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I film in concorso oggi a Venezia
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Anche oggi il concorso della 71a mostra presenta al pubblico presente al Lido di Venezia due titoli, un film americano e uno francese. 

 

Cominciamo dall'americano che è Manglehorn, di David Gordon Green e con interprete principale Al Pacino. Diciamolo subito: la presenza di un film di Gordon Green è apparsa a molti sicuramente anomala all'interno della selezione principale, anche se è vero che si tratta di una ripetizione: già l'anno scorso infatti era presente con Joe, intepretato da Nicolas Cage. 

Il fatto è che Gordon Green, per quanto cresciuto sotto l'ala protettiva di Terrence Malick (fu di Malick la produzione del primo film di Gordon Green, Undertow), è uno di quei registi che non si fanno scrupoli ad alternare vistosamente progetti alimentari su commissione e opere di maggior spessore: fatto del resto abbastanza comune negli USA e meno consueto in Europa e altrove. Il fatto è che nel caso di Green le opere su commissione sono decisamente, sfacciatamente alimentari: lo sono state ad esempio le commedie Strafumati e Lo spaventapassere, che tra l'altro hanno avuto anche poco successo.

Evidentemente però quando poi decide di girare un film davvero suo Gordon Green ha ancora la credibilità per arruolare nel cast figure importanti. E un biglietto da visita come Al Pacino - ammettiamolo - non lo rifiuta nessun festival.

Al Pacino

Manglehorn (2014): Al Pacino

Tanto più se impegnato - è il caso di Manglehorn, titolo che tra l'altro è il nome stesso del personaggio di Pacino - in un ruolo crepuscolare, più intimista: quello di un anziano fabbro specializzato nella riproduzione di chiavi, che vive prigioniero del passato, in un regime di dieta affettiva che lo incatena a un'esistenza svuotata.

Peccato che la prima recensione di EightandHalf giuntaci da Venezia sia di quelle che non lasciano spazio a dubbi: non una vera demolizione perché qualcosa - ancor più nella regia che nella prova stessa di Pacino - si salva, ma sicuramente non un buon viatico. Diciamo che leggendola non vorreste esattamente *correre a vedere* questo film: se volete provarne l'effetto la trovate qui.

 

L'altro film ci porta invece in Francia, alla corte di Benoît Jacquot: uno che da oltre trentacinque anni produce il suo cinema, spesso, spessissimo dedicato a figure femminili. Anche in questo caso, nonostante a far la parte del gallo nel pollaio vi sia Benoît Poelvoorde (che tra l'altro è a Venezia anche con l'altro film francese in concorso, The price of Fame), sono due donne a giocarsi la scena: due sorelle, interpretate da Chiara Mastroianni  (che ha anche il conforto in scena di sua madre, Mme Deneuve) e Charlotte Gainsbourg. 

Chiara Mastroianni, Charlotte Gainsbourg

Tre cuori (2014): Chiara Mastroianni, Charlotte Gainsbourg

Tre cuori, questo il titolo, è un melodramma, lo si dica subito. Le due sorelle si trovano, a loro insaputa e a insaputa del gallo in questione (che tanto gallo non è, poveretto), ad amare lo stesso uomo. Un triangolo quindi - come evidenziato dal titolo - ma con questa complicazione del "chi-non-sa-cosa" o meglio del "nessuno-sa-niente". È evidente che, affinché accada qualcosa di sì raro, ci vuole che il destino metta pesantemente mano. 

E se Manglehorn si è beccato una prima recensione poco compiacente, Tre cuori se ne trova addosso una davvero sconveniente. Le cose che Spaggy ci dice appena uscito dalla proiezione in Sala Grande non sono affatto tenere e il melodramma finisce per apparirci alla stregua di una minestra indigesta, che fa apparire l'opzione del salto dalla finestra un'ipotesi accettabile.

Se volete leggere la sua prosa caustica e comprendere i motivi di quella infima mezza stella tributata al film, trovate tutto qui.

 

 

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