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Sargam aur taal - Juke-box bollywoodiano (e l'arte del naach-gaana)
di riccardo III ultimo aggiornamento
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Molti anni fa, quando YouTube esisteva forse a malapena, ho scritto una playlist (sparita completamente con il passaggio al nuovo sito, che non ammette più titoli non in database) sul naach-gaana, il numero musicale bollywoodiano, generalmente di ballo-e-canto, che la grande stella Amitabh Bachchan ha definito una caratteristica fondamentale del film indiano commerciale e che, stando alle voci che mi arrivano (purtroppo non sono abbastanza aggiornata per confermare) starebbe a mano a mano sparendo. Spesso bollato come semplice momento di evasione - basti pensare ai massacri perpetrati dalla Rai sui film trasmessi qualche anno fa, oggi a quanto pare rettificati - può assumere molte forme e avere molti scopi: certamente esistono i tòpoi, ma anche usi non convenzionali (compresi l'aggiramento e/o l'opposizione al codice di censura) oppure parodistici. Il naach-gaana (ma il ballo era meno presente, nei primi decenni del sonoro) nasce con il primissimo talkie, Alam Ara (1931) e prende immediatamente piede: il fatto non stupisce, vista la stellare caratura musicale indiana. Strumentisti e cantanti oscillano sempre tra il molto bravo e il fenomenale, specie nel periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta (ma pure oggi i compositori fanno faville, capeggiati dal geniale A.R. Rahman): insomma, "melodia e ritmo" come più non si potrebbe (traduzione molto libera del titolo, sargam sarebbe la scala musicale :-)), oltretutto ad altissima gradazione emotiva. E infatti la funzione più tipica del naach-gaana è proprio quella di esprimere un sentimento (positivo, negativo o che il personaggio è costretto a reprimere) con la massima forza, quando non addirittura l'inconscio dei protagonisti, come in Dil Se.. di Mani Ratnam. Di seguito una lista tutt'altro che esaustiva di numeri che spesso uniscono più luoghi comuni, altre volte li confutano.

 

Alla memoria dell'irresistibile istrione Raj Kapoor, "the Showman" (1924 - 1988), nel novantesimo anniversario della nascita.

 

 

Mayya Mayya, da Guru (2007) di Mani Ratnam

Musica di A.R. Rahman, testo di Gulzar

Cantanti: Maryem Toller, Chinmayee, Keerthi Sagathia

Attori: Mallika Sherawat, Abhishek Bachchan

 

 

Tre luoghi comuni in uno: la canzone sui titoli di testa (che può essere sfruttata in maniera molto più interessante, come in Guide, film del 1960, dove la sequenza è, in piccolo, un riassunto dell'intera parabola del protagonista), lo spettacolo - possibilmente in un night club, ma anche in teatro, con tanto magari di danze classiche indiane - e il cosiddetto item number, coreografia sexy con un'attricetta, una ballerina professionista o una diva (e, negli ultimi anni, anche attori maschi!). L'item number ha origini molto lontane, dagli inizi degli anni Cinquanta almeno, con la figura della ballerina angloindiana Cuckoo e oggi, coll'allentarsi della censura, prolifera.

 

 

Awara Hoon, da Awaara (1951) di Raj Kapoor

Musica di Shankar-Jaikishan, testo di Shailendra

Cantante: Mukesh

Attore: Raj Kapoor

 

 

La presentazione del protagonista e la sua filosofia di vita. Il bell'omaggio di Raj Kapoor al suo regista preferito, Charlie Chaplin, una musica che è un tormentone fenomenale e un testo "ribelle" da imparare a memoria (fatto, e canto pure! :-))): una commistione molto chapliniana/indiana di tristezza e di vitalità.

 

 

Suraj Hua Maddham, da Kabhi Khushi Kabhie Ghum (2001) di Karan Johar

Musica di Sandesh Shandilya, testo di Anil Pandey

Cantanti: Alka Yagnik, Sonu Nigam

Attori: Kajol, Shahrukh Khan

 

 

La folgorazione amorosa & la fantasticheria insieme, per il numero più famoso della storia di Bollywood. La fantasticheria sentimentale in particolare è forse il naach-gaana più trito, e si è guadagnato parecchie parodie (Aasman kehta hai rab se in Mast ad esempio, o Wada raha ne "La divisa"). In quanto ai sogni veri e propri, dato che per definizione nel cinema bollywoodiano si sogna a occhi aperti, capitano di rado e generalmente sono incubi (in Awaara e altri).

 

 

Sona nahin na sahi, da One Two Ka Four (2001) di Shashilal K. Nair

Musica di A.R. Rahman, testo di Majrooh Sultanpuri

Cantanti: Alka Yagnik, Udit Narayan

Attori: Juhi Chawla, Shahrukh Khan

 

 

Il corteggiamento attorno a un albero è "il" luogo comune degli anni Ottanta e Novanta: nel film Rang De Basanti (2006), un personaggio, uscendo da un cinema, dice cinicamente: "In questo Paese piantiamo alberi per poi girarci intorno!" Questa versione, grazie alla grandissima intesa tra i due attori e alla loro ironia, è senz'altro la più bella che abbia mai visto.

 

 

Maar Dala, da Devdas (2002) di Sanjay Leela Bhansali

Musica di Prakash Kapadia, testo di Nusrat Badr

Cantanti: Kavita Krishnamurthy, K. K.

Attori: Madhuri Dixit, Shahrukh Khan


* Purtroppo questo video non può essere embeddato per una restrizione imposta dal proprietario della clip su YouTube.
Potete comunque vederla qui direttamente su YouTube. 

 

http://www.youtube.com/watch?v=fVg6Ehu1VXY

 

 

Quando un sentimento "vietato" viene espresso in metafora, in questo caso nella già citata evenienza dello spettacolo (questa volta di Kathak, danza classica del nord dell'India).

 

 

Mere Humsafar, da Refugee (2000) di J. P. Dutta

Musica di Anu Malik, testo di Javed Akhtar

Cantanti: Alka Yagnik, Sonu Nigam

Attori: Kareena Kapoor, Abhishek Bachchan

 

 

Il patatrac. Due innamorati vanno a letto insieme senza essere sposati (indecenza notevole in India). Spesso c'è anche una bella tempesta monsonica, a simboleggiare l'irrefrenabilità della passione. E quello che è straordinario è quanto, fino a poco tempo fa, con vincoli di censura e di costume parecchio severi, le coppie di attori riuscissero ad essere molto ma molto sensuali soltanto guardandosi e toccandosi. Gli esempi sarebbero veramenti tanti: scelgo soltanto Main hoon parineeta da Parineeta (dove i cantanti si lanciano in una specie di "Je t'aime moi non plus" nel finale!) o in Dam bhar jo udhar munh phere in Awaara.

 

 

Holi Re, da Mangal Pandey: The Rising (2005) di Ketan Mehta

Musica di A.R. Rahman, testo di Javed Akhtar

Cantanti: Udit Narayan, Madhushree, Srinivas, Chinmayee

Attori: Aamir Khan, Rani Mukherjee, Kirron Kher

 

 

La festa di Holi: una sorta di Carnevale dove ci si bersaglia di polvere colorata e ne capitano di tutti i colori. In questo caso, un patatrac di proporzioni epiche: il patriota bramino passa alle (sensuali) vie di fatto con la prostituta fuoricasta.

 

 

Main zindagi mein hardam, da Barsaat (1949) di Raj Kapoor

Musica di Shankar-Jaikishan, testo di Hasrat Jaipuri

Cantante: Mohammed Rafi

Attori: Raj Kapoor, Nargis

 

 

"Dolore della separazione" e strazio assoluto degli amanti. Una categoria che è sia religiosa (il sufismo, corrente mistica musulmana, il cui scopo finale è proprio riunire il fedele a Dio) sia cultural-sentimentale (già nella poesia sanscrita). Un brano molto classico, con un testo splendido e il cantante, Mohammed Rafi, che fa miracoli. (E Raj Kapoor con la barba lunga e in versione pseudo-Francesca Bertini, devo dirlo, è più gnocco del solito).

 

 

Main Yahaan Hoon, da Veer-Zaara (2004) di Yash Chopra

Musica di Madan Mohan, testo di Javed Akhtar

Cantante: Udit Narayan

Attori: Preity Zinta, Shahrukh Khan

 

 

Una situazione vecchia come il cinema: l'amante lontano ma desiderato che si materializza ovunque. Aggiungiamo anche l'altra tipica situazione della festa di fidanzamento, una cerimonia molto sontuosa e ovviamente occasione ghiotta (e se c'è di mezzo Yash Chopra, lo è ancora di più).

 

 

Woh ladki hai kahaan, da Dil Chahta Hai (2001) di Farhan Akhtar

Musica di Shankar-Ehsaan-Loy, testo di Javed Akhtar

Cantanti: Shaan, Kavita Krishnamurthy

Attori: Saif Ali Khan, Sonali Kulkarni

 

 

Il numero parodistico. Qui si sbeffeggiano i vizi e i vezzi di ben tre epoche, gli anni Cinquanta (New Delhi in particolare), con i suoi fumosi bianchi e neri, gli anni Settanta e le canzoni in macchina con retroproiezione, nuova versione dei vecchi numeri sui carri trainati da buoi o da un ronzino - e gli anni Novanta (il riferimento principale qui mi pare Chandni), con le donne in sari tinta unita, gli uomini in maglione pseudosvizzero, l'inevitabile rupe verdeggiante e tutto il corredo di smorfie e gesti di prammatica. Gli attori si devono essere divertiti non poco :-).

 

 

Sadda Haq, da Rockstar (2011) di Imtiaz Ali

Musica di A.R. Rahman, testo di Irshad Kamil

Cantante: Mohit Chauhan

Attore: Ranbir Kapoor

 

 

La canzone di protesta. E questo è un tipo di numero che ha una grandissima tradizione, alla faccia di quel che generalmente si pensa di Bollywood. "Cori greci" molto politici (Hu Tu Tu), canzoni patriottiche (The Legend of Bhagat Singh), feroci denunce sociali (mezzo film in Pyaasa - Sete Eterna), ecc. Per un mondo migliore, ma sicuramente già molto vitale, tremendo, sconcertante, folle eppur bellissimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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