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Roma 2014: Giorno 6
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Il Festival di Roma continua la sua marcia verso il palmares, che sarà svelato il prossimo sabato sera con diretta televisiva su Rai Movie a partire dalle 18:45. Le visioni dei nostri inviati di ieri non sembrano essere state particolarmente uniformi.

Pazuzu, ad esempio, si è imbattuto nella visione di Mauro, opera in concorso di Hernán Rosselli: «Buttar giù una sinossi per il film non è semplice. Questo perché al momento stesso di essere girato non aveva ancora una sceneggiatura: il progetto del regista e dell'attore protagonista, il suo amico Mauro Martinez, era infatti quello di scriverlo e montarlo in corso d'opera, per la precisa volontà di andare oltre il clichè del realismo da festival. Preso atto dell'azzardo, il risultato dell'operazione è una sorta di "realismo improvvisato" la cui presa, cinematograficamente parlando, è pari a zero». Per fortuna, si è rifatto dopo con Tusk di Kevin Smith, un flop al box office americano ma «senza dubbio uno dei suoi film migliori, per via della commistione perfettamente riuscita tra due componenti non sempre facili da amalgamare come l'orrorifica e la comica, qui gestita con una mutevolezza di toni di sorprendente linearità, con passaggi tanto repentini quanto morbidi dalle mutilazioni più truci ad un'ironia demenziale e perversa». 

Steno79 ha invece visto Gone Girl - L'amore bugiardo, proponendoci una recensione diversa da quella di Alan Smithee: «A tratti forse un po’ troppo sofisticato nella struttura narrativa, ma comunque lontano dall’incomprensibilità fine a se stessa: i numerosi colpi di scena lo rendono serrato e coinvolgente, un meccanismo fra il thriller ed il “crime novel” che colpisce anche per lo spietato pessimismo dei contenuti (le sequenze finali ricordano molto l’atmosfera conclusiva di Mystic river di Eastwood, dove si affermava la necessità dell’inganno, e con questo ho già detto tutto). Se la regia di Fincher di certo non delude, le interpretazioni degli attori mi sono sembrate ugualmente molto buone».

 

Il sesto giorno è all'insegna del Marc'Aurelio del Futuro al cineasta russo Aleksej Fedorcenko, che presenta in anteprima mondiale e in concorso Angeli della Rivoluzione. Ambientato in Unione Sovietica il film racconta l’incontro e lo scontro fra differenti culture negli anni Trenta staliniani, attraverso lo sguardo di cinque artisti d’avanguardia, spediti a fare da agit-prop nelle regioni periferiche. Adattamento dei racconti Denis Osokin, Angeli della Rivoluzione è così presentato dal regista: «Negli anni ‘30, con l’obiettivo di normalizzare i rapporti con i nativi, i sovietici costruirono il centro culturale di Kazym nella taiga sulle sponde del fiume Amnja, un affluente del Kazym. Baluardo della cultura sovietica nel Nord, il centro culturale di Kazym comprendeva una scuola, un ospedale, un ambulatorio veterinario e un museo. Ma i nativi, gli Ostiachi e i Nenci della Foresta, non accettavano questa nuova cultura. Le loro antiche divinità vietavano ogni forma di contatto con i Russi. Ancora oggi gli abitanti locali preferiscono parlare a bassa voce quando raccontano gli eventi che ebbero luogo nella foresta del Kazym ricordati come la Grande Guerra dei Samoiedi».

 

 

Alle 22, per la sezione Gala, la Sala Sinopoli ospita Phoenix, nuovo lavoro di Christian Petzold. Libero adattamento del romanzo Le ceneri della defunta di Hubert Monteilhet, l'opera è una sorta di mix tra La donna che visse due volte e il dramma imperniato sul ritorno alla vita dopo l'esperienza traumatica dei campi di concentramento. In uscita a gennaio per Bim Distribuzione, è girato in cinemascope e trovate maggiori dettagli di produzione nell'apposito 'extra'.

 

Alle 17 in Sala Sinopoli si proietta NN, opera terza di Héctor Gálvez, un film sul lutto e la sofferenza personale, basato su un fatto realmente accaduto: i resti di un uomo scomparso durante gli anni degli scontri politici in Perù vengono riesumati, ma nessuno ne reclama il corpo. L’unico indizio per identificarlo è la fotografia di una ragazza trovata nella tasca della sua camicia.

 

 

La sezione Prospettive Italia prevede invece due proiezioni. Alle 17 è la volta del documentario Meno male è lunedì di Filippo Vendemmiati, che racconta la storia di un gruppo di operai in pensione che riprende il lavoro per insegnare il mestiere a tredici detenuti nell’officina-azienda sorta nel carcere di Bologna: una “commedia brillante” dietro le sbarre, dove il sabato e la domenica sono solo la noia e l’attesa del lavoro di chi non vuole ferie.

Alle 20 è poi il turno di Fino a qui tutto bene, l'attesa nuova commedia di Roan Johnson (in uscita il prossimo 29 gennaio per Microcinema) incentrata sull'ultimo weekend insieme di un gruppo di studenti universitari. «Questo film sull'amicizia è stato fatto grazie agli amici, alcuni professionisti del settore, altri semplicemente amici. L'organizzatore era il proprietario di una libreria, il data manager uno stagista del Tirreno, la segretaria di edizione era la sceneggiatrice e mia compagna, incinta di cinque mesi. Avevamo un solo macchinista/elettricista, una sola costumista/scenografa. Con questa "Armata Brancaleone" siamo stati liberi di fare un film che ci apparteneva. Gli attori dormivano nella casa dove giravamo così diventavano davvero coinquilini. Questo clima ci ha fatto diventare i personaggi del film: gli attori indossavano i loro veri vestiti, le stanze erano le loro, e quando abbiamo dovuto lasciare quella casa, avevamo tutti davvero un groppo in gola», racconta Johnson.

 

 

Guglielmo Favilla, Alessio Vassallo

Fino a qui tutto bene (2014): Guglielmo Favilla, Alessio Vassallo

 

Tra le altre proiezioni si segnalano infine per MaXXI il documentario Esercizi elementari di Giuseppe Piccioni e per Alice nella città di Ghadi di Amin Dora e di Tokyo Fiancée di Stefan Liberski.

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