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'Divorati - Consumed' di David Cronenberg
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Cronenberg alla scrittura è un evento praticamente imperdibile per chi non vuole perdersi le curiosità più succulente, e da parte di Cronenberg ci si può aspettare di tutto, in quanto autore tutt'ora in grado di aggiornarsi e di vedere il reale con un occhio critico e morbosamente invischiato nello scorrere cybernetico della modernità. Divorati, Consumed in originale, racconta di una coppia di giornalisti, Nathan e Naomi, sempre in viaggio e distanti l'uno dall'altra se non per i frequenti collegamenti Skype con cui si scambiano le novità e le notizie più scottanti. Simile distanza permette loro di intrattenere con pochissimo pudore moltissime relazioni con cui si tradiscono l'un l'altra (sono fidanzati), il che risulta spesso funzionale alla ricerca dello scoop più assurdo e grottesco: lui è vicino alle notizie più scandalose di natura medica (inizia a indagare su un misterioso dottore ungherese, finendo attratto dalla gravemente malata Dunja), Naomi invece comincia ad annotare informazioni riguardo il curioso caso degli Aristoguy, una nota coppia di filosofi francesi. Il marito, Auguste, uccide un giorno la moglie Célestine e ne divora alcuni frammenti del corpo, per poi scappare subito in Giappone. Naomi riesce a raggiungerlo, e rimane anch'essa invischiata nelle misteriose pratiche erotiche di Auguste e di una piccola compagnia di individui che, in qualche assurda maniera, è molto vicina a ciò che sta cercando Nathan dall'altra parte del mondo.

 

David Cronenberg

Maps to the Stars (2014): David Cronenberg

 

Cronenberg gioca a fare Cronenberg, in questo avvincente romanzo in cui la narrativa sostituisce lo strumento filmico. Manco a dirlo, però, Divorati ha più Cinema che Letteratura al suo interno, visto il curioso gioco di sguardi/immagini con cui lo stesso romanzo inizia (una zoomata all'indietro dallo schermo di un tablet) e con cui prosegue (un terribile video che appare verso il finale). Senza farsi mancare nulla (citazioni di Truffaut, termini specialistici di tecnologia hi-tech, curiosi morbi sessualmente trasmissibili, feticismi devianti, disquisizioni politiche e "sequenze" altamente erotiche), Cronenberg ri-scomoda il mondo allucinato(rio) di Crash e lo inserisce a forza nel nostro nuovo Millennio. Gli esseri umani smettono di comunicare, la violenza e il sesso sono la grammatica della dimensione relazionale, e non sono per nulla ostacolati dall'imporsi sempre più invadente di gadget dalle mille risorse (macchine fotografiche sempre più sofisticate, schermi HD), filtri che non pongono più gli osservatori distanti dalla realtà, ma li accolgono in un nuova fetida realtà metallizzata in cui i sentimenti umani finiscono di esistere e trionfa l'inseguimento insensato del piacere  e del dolore.

 

La scelta di porre come figure principali (di cui una, Celestine, costituisce un'assenza costantemente... presente) i due filosofi francesi, dediti a un metodo di insegnamento necessariamente affiancato dalla pratica erotica con i propri studenti (nonché fra di loro, in maniera sempre più stravolgente), rivela anche lo stadio della cultura dell'umanità in un mondo assuefatto dalla vita e dall'esistenza. La droga di vivere è diventata ostinazione di inerti impulsi mortuari, il sesso non genera più vita ma solo morte, l'incomunicabilità ha raggiunto temibili apici di malsanità, e il corpo è diventato teatro di una sanguinolento complotto simil-comunista, in cui il multinazionalismo capitalistico riesce a svendere qualsiasi dignità come se appartenessimo gli uni agli altri senza reale passione, senza reale comunità di genere e di razza, come se continuassimo a divorarci a vicenda e a mischiarci per poter sopravvivere nelle nuove forme che l'oggi pretende per sé (prima fondamentale mistione, assurda e grottesca, ma sfavillante, quella fra capitalismo e comunismo). Siamo immagini che fluttuano, siamo carne ammalata pronta a cambiare la scorza della vita precedente, siamo il monitor di un computer, i cui pixel crashano in migliaia di quadratini fissi e immobili; disumani (il finale mette i brividi).

 

Si può accusare Consumed di esagerazione nella messa in scena (!) di assurde perversioni e di devianze allucinanti (l'apotemnofilia, il feticismo rivolto verso l'amputazione dei propri arti), ma non si può negare che Cronenberg riesce a impregnare la materia scritta di un senso di gelido tremore che poteva caratterizzare Cosmopolis e Maps to the Stars, e che si estende dunque anche ad un altro tipo di arte (quella letteraria, che deve certo molto a Don DeLillo, Burroughs, Kafka e Ballard, senza però, ovviamente, pareggiarne la qualità). Insomma, è un libro fatto di immagini e di sensi stravolti, molto ironico nella sua sottile divertita autoreferenzialità (il continuo riferirsi al mondo del cinema diventa una nuova curiosa ossessione meta-artistica), ma molto serio nelle conclusioni, nonché altamente sconcertante. Un capitolo non essenziale ma importante nell'arte di David Cronenberg; se vogliamo, della sua filmografia.

 

Qui il trailer realizzato come film, con la quieta speranza (probabilmente sbagliata e ingiustificabile) che Consumed possa diventare opera cinematografica (anche se, se il grande regista canadese l'avesse voluta tale, non ne avrebbe certo scritto un libro). Il trailer è in realtà uno spoiler, ma per chi non ha letto la sequenza rappresentata nel romanzo non può comprendere nulla di ciò che - in maniera agghiacciante - sta accadendo. 

 

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