compagni”), aveva alle spalle un carriera esemplare da gerarca rosso, non si era mai distinto tra i pochi che osavano chiedere riforme. Ma quella sera, chi sa se per totale inconsapevolezza, o forse per disperato spirito d’improvvisazione, si riscattò davanti alla Storia.””  

 

La foto sopra lo ritrae nella sua attività di portavoce ufficiale del partito in quel fatidico 1989 e permette di analizzarne sommariamente la figura: l’aspetto da travet orwelliano dell’occulto potere totalizzante e delatorio dalla DDR viene esaltato dalla fotografia in bianco e nero, e dagli abiti (che si immaginano di colore grigio). La sua mano destra, in posizione ad artiglio, appare enorme ed in posa antitetica all’apparente mellifluità e rilassatezza del braccio appoggiato sulla poltrona della sala stampa. L’atteggiamento del corpo (e dell’altra mano appoggiata in grembo) suggeriscono una cesura nella sua attività oratoria, anche noia magari, seppur il viso, atteggiato in un semi-ghigno guardingo, e lo sguardo traverso ne tradiscono la pericolosità intrinseca. La scrittrice Christa Wolf (fonte: Wikipedia England) definiva Shabowki “uno dei peggiori politici della Germania dell’Est” e che trovarsi di fronte a lui “faceva paura”.

“”Il Politburo […] aveva appena terminato la riunione più tempestosa della sua vita: esodo di massa dalla frontiera ungherese aperta, milioni in piazza ogni giorno inneggiando a Gorbaciov, alle riforme, alla rivoluzione polacca, economia allo stremo. Il regime alle porte decise segnali d’apertura. Toccò a Shabowski […] affrontare la stampa mondiale: “Abbiamo deciso un nuovo regolamento sui viaggi all’estero”, disse col suo rude accento berlinese. Toccò ad un italiano, il collega Riccardo Ehrman allora corrispondente dell’Ansa a Berlino est, fargli da deuteragonista (secondo “attore”) geniale: “Scusi, da quando ?”.

Il re fu nudo. Schabowski fu colto di sorpresa, nessuno lo aveva preparato a una simile domanda. Ci pensò, e rispose: “Da subito”.

La notizia fece il giro del mondo senza internet. A centinaia di migliaia, i berlinesi dell’est si ammassarono lungo i punti di passaggio del Muro. Chiedendo di passare a Berlino libera, “non potete fermarci, lo ha deciso il Partito”, gridavano ai Vopos (contrazione di “Volkspolizei, la Polizia Popolare della DDR). Situazione di minuto in minuto più pericolosa, alla fine il comandante delle guardie di frontiera a Bornholmerstrasse decise di aprire per evitare il peggio. Dopo 28 anni, la frontiera più odiata del mondo era caduta senza sangue””

 (Dal sito della BBC UK)

 “”Hans Modrow era un riformatore comunista ispirato dal modello Gorbaciov. Fu nominato membro del Politburo della Germania dell’Est nel momento in cui i leaders provavano ad affrontare la istanze di cambiamento che percorrevano il paese. Ma come ultimo arrivato la sua opinione contava poco. Lui ricorda una agitata discussione sulle restrizioni di viaggio, le leggi che impedivano a molti tedeschi dell’est di lasciare il paese e che avevano provocato il malcontento popolare. Alla fine furono varate una nuova serie di regole che avrebbero reso più semplici i viaggi all’estero dei cittadini. […] L’intenzione era di annunciare i cambiamenti durante le notte ed introdurre gradualmente le nuove regole. Invece uno dei membri del Politburo, Günter Shabowski, tirò fuori i nuovi piani durante una conferenza stampa televisiva e completò il suo errore aggiungendo che le nuove regole sarebbero entrate in vigore da subito. […] L’ordine (invece) era di non diffondere la notizia prima della 04.00 di mattina. Ma Mr. Shabowski non ne prese atto. E lui fu così arrogante e sicuro di se. “Noi non avevamo idea di quello che stava accadendo”, dice Modrow””.

 

 

(dall’articolo di Andrea Tarquini – La Repubblica – 2 novembre 2015)

 “”Merito del compagno Günter, o suo errore da impreparazione ? Da allora la domanda ha diviso la Germania e continuerà a farlo. Prima, all’apice della forza del regime, lui fu gerarca temuto: […] capace di censurare anche i “partiti fratelli” polacco ed ungherese troppo spinti nel dialogo con l’opposizione. A inizio autunno 1989 fece persino irruzione, con gli agenti, in una riunione di attori di teatro critici denunciandoli come “nemici di classe”, il peggior reato nella DDR””

 La risposta sulle sue azioni potrebbe essere trovata nella, immancabile, carica grottesca e “ridicola” che tutti i regimi, anche quelli più sanguinari e oscurantisti, hanno in misura variabile espresso, soprattutto per i posteri. Che normalmente rimane circoscritta e non nota ma che in questo caso è esplosa fragorosamente agli occhi del mondo. O forse per la mediocre arroganza di un burocrate arrivista incapace di accettare la propria ignoranza. O probabilmente per calcolo. Merito ultimo, risolutorio e ”pratico”, che però andrebbe sicuramente diviso con Riccardo Ehrman (l’autore dell’innocua domanda) e con l’oscuro comandante della polizia che decise di non far degenerare in un bagno di sangue la situazione alla frontiera.

 “”Poi (Shabowski) cambiò. In pubblico, forse anche nell’animo. A Egon Krenz, ultimo dittatore comunista, che nei mesi di convulsioni finali (dopo averlo espulso dal partito) lo definiva “traditore”, rispose: “stronzo, inutile idiota, la svolta era inevitabile”. Dopo la riunificazione, accettò senza appello la condanna a un anno (arresti domiciliari) come correo nei crimini della DDR, poi tornò giornalista. Per testate dell’ovest. Ed è a berlino Ovest, la mèta proibita cui lui aprì il varco, che a fianco dell’amata moglie russa Irina ha vissuto gli ultimi anni””.

 

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