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OLTRECONFINE SPECIALE CANNES: GIORNO 8 – UNA CATASTROFE NATURALE CHE COSTRINGE A RICOMINCIARE TUTTO DACCAPO; DUE STORIE D'AMORE IMPOSSIBILI, CONTRASTATE DAI DETTAMI E DALLA MORALE DI DUE SOCIETA' LONTANE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Brillante Mendoza è insieme a Lav Diaz il più noto filmaker ed autore cinematografico filippino contemporaneo, conteso come quest'ultimo dai festival e dalle rassegne di tutto il mondo.

Al Certain Regard il regista porta la sua ultima fatica, TAKLUB, dal nome di una città filippina distrutta gravemente da un fortissimo tifone che ha sconvolto di recente l'arcipelago.

Con lo stile che associa i tratti documentaristici ad una recitazione ridotta ai minimi termini in modo da renderla vita rerale, il gran regista ci accompagna in un viaggio del dolore e della riorganizzazione che coinvolge una intera comunità, e che qui si concentra sulla figura di tre/quattro personaggi costretti nel doloroso compito di cercare tra le macerie di ciò che resta della propria dimora, i resti pietosi dei corpi dei propri cari che non sono riusciti a sopravvivere: gente comune, bambini e vecchi a cui la sorte ha destinato una fine crudele e violenta, probabilmente dopo un'intera esistenza già funestata da condizioni di vita non proprio decorose.

 

 

Mendoza ne ricava un documento che è anche una storia intrecciata di vite e di manifestazioni di coraggio, quasi di eroismo che costringe persone comuni a riorganizzarsi e a compiere sforzi e sacrifici immani per tornare a cercare di rivivere. E in questa mirabile commistione di documentario con una bozza di sceneggiatura con cui presentarci i vari personaggi, peraltro realmente coinvolti nel disastro ecologico-naturale, il regista dimostra tutta la sua grandezza e la capacità di generare un ibrido che completa le inevitabili lacune sia di una fiction, che di un prodotto di pura narrazione documentaristica.

VOTO ****

 

E veniamo ora alle due storie d'amore impossibili:

La prima ce la racconta la regista francese Valérie Donzelli ne MARGUETITE ET JULIEN,presentato nella sezioneConcorso.

Da una camerata di una colonia od un orfanotrofio di un passato volutamente non ben precisato ed anzi quasi depistato, una serie di ragazzine insonni trascorre la notte a raccontarsi la vicenda scabrosa ed intima dei due fratelli figli di Lord de Tourlaville. Due nobili fanciulli cresciuti in un castello immenso che, sin da piccoli, sono sempre stati molto legati ed inseparabili, fino a tramutare questo reciproco inscindibile legame, in un rapporto di fatto scandalosamente amoroso maturato con la condivisa attrazione sessuale che ognuno prova per l'altro.

La famiglia prova a separarli ma quest'azione serve solo a far capire ai due ancor più chiaramente la necessità di vivere assieme. Le circostanze si complicano quando tutti i pretendenti della ragazza si dileguano, intimoriti dalle voci riguardanti quel morboso attaccamento fraterno; il padre della giovane per questo motivo non si lascia scappare di dare la figlia in sposa ad un ben più anziano nobiluomo di origini iberiche: ma la ragazza non solo non lo ama: lo rifiuta e ne prova ribrezzo, dandosi alla fuga col fratello e spianando per i due giovani la strada che porta dritta alla condanna a morte senza possibilità di appello o clemenza alcuna.

 

 

Si riunisce la solida e collaudata coppia di regista/sceneggiatore/attori rappresentata da Donzelli/Elkain dopo alcune prove sfociante col noto ed apprezzato “La guerra è dichiarata”.

Marguerite è resa con credibile fervore dalla lanciatissima Anais Demoustier, volto antico da bambola che ben si adatta alle rappresentazioni in costume, seppur scientemente bizzarre come quest'ultima, mentre Julien lo interpreta Jeremy Elkain, col suo fisico e viso spigoloso ed attraente, ma anche così moderno che costituisce uno dei tratti salienti del film, che sceglie di proposito certi provocatori dettagli fuori da ogni tempo e logica.

Ne esce una tragedia in stile shakespeariano incentrata su un tema scottante ed impossibile come l'amore carnale e dunque l'attrazione incestuosa tra fratelli: una situazione impossibile che vive attimi di pura forza e magia nel coraggio di trattare argomenti ancora imbarazzanti, se non tabù, a cui si alternano anche tuttavia altri di stanca e sin quasi banali, se non goffi.

Tuttavia il film della Donzelli risulta senz'altro interessante, coraggioso e sfrontato quanto basta per renderlo difendibile, almeno a tratti, dalle prevedibili intolleranze di un pubblico che non sempre appare disposto a capire e a lasciarsi andare ad accettare simili provocazioni ed ambiguità inconfessabili.

VOTO ***

Infine nell'indiano MAASAN di Neeray Ghaywan, presentato nella sezione Un Certaun Regard, si riflette sull'impossibilità, tipica condizione della stratificata società indiana, di poter uscire dagli invalicabili muri che separano ogni casta sociale, e ancor più in generale della corruzione e dell'ingiustizia che regnano sovrane tra le varie categorie sociali di quel popolo eterogeneo e classista.

Attraverso due principali storie aventi per protagonista, la prima un ragazzo che si innamora perdutamente di una giovane appartenente ad una differente categoria sociale, e la seconda una sua coetanea che viene colta in flagrante mentre sta consumando la sua prima esperienza sessuale in un hotel con un suo amico di corsi universitari, e dunque ricattata dalla polizia che induce altresì il ragazzo al suicidio e poi al pericolo di veder condannata la giovane al reato di incitamento al suicidio, il film finisce per collegare le due drammatiche concitate vicende facendo incontrare i due sfortunati protagonisti in un finale che forse riesce ad indurci ad un piccolo sprazzo di ottimismo finale.

 

 

Il film ha una buona presa sul pubblico, riesce ad addentrarsi efficacemente all'interno di tragedie che si annidano nella assurda irrazionale organizzazione umana tipicamente indiana che prevede uno stagnante disumano isolamento tra condizioni sociali differenti, ma è anche funestato da una serie eccessiva di piccole storie alternative che fanno da corollario ulteriormente drammatico e sin troppo eccessivo, caricando il film di una svolta tragica e sentimentale che finisce per forzare un po' la narrazione dando un eccessivo impatto sdolcinato e caramelloso ad una impostazione già tendenzialmente votata al dramma.

VOTO ***

 

 

 

 

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