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Il Semaforo - Numero 31
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Lars Eidinger, Victoria Schulz

Dora or the Sexual Neuroses of Our Parents (2015): Lars Eidinger, Victoria Schulz

 

 

Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.

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Andrea Molaioli: A distanza da quattro anni da Il gioiellino e a 8 da La ragazza del lago, Andrea Molaioli torna dietro la macchina da presa per iniziare in primavera le riprese di Tutto per una ragazza, trasposizione nell'odierna Roma dell'omonimo romanzo di Nick Hornby. Protagonista della storia il sedicenne Samuele che lotta contro un anomalo destino familiare che vede da due generazioni i componenti diventare genitori a 16 anni. Per il film, scritto da Molaioli con Francesco Bruni e Ludovica Rampoldi, si è appena aperto il casting. Chi volesse candidarsi può farlo mandando una mail all'indirizzo casting.tuttoperunaragazza@gmail.com.

 

1992: E alla fine, dopo Cannes e Venezia, anche Berlino si apre alle serie televisive. La nostra tanto attesa 1992, incentrata su Tangentopoli, sarà presentata fuori concorso nella sezione Berlinale Special, in compagnia tra le altre delle americane Better Call Saul e Bloodline, della danese Heartless e dell'israeliana False Flag.

Tea Falco, Stefano Accorsi

1992 (2015): Tea Falco, Stefano Accorsi

 

 

The Club: Ha sorpreso tutti la presenza di un nuovo film di Pablo Larrain in concorso a Berlino. Mentre credevamo tutti stesse lavorando su un film incentrato su Pablo Neruda e sulla sua esperienza nel partito comunista cileno, il regista di No e Tony Manero ci sorprende con un'opera che ha come protagonisti cinque uomini in cerca di redenzione da un passato violento. Nulla di speciale, si penserebbe, se non fosse che i cinque uomini sono tutti preti con più di un crimine alle spalle.

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13 Minutes: Altra sorprendente presenza in concorso alla Berlinale è quella del regista tedesco Oliver Hirschbiegel. Rivelatosi capace di opere da ricordare ma anche di catastrofici esperimenti (si pensi al biopic su lady Diana), Hirschbiegel torna a occuparsi del tema che lo ha reso famoso: Hitler. Ebbene sì, a distanza di ben dieci anni da La caduta, Hirschbiegel riaffronta la tematica nazismo attraverso la semisconosciuta storia di Georg Elser, colui che l'8 settembre 1939 avrebbe potuto evitare gli orrori del regime facendo esplodere una bomba da lui personalmente assemblata. Repetita iuvant?

 

Nobody Wants the Night: L'ultimo titolo di Isabel Coixet è in concorso alla Berlinale. Negli ultimi anni, ogni nuovo film della regista spagnola trova accoglienza in un importante festival, da Toronto a Roma, venendo quasi schematicamente sbertucciato da critica e pubblico prima di rivelarsi un disastro al botteghino. Quali santi abbia in paradiso rimane ancora da capirlo.

 

Dora or the Sexual Neuroses of Our Parents: Ovvero come prendere lo spunto di Gabrielle - Un amore fuori dal coro di Louise Archambault, appesantirlo e renderlo pruriginoso. Deve essere stato questo il pensiero della regista Stina Werenfels nel dirigere Dora. Sforzi ripagati e premiere al festival di Berlino ma certe tematiche forse è meglio non toccarle.

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The Summer of Sangaile: Ed ecco l'erotico chic della settimana. Presentato al Sundance e con tanto di biglietto anche per Berlino, Alanté Kavaïté gioca la carta del lesbo adolescenziale per guadagnare consensi e solleticare discussioni, scegliendo come sfondo la Lituania e travestendo la storia da racconto di formazione. 

 

Body/My Skinny Sister: Se c'è un argomento che non sopporto al cinema è l'anoressia e il modo, per luoghi comuni, con cui è trattata. Tanto più se serve solo escamotage per raccontare di altro. La usano quest'anno a Berlino sia Malgorzata Szumowska, che non sa più dove parare per essere definita autrice, e Sanna Lenken, scegliendo come protagoniste giovani attrici al limite dell'emaciato e spacciandole come 'normali'. Del resto cosa aspettarsi da un mondo che ha eletto a simbolo la scheletrica Angelina Jolie?

 

Fury: Torniamo sull'ultima fatica di Brad Pitt ma una questione particolarmente complessa. In uscita tuttora il prossimo 29 gennaio, il film rischia di non arrivare in sala. Il motivo? Il fallimento della Moviemax, la casa di distribuzione italiana. Gli indizi del non approdo? Non esiste un trailer in italiano (a quanto pare il lungometraggio non è stato ancora doppiato) e la scomparsa della scheda del film dal suo ufficio stampa italiano. E al mio paese due indizi fanno una prova. Bocche cucite intanto dalla Moviemax, il cui sito è da un paio di giorni irraggiungibile.

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Kurt Cobain: Montage of Heck: Prima al Sundance e poi a Berlino farà la sua comparsa il documentario di Brett Morgen dedicato all'ex leader dei Nirvana. Morto tragicamente il 5 aprile 1994, Cobain non avrebbe di certo amato tanta attenzione mediatica e, soprattutto, tanta violazione della sua sfera intima. Perché ci si ostini a lucrare sulla sua figura rimane un mistero degno di un'esclusiva della D'Urso.

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The Lady in the Car with Glasses and a Gun: Quando si parla di nostri attori da esportazione, si pensa facilmente a Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria o Riccardo Scamarcio. Difficilmente ci si sofferma sul nome di Elio Germano. Eppure, il nostro talentuoso Leopardi cinematografico, che ha già recitato per una produzione tedesca (La fine è il mio inizio) e una hollywoodiana (Nine), è molto amato in Francia. Prova ne è l'importante ruolo che ha rimediato nel nuovo thriller di Joann Safar, ispirato a un romanzo di Sebastien Japrisot già trasposto nel 1970 da Anatole Litvak in La signora dell'auto con gli occhiali e un fucile con protagonisti Samantha Eggar e Oliver Reed.

Freya Mavor

The Lady in the Car with Glasses and a Gun (2015): Freya Mavor

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