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Dario Argento e la "sua" omosessualità.
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Oggi parlare di “cinema gay” è molto facile, ci sono Festival dedicati a questa tematica, associazioni, blog, siti, una intera comunità che negli anni si è fatta più forte ed è riuscita a imporsi dopo tanti anni di censure e divieti. 

Un regista che fin dal suo primo film ha inserito personaggi omosessuali è Dario Argento.

In tutti i suoi lavori dei primi anni, c'è sempre stato un personaggio dichiaratamente gay, senza nessun tipo di velature, con una parte più o meno importante ma comunque sempre con una sua dignità e psicologia ben definita, in poche parole non una “macchietta”.

Questo non era proprio così scontato soprattutto negli anni 60-'70.

Di omosessualità non si parlava nelle scuole o nelle famiglie, non sui giornali e tanto meno alla televisione. Nel gergo comune venivano chiamati: checche, ricchioni, froci o peggio ancora invertiti, considerati “malati” da curare.

 

Dario Argento cresce in una famiglia di artisti, sua mamma fotografa e suo padre già nel mondo del cinema, abituati a vivere circondati da persone di spettacolo, critici, registi, scenografi e scrittori dichiaratamente (almeno in casa di amici) omosessuali, e che quindi si presentavano alle cene e nei salotti di casa Argento in compagnia dei rispettivi compagni.

Dario quindi non ha bisogno di parlare di omosessualità in casa, parla direttamente con loro perché amici di famiglia con cui ha ottimi rapporti di conoscenza quotidiana.

Quando perciò gli viene domandato nel 2011 al Torino GLBT Film Festival Togay: “come mai la necessità di inserire nei tuoi film personaggi gay? la loro presenza è casuale oppure il fatto che fossero omosessuali voleva dire qualcosa per te in quel caso?

Dario (candidamente) risponde che: “Perché sono nella vita, perché ci sono, sono presenti tra di noi, sono i nostri fratelli, amici, sono i nostri compagni di scuola, di lavoro... perché nasconderli? Il film deve raccontare la vita, e ci sono gli omosessuali perché non bisogna raccontarli? E io li ho raccontati così come sono!

A distanza di anni, qualche critico ha accusato Argento di essersi accanito troppo sui suoi personaggi omosessuali, facendogli fare sempre una brutta fine. Anche in quel caso Argento risponde semplicemente dicendo che lui ha fatto fare “brutte fini” a tutti: donne, bambini, uomini, anziani... non si è concentrato su una categoria in particolar modo, ma solo sulla storia che stava raccontando-(sempre dalla intervista al Torino GLBT Film Festival Togay): “...l'uccisione delle due lesbiche in Tenebre è una delle più belle sequenze di tutto il film, due personaggi bellissimi, due ruoli riusciti!”.

 

Quello che mi piace di questo approccio al mondo omosessuale- non solo cinematografico- di Argento è che non considera l'omosessualità una “categoria” al di fuori dalla normalità della vita di tutti, un qualcosa di diverso da utilizzare con secondi fini, per dare alla storia un tocco di colore differente, più ambiguo o misterioso. Argento utilizza i suoi personaggi gay così come utilizza una filastrocca infantile in modo inquietante, una bambina rendendola disturbata, una madre irrimediabilmente impazzita, un cane inspiegabilmente rabbioso... ovvero tutti elementi della così detta normalità quotidiana che nelle mani di un maestro dell'horror diventano personaggi disturbanti, veri protagonisti di storie fantastiche ma credibili.

 

 

Antiquario (Werner Peters)- “L'uccello dalle piume di cristallo”.

Un piccolo cameo. L'antiquario è un personaggio che nel film appare per pochi minuti, è colui che ha venduto all'assassino il quadro che ha scatenato il primo raptus omicida.Personaggio simpatico, furbetto, che cerca un approccio con Sam Dalmas (Tony Musante) e che l'aiuta nelle sue personali indagini fornendogli una copia del macabro quadro venduto.

In questo caso Argento alleggerisce la storia inserendo dialoghi e situazioni imbarazzanti per il protagonista, che essendo molto “macho” si sente quasi importunato dalle troppe gentilezze dell'antiquario che gli strappa una promessa di un suo ulteriore ritorno nel negozio.Un tipo di humor macabro alla “Hitchkock, al quale il giovane Argento ha attinto a piene mani per i suoi primi lavori.

 

Dr. Braun (Horst Frank)- “Il gatto a nove code”.

Uno dei medici che lavorano all'interno dell'Istituto Terzi. Uomo colto, di classe, veste meglio degli altri suoi colleghi, ha macchine di lusso e frequenta locali per gay. Nel film viene mostrato senza filtri, mentre è in compagnia del suo compagno geloso. Uno dei maggiori sospettati del film.

 

Gianni Arrosio (Jean Pierre Marielle)- “4 mosche di velluto grigio”.

L'investigatore privato che aiuta Roberto Tobias (Michael Brandon) nelle indagini per trovare l'assassino, riuscendoci. Uno dei personaggi più riusciti della carriera di Argento: divertente, arguto, bizzarro e senza ombra di dubbio gay.

 

Massimo Ricci (Geraldine Hooper)- “Profondo rosso”.

L'amante di Carlo (Gabriele Lavia). L'omosessualità di Carlo è un vero colpo di scena nel film. David cerca Carlo a casa di un suo amico, suona il campanello, sulla porta c'è ben visibile il nome “Massimo Ricci”, ad aprire però è un trans, che comprende immediatamente dall'espressione di David l'imbarazzo che si è venuto a creare. L'intimità tra Carlo e Massimo è palese, e in seguito è raccontata dallo stesso Carlo all'amico di sempre David. Quest'ultimo, dopo un primo stupore, accetta senza troppi problemi la realtà dei fatti. L'amore tra Carlo e Massimo è solo accennato nel film, fatto di sguardi e piccoli gesti. Anche Massimo può rientra tra i sospettati dei delitti.

 

In “Suspiria”-1977 e “Inferno”1980 non ci sono dei veri e propri personaggi gay, ma due attori che sono vere icone dell'universo omosessuale: Udo Kier in Suspiria è il prof. Frank Mandel, Leopoldo Mastelloni in “Inferno” è John il maggiordomo.

 

Mirella Bandi e Mirella D'Angelo sono in “Tenebre”-1982, le due lesbiche protagoniste di una delle sequenze più riuscite della carriera di Dario Argento.

 

 

Mi fermo qui con l'elenco dei film e dei personaggi omosessuali che contengono. Un piccolo esempio di come, anche in tempi meno “facili” di quelli di oggi, fosse possibile parlare di omosessualità, anche se in un contesto horror. Ovviamente quando a parlarne sono persone intelligenti e sensibili come Dario Argento.

 

 

 

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