“Vi prometto che prenderò l'assassino di vostra figlia”.
Non sapevo che mi sarei legato a questa promessa per sempre.
Quando ho promesso non credevo che le parole che dicevo avrebbero acquistato tanto peso...
…”Vi prometto... prometto...prometto”, ho promesso e il tempo passa e non trovo la soluzione.
Faccio altro: viaggio, bevo e mangio, ma la mia mente elabora complicate strategie per arrivare a capo della matassa. In alcuni brevi momenti mi pare di dimenticarmene. Dimentico per qualche attimo la mia promessa... poi come una lama nel cervello ritorna prepotente e subentra il senso di colpa.
Faccio altro, cambio vita, mi innamoro e allaccio rapporti importanti... ma so che ho un impegno da mantenere. Anche se non è più il mio lavoro quello di prendere assassini, anche se ho fatto tutto il possibile, anche se ho mille giustificazioni a mio favore per placare il senso di colpa. So che ho fatto una promessa, l'ho fatta in un momento speciale, fragile, in cui la fiducia instaurata tra me e la madre delle bambina uccisa era massima, quasi “magica”.
Non era una promessa per consolare la mia, ci credevo quando l'ho fatta, volevo farla, ero convinto.
Ma non ci sono scuse: l'assassino non l'ho preso, è giusto che il senso di colpa mi divori lasciandomi svuotato e solo.
Prometto che... Sempre stata attenta a promettere qualcosa. Non ho mai promesso cose che non avrei fatto, e ho sempre atteso cose che mi sono state promesse.
“Ti prometto che ti vengo a trovare venerdì...”
“Ti racconto tutto quando ci vediamo”
“...sono tanto stanca... ma ora sto meglio!”
-messaggio 17.54-ultimo accesso 17.56-
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