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LA MIA «EINSTAND»2 A MAURIZIO ZACCARO PER IL FALSO D'AUTORE
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Il 4 dicembre 2003 ho scritto la seguente recensione sull'Osservatorio Letterario da me diretto:

 

 

 LA MIA «EINSTAND»2 A MAURIZIO ZACCARO PER IL FALSO D'AUTORE 

 

 

Il 3 e 4 dicembre ho guardato il film tratto dal romanzo intitolato «I ragazzi della Via Pál» di Ferenc Molnár  su Canale 5. La cosiddetta «fiction televisiva» era costata per la realizzazione cinque milioni di euro, con un cast di novanta persone, quattromila provini per trovare i protagonisti. Cifre imponenti per trasformare in immagini il libro dello scrittore e drammaturgo ungherese. Dicono i messaggi: torna la grande letteratura con «I ragazzi della Via Pál»3,  per la prima volta rivisitato per una fiction dal regista Maurizio Zaccaro. I ragazzi della Via Pál è interpretata da Virna Lisi, Mario Adorf, Giuseppe Battiston, Nancy Brilli,  Endre Harkányi,  Pál Mácsai,  Eszter Ónodi affiancati da un cast di ragazzini accuratamente selezionati dal regista.     In un servizio, il quale parlava anticipatamente di questa realizzazione televisiva, lo scenografo Bruno Amalfitano ha rivelato di aver ricreato praticamente tutto compreso un intero chilometro della Via Pál. È sicuramente stato un impegno notevole, perché hanno utilizzato tutti materiali autentici, dalle travi di legno all’arredamento, dalle tende ai tappeti ai cristalli... Quindi non è un caso che la scenografia sia stata la più costosa dell’intero bilancio finanziario. Il direttore della fotografia Gino Sgreva ha svelato che per ricreare l’atmosfera di più di cent'anni fa, del  secolo scorso,  d’aver «dorato», con un gioco di luci, le inquadrature, creando una specie di alone, con l’intenzione di  far rivivere allo spettatore gli stati d’animo provati quando si scorre un vecchio album di fotografie ingiallite dal tempo. Non possiamo dimenticare che all’epoca i poveri erano vestiti in maniera assai meno decorosa di quanto accada oggi - come ha sottolineato la costumista Liliana Sotira -: «Gli abiti, cent’anni fa, venivano indossati fino all’esaurimento del tessuto: per questo mi sono sbizzarrita nell’"invecchiare" gli abiti attraverso la ceratura, la scoloritura, la graffiatura e l’abrasione... Ma non bastava mai: i vestiti sembravano sempre troppo nuovi.» Sono riusciti a creare la giusta atmosfera dell'epoca,  secondo me hanno slittato un po' più di dieci anni nel ricostruire l’epoca; il romanzo è ambientato a Budapest intorno all'anno 1889 ed al massimo all'inizio degli anni '90, quindi alla fine dell'800 e non all'inizio del 900, anche perché lo scrittore  in questo romanzo - pubblicato nel 1907 - rievoca i suoi ricordi d'infanzia: i ragazzi sono intorno agli anni 11-11 e mezzo, i  ricordi  di Ferenc Molnár risalenti a quell'età ci hanno confermato la data del 1889. Ed io sono più convinta della data del 1889. Sull’identificazione del tempo possiamo anche sorvolare, ma non sulla falsificazione della trama del romanzo, su questo assolutamente no! Se ciò non fosse avvenuta si sarebbe potuto dire con grande entusiasmo che Maurizio Zaccaro  aveva realizzato un’opera che sarebbe piaciuta sia ai ragazzi sia ai loro genitori, come egli stesso ha detto: «Nemecsek è povero, pallido e fragile di salute, ma ha il coraggio di "giocarsi" la vita per amore degli altri e di un ideale. La sua storia non potrà non far breccia nel cuore degli spettatori - conclude -. La sua storia diverte e commuove, fa riflettere e sognare».    Mi ha lasciato l'amaro in bocca ed i miei pugni si stringevano sempre di più, perché questo film non è la vera storia de «I ragazzi della Via Pál»: è la sua falsificazione, ne dà un'idea fuorviante!    Ho letto più volte il romanzo da scolara avendo l'età di 11 anni (1964), perché era una lettura scolastica obbligatoria nelle nostre scuole - sono magiara -, ho visto da più grandicella nell'anno 1967/68 (N.d.R. ho ricordato erroneamente la data, il film ? del 1969, quindi intorno a questüanno lüho visto) il film di coproduzione ungaro-americano il quale fu fedele al romanzo, poi ho riletto ed insegnato ai miei ragazzi, dato che sono tra l’altro una professoressa di Lingua e Letteratura Ungherese di madrelingua ungherese... La non veridicità della trama, il tradimento parziale della morale dell'opera mi hanno offesa profondamente: prima di tutto perché nella produzione italiana televisiva  il romanzo dell'amore della patria e del sacrificio dell'infanzia si trasforma in una storia che sventola gli affari e i comportamenti sporchi del mondo degli adulti! Ecco un esempio che mi ha sgomentato: la madre di Nemecsek viene raffigurata come una moglie infedele che ha un amante. Questo fatto è contrario assolutamente al mondo spirituale, col pensiero e coll'ideale di Molnár rappresentati nel romanzo.  I genitori di Nemecsek erano poveri e semplici - come lo scrittore li descrive - la madre piccola bionda donna come il figlio,  sopportavano insieme molte tristezze e molti dolori nella loro vita, non c'era tra di loro nessun tipo di tradimento, la madre non ha mai abbandonato la casa come ci fa credere il film! Non esiste nessun protagonista di nome Kovács, il migliore cliente del padre sarto, così come non esiste nel romanzo nessuna Júlia ed Edit. Invece del signor Kovács, liberamente ideato dal regista, esiste la figura del cliente Csetneky che si presenta a casa del sarto per fare una prova nel giorno dell'agonia del piccolo.  Incontriamo anche il padre di Geréb che si presenta nel campo per verificare se suo figlio sia veramente traditore oppure no... Della signora Nemecsek, né di suo marito si sa il nome, soltanto il cognome, il custode slovacco della segheria  con il diminutivo János viene nominato sempre con nome Janó, nel romanzo non esiste né il padre di Boka, né il duello (!)    La produzione di un nuovo film in sé  non sarebbe male se non esistessero le sconcertanti trascrizioni modificate sopra accennate le quali completamente detesto!    Ho letto prima della realizzazione completa del film, che gli eredi di Molnár, viventi in Ungheria volevano evitare l'uscita della produzione tramite una causa giudiziaria, ma a quanto pare o non sono riusciti ad avviare il processo oppure non hanno fatto i passi necessari: abbiamo visto tutte e due le parti nei giorni di 3 e 4 dicembre.    Dicono i messaggi pubblicitari: torna la grande letteratura con «I ragazzi della Via Pál»,  per la prima volta rivisitato per una fiction dal regista Maurizio Zaccaro.  A proposito di questa rivisitazione, la quale è scorretta ed offensiva, esprimo il mio giudizio negativo bocciando il regista del film e manifesto pienamente la mia rabbia dichiarando - come i ragazzi di Via Pál contro i ragazzi delle camice rosse… - l'«einstand» al Maurizio Zaccaro a causa della sua opera televisiva un Falso d'Autore che ha prodotto letteralmente secondo la sua libera e dannosa interpretazione un’offesa sia allo stesso scrittore magiaro, sia al senso  del suo messaggio, del suo pensiero, del suo ideale, sia al senso di giustizia e di moralità di tutti noi che siamo figli della Terra Magiara, di tutti quelli che conoscono l'opera originale! E non credo che la traduzione utilizzata   avesse tradito quello originale! La libera interpretazione non deve comportare la falsificazione sistematica, il tradimento dell'originale, tutte cose che mi hanno lasciato un sapore amaro.     Le ragioni del formidabile successo di questo libro  anche a distanza di quasi un secolo stanno nella straordinaria attualità dei suoi contenuti - la mancanza di spazi aperti e di verde nelle grandi città - e nel dettato morale di cui è intrisa l'opera, come l'autore stesso dice: «C'è un codice morale che occorre rispettare a qualunque età, ci sono valori nella vita che non devono essere rifiutati né avviliti», cioè in parole povere, si tratta dei valori della lealtà, del senso dell'onore, della fede per un ideale, per i quali l'esile, biondo Nemecsek si sacrificherà, poi morirà. Ma vedendo questo film, il messaggio morale sembra zoppicare per colpa della libera interpretazione del regista!    Potrei anche parlare della pronuncia sbagliata di alcuni cognomi: quando si ambienta un film in un paese straniero, tutti i personaggi coinvolti con la produzione devono prepararsi bene ed imparare anche la pronuncia corretta delle parole straniere!...    Il  romanzo così termina - che non ha niente a che vedere con il finale del film televisivo:   «[…] Boka rimase solo, ma non riuscì a star fermo nella fortezza. Qualche cosa l'obbligava a muoversi, a camminare. Era già tardi, e dalla chiesa dei frati giungeva il rintocco triste delle campane.    Scese dalla fortezza e si fermò. Janó tornava dalla casetta seguito da Hektor tutto scodinzolante. Aspettò che venisse sopraggiunto da loro.  

- Eh! - disse lo slovacco - Il signorino non va a casa?

- Sì, ora vado.

Lo slovacco sorrise di nuovo:

- A casa ci sarà una buona cena.

- Una buona cena - ripeté meccanicamente Boka, e pensò che anche in Via Rákos, nella casetta del povero sarto due minute persone stavano per mettersi a tavola: il sarto e sua moglie. E nella  camera erano accese le candele. E sulla sedia era ben posizionato il soprabito del signor Csetneky con la doppia fila dei bottoni.    Boka gettò un'occhiata involontaria nella casetta dello slovacco.    Vide appoggiati contro la parete degli oggetti molto strani. Un disco di latta, di color blu-rosso […], un treppiedi che reggeva una specie di binocolo di rame. Poi delle assi sottili dipinte di banco…    

- Che cosa sono questi arnesi? - domandò Boka.   

Janó guardò nella casetta.    

- Quelli? Sono del signor ingegnere.    

- Che signor ingegnere?    

- Di quel signor architetto.   

Il cuore di Boka cominciò a battere forte.

- Architetto? Che cosa vuole qui?   

Janó, dopo aver tirato una boccata di fuomo dalla pipa, gli rispose: ?

- Costruiranno degli edifici.

- Qui? ?

- Sì. Lunedi verranno gli operai, scaveranno il campo… faranno cantina… fondamenta…

- Che cosa?! - gridò Boka.

- Qui costruiranno una casa?

- Sì, una casa - rispose  lo slovacco con voce indifferente -, una grande casa a tre piani… il proprietario del campo lo fa costruire.    Janó entrò nella casetta.    Intorno a Boka parve che tutto girasse vertiginosamente. Le lacrime adesso gli riempivano gli occhi. Si affrettò ad andarsene, si mise a correre verso il cancello. Fuggì via da quel pezzo di terra infedele, che era costato loro tante sofferenze, l'avevano difesa con tanto eroismo ed  ecco che ora essa li abbandonava, per lasciarsi costruire sul dorso una "caserma" di inquilini che avrebbero affittato la casa che l'avrebbe oppressa per sempre. […]»* 

                                                                                                                                              * Traduzione  © di Melinda Tamás-Tarr    

2 Dichiarazione di guerra.    

 3 I PROTAGONISTI  DEL ROMANZO:    

 

 I RAGAZZI DELLA VIA PÁL 

János Boka -è un ragazzo, ma non appena apre bocca ci si rende conto di avere a che fare con un ometto: Boka è una persona saggia. La sua voce profonda, calma, seria, mai ha pronunciato delle stupidaggini, il suo comportamento non è niente portato a compiere le solite «ragazzate». I suoi compiti all'interno della compagnia dei ragazzi della Via Pál, sono di grande responsabilità. Ern? Nemecsek -  è un piccolo ragazzo biondo, fragile, sempre sottoposto alla volontà e ai capricci dei vari generali e comandanti; in fondo il cuore dell'esercito è lui. La sua è davvero una vitaccia, sempre sull'attenti, a dire «Signorsì»: sempre e soltanto il suo nome si trova sul libro delle punizioni. Il tempo però dimostrerà di che cosa capace, il cui coraggio non è condono a nessun altro, ed è apprezzato anche dai ragazzi delle «Camicie Rosse».  Dezs? Geréb - è un elemento del gruppo col grado di tenente, stimato anche dal capo di Boka. Però divenne traditore per un momento, poi ritorna e verrà anche perdonato da Boka e dagli altri riacquistando la fiducia perduta. Csónakos - è uno dei più grandi fischiatori, a scuola occupa l'ultimo banco, in modo da poter fare più tranquillamente i suoi comodi: sbadigliare come un ippopotamo. Fuori di scuola lo troviamo con due dita in bocca, pronto ad emettere un fischio così forte da sembrare quello di una locomotiva, un vero fischio da carrettiere. Oltretutto è un bravo soldato, specialmente nel costruire le fortificazioni all'interno del loro accampamento. Kolnay e Barabás - due ragazzi che sono eternamente in conflitto, cane e gatto sempre pronti ad azzuffarsi, a litigare, anche per le questioni sciocche. Quando però gli viene imposto di riappacificarsi, si dimostrano degli ottimi combattenti. Csele - è un cosiddetto «fighetto» come suol dire da i ragazzi d'oggi. Il suo pensiero principale è destinato sempre al vestito che indossa, perché per nessuna ragione al mondo vuole sporcarlo, perciò evita ogni azione in cui ciò possa accadere. A scuola non porta i libri interi, ma stacca le pagine che gli servono per la lezione del giorno. Csengey, Kende, Leszik, Richter, Weisz - frequentano come i loro compagni la quarta classe del ginnasio all'Istituto Tecnico del quartiere József, cosa che li impegna ben poco. La loro vera giornata inizia all'uscita da scuola, quando si trovano nel loro accampamento, pronti ad usare le lance.   

 

I RAGAZZI DELLE CAMICIE ROSSE 

Ferenc Áts - detto Feri Áts è il capo dell'altro esercito di ragazzi, quello delle Camicie Rosse. Ha la voglia di lottare e di vincere; ma non per questo non apprezza il valore dell'avversario e sa punire chi dei suoi si comporta in modo sleale. I DUE FRATELLI PÁSZTOR - temibilissimi , fanno da braccio destro a Feri Áts. Sono due tipi con cui bisogna stare molto attenti, arroganti, prepotenti, smargiassi, pronti a rubare le biglie a che è più piccolo e meno vigliacco di loro. I ragazzi della Via Pál hanno una gran fifa, convinti come sono che i due Pásztor sono talmente forti che possono facilmente far fuori una decina di loro. Basta fare il loro nome e sono brividi che corrono lungo la schiena.Wendauer, Szebenics - altri componenti di questo gruppo; le loro lance di legno, che portano in cima una minuscola bandiera rossa, sono molto affilate.  

ALTRI PROTAGONISTI 

Il professore   - è una persona con una figura alta rinsecchita, estremamente severo, pare come se fosse il vero tiranno della classe, invece non è così: è un uomo dal cuore d'oro. Lo slovacco: Janó - è il guardiano della segheria, scelta dai ragazzi di via Pál come loro campo. Il suo fedele e forse unico amico è Hektor, un grande cane nero. Il venditore di dolciumi - è italiano, staziona col suo caratterino nei paraggi della scuola, posto che spera di non perdere perché gli garantisce discreti guadagni e gli studenti qualcosa comprano da lui. I genitori di Nemecsek - povera gente, semplice, lui è sarto, la madre è una donnetta magra e bionda; la loro vita è stata segnata dai dolori e dalle avversità. Il padre di Geréb - Brutta storia, essendo il padre di una spia, di un traditore! Il dottore - entra in scena quando non c'è più nulla da fare per il piccolo Nemecsek. Il signor Csetneky - cliente del papà di Nemecsek. Mária - domestica di casa Geréb.   

 

Quindi non c'è traccia di nessun János Gál, di nessuna Júlia, Edit, di nessun signor Kovács, né esiste nel romanzo il maggiore Boka!!!...   (N.d.A. del 20.12.2014: capitano, capo o comandante Boka piuttosto...)

 

Attuale mia aggiunta: La trama del romanzo si svolge nel marzo 1889 (a  Budapest)... e non nel 1904, come nel film...

 

L'articolo di sopra bilingue del 2003:
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/falsoautore.htm
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/falsoautoreung.htm

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