Espandi menu
cerca
TFF GIORNO 6: THE ROVER ovvero “TEMETE L'UOMO CHE NON HA PIU' NULLA DA PERDERE; UN CONCORSO ANCORA TROPPO DEBOLE; NICK CAVE: UN RITRATTO D'ARTISTA PIUTTOSTO COMPIACIUTO; DUE ATTORI DA URLO: MARK RUFFALO E TOM HARDY E MOLTO ALTRO
di alan smithee ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 315
  • Post 214
  • Recensioni 6376
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

 

Siamo ormai abbondantemente oltre il perimetro del non ritorno, ed anzi la programmazione della stampa ha già visionato quasi tutti i film del Concorso.

E la mattina inizia proprio, come di consueto, con due film della sezione Concorso: purtroppo anche oggi una ulteriore conferma di come quest'anno le opere della sezione principale appaiano sottotono se non addirittura fuoriluogo, fatte ovviamente salve poche, ma non inesistenti, eccezioni salutari e salvifiche.

Si comincia con l'italiano FRASTUONO .“Stonati o fuori sincrono, cercano un posto nel mondo, s'incrociano ma non si incontrano, aspettano, si dibattono, scappano".

Questo del film è ciò che segnala brevemente il libretto che ci accompagna quest'anno al Festival. Situazioni interessanti, accattivanti, almeno sulla carta. Perché Frastuono in realtà promette solo quanto recita il titolo: tanto rumore per nulla, e cinema distante anni luce.

Spiace parlar male di un film collettivo fatto certamente con le migliori intenzioni da un trio di giovani che certamente è dotato di una concezione e di un gusto musicale ben radicata e che non è certo il luogo o il momento di prendere in considerazione.

Ma un abbozzo di narrazione sarebbe utile per trovarci almeno in parte nell'area cinematografica e non in quella di un videoclip lungo, troppo lungo, supponente, in cui i suoni coprono prepotentemente la parola e il rumore regna sovrano in un caos narrativo francamente inaccettabile.

Due protagonisti che vivono per la musica, una natura che cerca di accostarsi a questo rock psichedelico molto strong (e l'accostamento natura-hard rock ci può stare, funziona persino a tratti e pare suggestivo, non fosse abbandonato a se stesso).

Ma tutti quegli sviamenti, la barca a vela, un viaggio a Berlino a fare chissà cosa...lo spettatore va incantato con le immagini se non si riesce a dirgli qualcosa con un abbozzo di narrazione che abbia un senso compiuto. Qui non succede nessuna delle due cose, e dispiace, non riuscendo a svilupparsi, questo prodotto ancora molto acerbo, in nessuno dei due propositi.

VOTO *

 

Il secondo film in Concorso di oggi è l'ungherese FOR SOME INEXPLICABLE REASON di Gabor Reisz.

“Per un motivo inspiegabile”, almeno per lui, Aaron, fresco di laurea a 29 anni, è stato recentemente lasciato dalla sua ragazzo, fuggita a Lisbona per un periodo di Erasmus.

Lui è a pezzi, pensa comicamente a come reagirebbero gli altri se morisse di colpo: nessuno se ne accorgerebbe.

A casa i genitori lo spingono a darsi da fare per trovare una occupazione, e certo la sua laurea tutta teorica non lo aiuta molto, se non per trovare occupazioni saltuarie che nulla c'entrano con la sua formazione. Una sera, in stato di ebbrezza, acquista inconsapevolmente, o quasi, un biglietto per Lisbona, e, dopo le ramanzine paterne, decide di prendere il volo per la capitale portoghese. E forse compie l'unica azione giusta ed opportuna dei suoi primi trent'anni di vita.

Storia di un nerd fuori tempo che non si rassegna alle ingiustizie subite in gioventù, né di quelle che sta vivendo, il film dell'ungherese Gabor Reisz è spigliato e a tratti pure divertente, presentandoci un imbranato simpatico che sembra un Woody Allen prima maniera, certo un po' più bello.

Il film dunque è simpatico, ma anche tanto gracile e acerbo, che ci dà del regista un'idea di una promessa futura ancora bisognosa di esperienza, ma con un certo innegabile talento da coltivare e sviluppare.

VOTO **1/2

 

Oggi è anche il giorno del lodato regista australiano David Michod col suo apocalittico THE ROVER, già visto a Cannes in primavera. Se vi interessa saperne di più, potete cliccare qui.

VOTO ***1/2

 

 

La complessa, infinita, inarrivabile rete ferroviaria cinese è al centro di un curioso documentario, THE IRON MINISTRY, presente in Concorso a Locarno e da me visto in quella occasione, qui scelto ed inserito nella rassegna TFFdoc/internazionale.doc. Per saperne di più cliccate qui

VOTO ***

 

20.000 DAYS ON EARTH è un curioso ed inedito progetto di due videomaker, Iain Forsyth e Jane Pollard, di rappresentare una giornata tipo dell'eclettico artista Nck Cave, musicista prima di tutto, ma anche scrittore e uomo di cinema per le collaborazioni alle colonne sonore di molto cinema importante. Lo vediamo alzarsi dal letto, elegante e curaro, snello e flessuoso nei suoi 57 anni suonati, che il cantante rivela sin dal titolo calcolandoli ironicamente (in modo scientemente depistatorio) in giorni. Una giornata trascorsa a scrivere, tra montagne di libri, trascorsa in studio, in macchina nei trasferimento e persino come galante autista di una celebre artista pop di successo come Kylie Monogue, con la quale vanta una nota collaborazione.

Un progetto curioso certo, che tuttavia non nasconde ma anzi rivela inevitabilmente un certo fine auto-celebrativo che peraltro non stona né appare forzato nei confronti di un'artista di questo calibro.

VOTO ***

 

INFINITELY POLAR BEAR – FESTA MOBILE

Un eccellente (più del solito) Mark Ruffalo, coadiuvato dalla deliziosa Zoe Saldana, sono la coppia anni '70 protagonista di una folle bizzarra storia di coppia scoppiata dal caso e dalle vicissitudini. Peraltro vere e reali che la regista Maya Forbes ci racconta con ironia e brillantezza rivivendo la situazione personale dei propri genitori, entrambi colti ed ex ricchi, ritrovatisi senza lavoro, lui peraltro sofferente di problemi di bipolarità che lo portano a comportamenti eccentrici e fuori misura. Ne esce una commedia brillante e garbata, vista e condotta dal punto di vista delle due figlie bambine, cresciute nella necessità di fare da guida al padre che avrebbe il cpompito di allevarle mentre la madre, per necessità, si trasferisce a New York per concludere un master che le procurerà finalmente un lavoro.

 

 

Una piccola, scatenata e riuscita commedia semi-seria in cui Ruffalo, definito comicamente dalla più piccola delle bambine “Orso polare” anziché bipolare, appare irresistibile ed irrefrenabile.

VOTO ***1/2

 

THE DROP – FESTA MOBILE

The drop sta a significare il luogo di smistamento della merce: in questo caso si tratta di sold sporchi, frutto delle attività illecite della mafia cecena, che vengono periodicamente dirottate nel pub un tempo di proprietà dell'opulento Marv, ma che ora questi dirige solo, avendolo ceduto ai russi per pagarsi alcuni debiti di gioco. Nel locale lavora il taciturno nipote Bob, che un giorno trova e salva da un cassonetto un cucciolo di pit bull ferito, e conosce una giovane donna nel giardino della quale si trovava il cassonetto con l'animale.

 

Questo particolare accende una miccia che a sua volta farà esplodere definitivamente un equilibrio precario che vede coinvolto Marv nel tentativo di truffare i ceceni, e del giovane Bob in quell di uscirne vivo e tenersi il cucciolo affettuoso, e magari la ragazza appena conosciuta, succube di un folle violento che continua a perseguitarla. Da un romanzo del celebre ed efficace Denis Lehane, un thriller-saga che ricorda gli ambienti familiari corrotti dei bei film di James Gray.

Michael R. Roskam, apprezzato per il solido Bullhead, pure quello con Mattias Schoenaerts, qui negli efficaci panni dello psicopatico egocentrico, dà una efficace conferma delle sue qualità registiche e di narratore. Tom Hardy è stupendo nella pacatezza gelida con cui rende un personaggio disilluso ma non per questo arrendevole. Un film, che da noi uscirà a breve col brutto inadeguato, generico titolo “Chi è senza colpa”, che è pure l'ultima interpretazione del gigante (in molte accezioni) James Gandolfini prima della scomparsa prematura, attore al quale il film è doverosamente dedicato.

VOTO ****

 

THE EDITOR – AFTER HOURS

Omaggio cinefilo divertente, strepitoso, esagerato, ironico, eccessivo al giallo sanguigno e sanguinolento italiano dei thriller anni '70 di Lucio Fulci ed Umberto Lenzi (per citare i due registi più rappresentativi, ma non certo esclusivi di un genere noto e cult almeno come lo spaghetti western o il poliziottesco), questo divertissement narra di un montatore di horror a basso costo, implicato in una serie di terrificanti omicidi seriali che lo vedono tra i più forti sospettati, essendo le vittime ritrovate tutte orrendamente martoriate e mutilate delle dita di una mano, come successe a lui tempo addietro in un (comico) incidente di lavoro nell'intaglio della pellicola.

Trama che procede assurda fino alla follia, che suscita risate plateali, divertimento, ma che poi alla fine finisce anche per stancare un po'. Forse memori el motto popolare secondo il quale “un bel gioco dura poco”.

Grande adattamento scenografico, di costumi, un protagonista che è la copia esatta dello storico granitico Maurizio Merli, e citazioni a bizzeffe che faranno impazzire i fans del genere. Tra questi citerei la bionda cieca dagli occhi velati, riferimento palese a L'Aldilà – E tu vivrai nel terrore, culmine qualitativo della sterminata carriera di Lucio Fulci.

VOTO ***

 

JACK STRONG – FESTA MOBILE

Inizi anni '70, Guerra Fredda tra due superpotenze che si studiano in segreto, cortina di ferro, un a Polonia che si trova sempre in mezzo e sempre vittima designata di un conflitto che non la riguarda mai se non indirettamente, conducendola alla rovine, alla fame, dopo i massacri ed i genocidi del secondo conflitto mondiale.

La storia spionistica concitata e complessa di un eroe polacco come il colonnello Kuklinski, militare deciso a contrastare la minaccia comunista con la determinazione morale di collaborare con le forze segrete della Cia per sventare la possibilità di una avanzata rossa. Una vita spesa a rendersi epicentro di un complotto che gli condizionerà l'esistenza, lo costringerà alla fuga negli States dove sarà costretto a vivere protetto e sotto il perenne incubo di una minaccia incombente, che vedrà morire i due propri figli entrambi in circostanze misteriose e mai realmente chiarite. Un film ben girato, accuratamente ambientato, complesso come si conviene per raccontare una vicenda che sembra tratta da un romanzo di Forsyth, magari non esattamente coinvolgente, ma comunque impeccabilmente organizzato e riuscito.

VOTO ***

 

Sono anche le giornate saggiamente dedicate da questo Festival a Giulio Questi. Nei prossimi giorni cercherò di parlarvi almeno della sua trilogia di celebri esasperati, post-moderni lungometraggi tra giallo, horror e western.

 

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati