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A seguito di un'asta (milionaria) a cui hanno partecipato altre tre major la Sony si è aggiudicata i diritti di utilizzazione degli Emoji per produrre un lungometraggio, o più probabilmente una serie di lungometraggi. Questa la notizia offerta in pasto ai cinefili del sito deadline.com. Potrei concludere qui e lasciare direttamente a voi la parola perché possiate, da appassionati della settima arte, esprimervi liberamente. Io potrei, da appassionato di tecnologia, scardinare la notizia inserendo esempi sulla transmedialità contemporanea, mettendo l'accento sul roseo futuro dell'incrocio tra videogame e cinema, ad esempio, legato a doppia mandata all'utilizzo dei nuovi player interattivi che permetteranno narrazioni non lineari con aperture di "sliding doors" in base a scelte operate dagli stessi spettatori, oppure prendere questa notizia come fulgido esempio della vivacità del mercato, del travaso di idee così caratteristico dell'industria media 3.0.

Oppure potrei anche chiedermi che cosa esattamente sia stato oggetto dell'asta milionaria, non trattandosi di una storia ma solo di un pacchetto di immagini che milioni di persone usano gratis ogni giorno. Probabilmente investendo lo stesso quantitativo di denaro, o molto meno, la Sony avrebbe potuto indire un concorso a premi scatenando migliaia di designer per creare uno o più set di emoticon esclusivi con cui creare le proprie storie. Invece no. Niente storia, niente concorso, niente set di emoticon esclusivi, niente designer al lavoro.
La logica del mercato industriale dell'intrattenimento è "questo funziona, io compra". Anche se sicuramente i pensieri e le strategie a monte di questa operazione saranno un po' più fini. Ad esempio, avranno pensato che se avessero indetto un concorso per disegnare delle emoticon avrebbero avuto meno copertura mediatica e quindi meno promozione prima ancora che il film sia stato non dico prodotto ma addirittura pensato. Perché quello che conta oggi è rompere i muri dei social network, intasati da costanti rumori di fondo, ed è più facile spaccarli con notizie al limite del pesce d'aprile. Io non mi pronuncio sul significato cinematografico dell'operazione, anche perché con una operazione simile, l'acquisto dei diritti legati al Lego, il successo è stato planetario. Di sicuro non la trovo un'idea innovativa e creativa, cosa che, con tutta l'intelligenza collettiva che c'è in giro, dispiace.

Qui sotto una video sorpresa. Perché qualcuno a fare un cortometraggio con gli Emoji ci aveva già pensato l'anno scorso. La Sony gli farà causa?

 

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