Espandi menu
cerca
Perché andiamo al cinema?
di scapigliato ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

scapigliato

scapigliato

Iscritto dall'8 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 137
  • Post 124
  • Recensioni 1361
  • Playlist 67
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Partiamo da un esempio. C’era Pasolini di Abel Ferrara a cui ero molto interessato e l’avevo messo nella mia lista dei film da vedere appena sarebbero usciti al cinema. Eppure, a più di un mese dalla sua uscita non l’ho ancora visto e praticamente so che non lo vedrò. Mi sono chiesto quindi cosa ha determinato il fatto che pur volendo vedere un film alla fine non lo vedessi. Visto anche che capita spesso e volentieri.

Ci ho pensato abbastanza e ho capito che c’è un motivo nelle mie scelte cinematografiche:

1) I Generi. Horror, western, wilderness-drama e i sex-movie per me sono fonte di forti emozioni. Film avvincenti che mi coinvolgono filosoficamente, emotivamente e mentalmente. Film che proiettano fuori da me quello che ho dentro e che diversamente resterebbe solo una mia insognazione. L’horror coinvolge le paure, l’adrenalina della sopravvivenza, l’esorcizzazione della morte, il gioco e il meccanismo della predazione, della fuga e dell’inseguimento oltre che sfoggiare un immaginario divertente e simbolico con cui giocare in mille variazioni sul tema. Il western coinvolge la mia virilità, il mio essere uomo, la rincorsa verso l’avventura individuale, il consorzio di soli maschi, avventurieri, grezzi, rozzi, primitivamente etici coinvolgendo un’iconografia che dai deserti alle città fantasma è lo specchio della rudezza che so di portare dentro e di cercare in continuazione: la mia linearità di pensiero mi porta ad una linearità d’azione. Il wilderness-drama, figlio del western, richiama le stesse atmosfere dell’uomo nel continuo incontro/scontro/confronto con la natura e si ricollega all’horror quando entra in gioco la minaccia animale e l’uomo deve necessariamente tornare animale per scontrarsi con la bestialità. Il sex-movie, che non è il porno-movie né il film erotico, è quel film il cui centro narrativo e tematico è il sesso realizzato attraverso motivi quali la nudità, l’atto sessuale esplicito e la scoperta sessuale adolescenziale.

2) I Nomi. Ci sono nomi e volti che da soli mi bastano per andare al cinema senza farmi troppe domande. Nasco attore e per me la recitazione fa dell’uomo un simulacro, depositario di un segno che diventa mito e può così rappresentare il nostro universo emotivo attraverso le pratiche della recitazione. Allo stesso modo i registi che più sanno corrispondere alla mia idea di spettacolo e di etica sono quelli di cui non mi perderei mai un film. Quasi orfano di tutti i più grandi “maestri” che mi hanno insegnato a guardare e a fare cinema – o almeno pensarlo, visto che purtroppo non sono un regista – oggi posso dire che non pochi registi sanno affascinarmi e li seguo volentieri.

3) Il Trailer. Diversi film invece, sono andato a vederli dopo aver visto il trailer promozionale al cinema. Spesso e volentieri sulla carta un film mi dice ancora poco se non appartiene ai miei generi di riferimento o se non vi sono coinvolti i miei attori e registi favoriti. Poi però succede che il trailer sa affascinarti anche per un solo motivo e questo basta per andare a vedere il film al cinema. Ricordo per esempio che Guardiani della Galassia (2014), lontano dai miei gusti cinematografici, già l’avevo giudicato “senza prima, prima vederlo” per poi correre a vederlo al cinema dopo aver visto un trailer trascinante come pochi altri. Stesso dicasi per Wolf of Wall Street (2013). L’accoppiata Scorsese-DiCaprio mi bastava eccome per andare al cinema, ma sulla carta il film non mi interessava – non mi piace il mondo della finanza, non ho l’interesse. Invece, dopo il trailer, è diventato film conviviale, da vedere con gli amici e che mi ha pure piacevolmente sorpreso. Viceversa succede anche di vedere trailers di film che non avevo intenzione di vedere, anche perché non li conoscevo e che proprio grazie al trailer ho voglia di vedere, ma che poi alla fine non vedo sempre per via dei primi due punti, fondamentali: generi e attori/registi. È stato il caso per esempio di Still Life (2013), un film chiaramente non commerciale, dallo scarso appeal, ma di cui tutto il mondo ha parlato bene. Il trailer mi aveva coinvolto emotivamente. L’avrei visto volentieri e come lui anche Il Figlio dell’Altra (2012), Senza Nessuna Pietà (2014) e così via, per citare alcuni titoli tra i più recenti, ma poi ha vinto il mio istinto, la voglia di quelle emozioni forti, archetipali, in sé anche simboliche, del cinema che mi appartiene,

4) La Pratica. Giocoforza un film lo si va a vedere se c’è la possibilità. Ricordo quando uscì Dracula 3D (2012) di Dario Argento, uno dei miei registi e “maestri”, quindi un film insindacabilmente da vedere per via del punto precedente, ma lo davano soltanto al multisala della Bicocca la sera al secondo spettacolo delle 22.30 e quindi delle 23.00 causa mezz’ora di pubblicità. Non potevo andare a vederlo. Punto.

Ecco quindi che Pasolini, pur amando la figura di Pier Paolo Pasolini e apprezzando regista e attore, Ferrara e Dafoe, non rientrava nei primi due punti, i fondamentali, e vi ho quindi preferito altre visioni. Stolto oppure no, questo è il modo con cui io scelgo i film da vedere al cinema, lasciando tutti gli altri per visioni domestiche appena saranno disponibili. Con buona pace di quei film bellissimi che però non hanno l’appeal per portarmi di forza al cinema.

La riflessione può essere anche solo personale, ognuno di noi avrà le sue modalità per decidere cosa andare a vedere al cinema. Quello che però la mia riflessione-esperienza suggerisce è che effettivamente ci sono film che forse al cinema non stanno bene, che forse un surplus di titoli non ci aiuta a vedere tutto quello che vorremmo, che forse non è tanto il supporto su cui vedere i film che sta uccidendo le sale, ma piuttosto l’offerta cinematografica che se non è il blockbuster fracassone è il film d’autore di nicchia. I due estremi non giovano al pubblico che da un lato si abitua ad una cultura di massa sterile e omologata e dall’altro resta arroccato sulle proprie ideologie come fossero l’ultima torre da difendere. La via di mezzo, il cinema spettacolare che sa essere anche critico-espressivo, per dirla come Mario Pezzella (Estetica del Cinema, Il Mulino, 1996), è forse l’unico modo che abbiamo per gustarci un film sia dal punto di vista dell’intrattenimento, quello puramente ludico, ma anche formale, iconografia, immaginario, regia, recitazione, figurazioni; sia dal punto di vista del coinvolgimento etico, sociale, filosofico, insomma contenutistico. Ecco che riaffiora un vecchio adagio, mai morto, che sbandiero spesso e volentieri e che almeno nel mio caso fa la differenza: la forma è il contenuto.

Voi invece come scegliete i vostri titoli per i quali spendere dai cinque agli 8 euro?

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati