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Inglourious Reviewers.
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Da segnalare, in uscita a fine mese, il divertente saggio Inglourious Reviewers (edizioni "TheVerb") del filosofo antropologo nonché noto conoscitore della settima arte Vladislav Alhazseen Iosowkskii, con il quale il medesimo individua e mette in luce - nella sua tipica ottica satirica e beffarda oltre che profondamente analitica - le varie tipologie del critico/recensore cinematografico, sia costui professionista (nel senso che è pagato per farlo, così riduce brutalmente la distinzione Iosowkskii) o dilettante.
Ebbene, estrapolando - non senza fatica (chiedo anzitempo venia se alcuni concetti risulteranno poco chiari o banalizzati) - e semplificando il suo (complesso) pensiero, di seguito si elencano alcune delle tipologie ivi descritte.
E voi, a quale categoria appartenete? Oppure, a quale vi sentite di appartenere? O ancora: vi riconoscete in più modelli? Come il sottoscritto, ad esempio.



1 - il recensore che non guarda.
Parrà quanto meno assurda, o volutamente provocatoria, tale definizione. Eppure ne esistono, così. Vivono tra noi. Sono quelli che partono già armati. Spesso seduti e ingobbiti su poltroncine ergonomiche da dipendente statale con le forme del sedere ben impresse e lo schienale irrimediabilmente compromesso, costoro, dopo aver scaricato l'ennesimo film introvabile (che evidentemente tanto introvabile non era), vivono l'esperienza come "atto dovuto". Una sorta di lavoro, insomma; o meglio, una missione: portare nuova conoscenza al mondo. Difatti, hanno il pieno dominio sul (povero) pc, con le mani che non stanno ferme un attimo e i polpastrelli così freneticamente e compulsivamente operativi che le impronte digitali si fanno via via più logorate, meno visibili. Il motivo è presto spiegato: la "missione" si esplica nell'interrompere la visione, di continuo, costantemente, in una maniera incredibile e incomprensibile. Essi pertanto (vivi)sezionano, (psico)analizzano sequenze, rivedono e ri-rivedono dialoghi, stoppano inquadrature, cercano sul web riferimenti e citazioni e link da riportare sul pezzo, ritornano (preferibilmente più e più volte) alla tale scena madre o al tal momento significativo. Il tutto prendendo celermente nota, scribacchiando su tastiera i primi profondi pensieri (con un largo ghigno compiaciuto che si riversa, loro malgrado, sullo scritto), facendo le (già illuminate) proprie valutazioni in merito. Un'autopsia, in pratica, sul denudato cadavere filmico (Iosowkskii, infatti, li chiama anche "tristi tetri dissezionatori"). La conclusione è ovvia: ma il film l'hanno guardato?


2 - il recensore "picodellamirandoliano" (così in italiano, nel testo).
Normalmente, voi che starete leggendo codeste noiose righe, come pure il sottoscritto, di un film visto anche solo pochi mesi fa (a meno che non si tratti di opera imprescindibile, che colpisce e pertanto alberga in testa) ci si ricorda con vigore decrescente; rimarrà probabilmente (salvo che non si tratti di immonda porcheria, sebbene è sempre difficoltoso liberarsene) il senso e la storia nel suo complesso, il regista, gli attori principali, ma inevitabilmente si tenderà a confondere personaggi e situazioni con altri film, alcune scene si faranno nebulose, i dialoghi e le battute da un pezzo finiti nel tritacarne mnemonico. Si può ovviare ciò solo rileggendosi quanto scritto sull'opera in questione, o rivedendola (per intero o per frammenti).
Ebbene, pare esistano però individui dalle straordinarie doti di memoria: essi sono capaci, infatti, di argomentare per filo e per segno su roba vista anni addietro, addirittura decenni prima. Immuni alle bastarde rughe del tempo, forniscono il loro preziosissimo contributo su qualsiasi cosa gli capiti (ovvero gli capitò) a tiro - tvmovie passati sul piccolo schermo negli '80, documentari ungheresi e sovietici di propaganda della esigua durata di otto-nove ore imposti sui canali nazionali, misconosciuti capolavori iraniani o sudanesi trasmessi in nottate da coma quando ancora c'era il muro di Berlino, prodotti di serie z con l'action star del momento (laddove il momento era un ventennio fa e la star ora sta all'ospizio). Eletti.


3 - il recensore distratto.
Cioè, hai 'sta cosa che devi guardare, magari è perché piace (quindi un ordine) a tua moglie (o fidanzata o amante o compagna di pene che sia), e già ai titoli di testa capisci che t'ammorberà più d'un brufolo purulento nel didietro, oppure è perché non riesci a star fermo e dunque è una tua personale abitudine. Sta di fatto che unire l'utile al dilettevole è pratica giudiziosa. I due tizi sullo schermo parlano e parlano e parlano e tu vai in bagno, c'è una scena dove non succede nulla e ti scoli la quinta birretta, eccolo ci mancava pure il momento-musical e allora inizi a spazzare per terra, una voce narrante introduce-spiega-espone e vai sul balcone a osservare la tizia carina che sculetta per strada, fanno la pubblicità ... oh, ecco, quella macchina da caffè la devo proprio comprare ... e quanto è divertente questo spot sui profilattici ... e ...
La domanda sorge spontanea: cosa e come scriverà di quanto ha visto? (Beh, è lecito supporre - così dice Iosowkskii - che tra un concetto e l'altro si distragga stirando, leggendo un fumetto, dedicandosi a gioiose pratiche onanistiche, whatsappando ecc.).


4 - il recensore copincollatore.
I più abili, i più furbi, attingono da diverse e numerose fonti, prendendo (a prestito, s'intende) quello che serve facendolo proprio, ripetendo interi periodi e usando singoli passaggi alla bisogna, in modo da avere un quadro (più o meno) completo e compiuto trasporto su carta. Certo, è una rogna, una perdita di tempo - rovistare on line tra oscuri siti specializzati o spulciare tra blog personali dedicati o riprendere, mescolandone l'ordine e agendo per sinonimi, articoli di critici autorevoli - ma vuoi mettere la somma soddisfazione (anzitutto di fregare il prossimo)? Alla domanda "perché lo fai, che cosa ne ricavi?" quelli che risponderebbero? Con una citazione copiata da qualche parte, ovviamente. Imperterriti.


5 - il recensore vendicativo.
Ovvero colui che - generalmente facente parte della schiera di addetti ai lavori - se s'incacchia per (quello che crede essere) uno sgarbo della produzione o degli addetti stampa di un qualche film (in particolare piccolo), ebbene, si vendica. Come? Sparando a zero, sparlando da più direzioni (ce stanno facebook, twitter, whatsapp, siti, blog, meeting, festival, proiezioni per la stampa ecc.), scrivendo una recensione cattivissima con la quale non risparmia niente a nessuno: gli attori fanno schifo, il regista dovrebbe cambiare mestiere, lo sceneggiatore è un noto alcolizzato, il filmetto dovrebbero bruciarlo al rogo. O lo fa più subdolamente, con poche parole all'apparenza inoffensive, finanche gentili, ma spietate nel distruggere l'oggetto del contenzioso. Di contro, con interessati disponibili (interviste "esclusive", foto in anteprima, cocktail e superalcolici offerti, intrallazzi e sollazzi), o con quelli giudicati "simpatici" per svariati motivi, la prospettiva cambia: l'opera va difesa assolutamente - manco fosse un panda in via di estinzione -, il lavoro di regista e attori va elogiato a prescindere, è una novità nel panorama ecc.. In una parola: inaffidabili. E pericolosi (nonché potenzialmente stalker).


6 - il recensore impiegato.
Normotipo che noi italiani potremmo definire affetto da "fazite" acute (dall'ossessione "anagrafica" dell'Ispettore Fazio di Montalbano): una recensione per lui corrisponde a compilare correttamente una scheda tecnica di un elettrodomestico, con tutte le cosine al loro posto, con la penna giusta e i tempi richiesti, a cominciare dall'esposizione e spiegazione della trama nel modo più chiaro e pratico possibile (sempre nel rispetto di codici e regolamenti e buon senso). Seguono brevi considerazioni personali, che non devono in nessun caso superare la tot quantità prestabilita dalle regole della buona tecnica, e sintetici giudizi su regista e attori. Un ragioniere prestato alla critica. No perditempo.


7 - il recensore compulsivo.
Vede tutto, recensisce tutto. Recensisce tutto perché egli tutto vede. Famelico, soggiorna nelle sale di cinema e multiplex come un mendicante, frequenta festival (dai più conosciuti a quelli minuscoli e specializzati, alle rassegne cineforum da oratorio di paesini d'alta montagna con meno di cinquanta abitanti), e nel tempo libero scarica al pc più di quanto scarica lo sciacquone al bagno di casa sua. Tutto quello che vede lo "deve" recensire (trattasi chiaramente di patologia ossessivo-compulsiva), persino i filmini della comunione della cuginetta di terzo grado mai vista prima o il girato delle vacanze estive della coppia che gli abita nell'appartamento a fianco. Scrive di film mentre fa colazione, mentre porta il cane a passeggio, mentre evacua solide realtà, mentre dorme. Un superpotere (e d'altronde, da grandi poteri derivano grandi responsabilità). Indomabili.


8 - il recensore stroncatore.
Ne esistono di più tipi. Il più comune è lo stroncatore seriale. Quello che il cinema di oggi fa schifo, il cinema è morto, ma la mia scala di valutazione è rigorosa, e oggi fanno solo film senz'anima, e via di seguito sentenziando sullo stato della (settima) arte. Si tratta di persone che agiscono (e sono) così nella vita quotidiana, incacchiati col mondo ma anche no, ideologicamente confusi eppure implacabili nel trovare difetti e conseguentemente affondare colpi sui film come un corvo sull'agnello morente. Alla domanda: "ma se tutto ti fa schifo, perché continui a guardare film?" quello risponderebbe: "perché mi piace!", seguito dal primo insulto che gli viene a mente. Indefessi.


9 - il recensore predicatore.
Oddio. Oddiavolo. Obbilderberg. È inevitabile: ce n'è sempre almeno uno in qualsiasi gruppo (fisico, virtuale, elettrogeno, degli anonimi omini) si venga a formare ... Nella sua visione delle cose tutto va sempre - e con "sempre" s'intende proprio sempre sempre (non fossi stato chiaro: sempre) - letto, analizzato, criticato, sviscerato, evaginato e sverginato in senso esclusivamente ideologico, quantunque siano i sacri fondamenti teorici del Nostro. L'app che questi (noiosissimi) individui hanno incorporata nella testolina fumante è quella della dietrologia, del complottismo, della mistificazione, così si sentono in dovere di informare su come stanno davvero le cose. Davvero. Le cose. Politica, fede, religione, scienza, servizi deviati ecc.: le armi usate per imbastire sermoni sermoneggianti salmodianti salmoneggianti che tanto puzzano di paranoia. E se provate a ribattere, ad opporre con argomenti ai loro deliri, ebbene, peggio per voi: essi non conoscono altro modo, altre vie che non siano la predica. E se pure per cambiare discorso vi lasciaste sfuggire quanto vi faceva ridere da bambini F.B.I.: Operazione gatto, nel giro di tre secondi e mezzo quelli infilano un tunnel megagalattico di associazioni e collegamenti (che vedono e possono fare solo loro) giungendo a parlare di cospirazioni CIA, di controllo della mente, degli illuminati, del significato della particola. Eccheddue.


10 - il recensore prevenuto.
Ah, ah! Eccolo, il prevenuto. Pieno di pregiudizi, preparato al massacro preventivo, col prepuzio della presunzione in mano e il ghigno d'ordinanza prestampato in faccia. Così prevenuto che se pure gli piacesse l'oggetto di cotanto odio (che può essere il genere, il regista, un attore, un insieme di fattori) non potrebbe - non riuscirebbe mai - a dirne bene. Che perversione. Non occorre dire altro, in verità: è facile intuizione. Se non che, per correttezza, mentre è perdonabile il critico dilettante che scribacchia in giro per siti, blog, giornalini scolastici, sul diario e quant'altro - perché non deve rendere conto ad altri che a se stesso - al professionista la cosa non si può perdonare, perché è pagato per farlo e si pretende professionalità e obiettività, sempre. Invece.


11 - il recensore provocatore.
Polemico, bastian contrario, sopra le righe e sotto un livello normalmente accettabile. Tendenzialmente arrogante, presuntuoso, borioso, ha un solo obiettivo in testa: farsi notare (i sintomi sono chiari: cerca di compensare pesanti deficit sessuali, quali l'impotenza o l'eiaculazione precoce). E come se non provocare, con costanza e continuamente, lodando con fuochi d'artificio (è tutto un artificio) e scrivendo bene di beneamate vaccate (rivalutazioni preventive: sparando nel mucchio una gli andrà pur bene, no?), e massacrando ferocemente opere generalmente accolte con favore? Bene, bravo, bis, hai capito tutto, sei un genio. A questa simpatica figura, si può contrapporre il recensore camaleonte, ovvero colui che vede la direzione della massa e, timidamente, ci si butta in mezzo.


12 - il recensore scattista.
Succede così: un film importante è in uscita - e d'altronde se ne parla da mesi e mesi - e lo scattista si precipita al cinema correndo come Ben Johnson, ebbro di gioia per la grande conquista a venire: essere il primo a scrivere una recensione di quel film. Ora, è noto che per quanto uno possa pensare di essere stato il primo c'è sempre stato uno prima (il web, fusi orari, giorni di uscita diversi nei vari Paesi, proiezioni in anteprima), ma non importa: l'importante è aver tagliato per primo il traguardo nella propria cerchia (il sito in cui abitualmente scrive, in classe, al corso di taglio e cucito, nel condominio di quattro appartamenti). Tiè.


13 - il recensore poetico.
"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese filmiche io canto" ... Qualunque siano il valore e il genere dell'opera (d'autore, blockbuster, commedia, docufiction, ecc.), questo nobile esemplare ama esprimersi in maniera poetica, imbellettando con ghirigori e arzigogoli verbali, colorando lo scritto con concetti "alti", usando metafore ardite e locuzioni ridondanti. Il tutto per ottenere un imprescindibile effetto "emozionale". Emo.


14 - il recensore criptico.
Ehm. Per discettare, discetta. Pure troppo, in taluni casi. Pure troppo poco, in altri. Solo che. Non si capisce un hashtag depresso di quello che scrive. Ma parla del film? E quando mi tira fuori termini astrusi, fonemi, radici linguistiche, espressioni in aramaico, gorgheggi intellettualistici, rutti di sapienza, paralleli con le ultra-significanti della protosemantica cosmica (?!!), ma anche un uso fantasioso della punteggiatura e libere - troppo libere - associazioni (a delinquere) di parole concetti e immagini e riferimenti ... Parlarsi (e pesarsi, postularsi, pisciarsi) addosso. O dentro, o fuori, o chissà. Ma. Il film?

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