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Venezia 2014: Giorno 1 - I film di apertura del Concorso e Orizzonti
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Il Festival di Venezia edizione 2014 si apre quest’anno all’insegna di due film tra loro molto diversi, che la stampa ha visto questa mattina: Birdman di Alejandro González Iñárritu, scelto per aprire il Concorso e l’intera rassegna, e The President di Mohsen Makhmalbaf, opera che dà il via alla sezione Orizzonti.

Al di là dei mezzi con cui i due lungometraggi sono stati realizzati, colpisce semmai come entrambi con linguaggi differenti facciano leva sulla contemporaneità: se per il primo il tema centrale è la ricerca della fama e del riconoscimento delle proprie capacità artistiche, per il secondo l’argomento chiave è la democrazia nei Paesi dell’est, portando il pubblico a vedere cosa accade ai dittatori nel momento in cui le rivoluzioni ‘democratiche’ scoppiano. Senza scendere nei dettagli (per quello vi rimandiamo alle due recensioni già presenti: Birdman, The President), rimaniamo perplessi di fronte ai due titoli, molto forti sulla carta ma decisamente al di sotto delle aspettative, confermando i timori che hanno preceduto il Festival: era davvero questa la giusta nota per dare il via alle danze?

Lungi dall’avere la risposta (abbiamo davanti ancora dodici giorni di proiezioni), siamo fiduciosi sul domani.

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Birdman: Tre domande a Alejandro González Iñárritu

Di cosa racconta Birdman?

Ero interessato nell’esplorare le battaglie che il protagonista, Riggan Thomson, instaura con se stesso e, in particolar modo, con la natura effimera del successo e con la rilevanza da attribuire a questo. Non importa quanto successo Riggan abbia, così come non importano i soldi e la fama: è tutta un’illusione. Quando uno desidera cambiar lo status delle cose, pensa di convincere le persone intorno a sé a riconoscergli qualche merito e, quando ci si riesce, si convince di essere appagato da quella gioia. Riggan è come una specie di don Chisciotte contemporaneo, pieno di dubbi e contraddizioni, proprio come tutti coloro che conosco.

 

Riggan, il protagonista, si muove sul filo del rasoio, tra commedia e pathos, illusione e realtà, e lascia adito a molte interpretazioni.

Ho sempre pensato che una volta compiuti i quarant’anni, niente possa in realtà spaventare. Ho passato anch’io la soglia dei 40 e volevo cimentarmi in qualcosa di diverso, senza temerne il risultato. Ho osato la chiave della commedia, un nuovo territorio per me, fuori dai miei soliti schemi, vincendo ogni paura. Dramma e commedia si fondono: potrei dire che Birdman è al tempo stesso un film drammatico con elementi comici ma anche una commedia con elementi drammatici.

 

In Birdman non c’è una forte critica alle moderne forme di raggiungimento della fama?

La moderna definizione di appagamento personale non nasce dal lavoro che un singolo individuo porta avanti per anni. Deriva semmai dalla popolarità che in pochi minuti si può raggiungere con un video pubblicato su YouTube e divenuto virale grazie ai social network. Twitter, Facebook e gli altri social, non fanno altro che generare illusioni distorcendo la realtà.

Birdman (2014): Trailer Originale Extended

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The President: Tre domande a Mohsen Makhmalbaf

Che cosa ha ispirato la sua storia?

La sceneggiatura di The President è stata scritta e riscritta diverse volte e la storia ha subito differenti modiche. Il nucleo centrale del racconto risale però a 8 anni fa quando a Kabul, in Afghanistan, si è assistito alla distruzione di Darul Aman Palace. Mi sono allora chiesto cosa sarebbe successo al presidente se avesse avuto con sé un bambino con il quale fuggire, in incognito, per il Paese.

 

Perché, invece, ha ambientato il suo film in un Paese fittizio?

Si tratta di eventi che troppo spesso in passato hanno avuto luogo in molti Paesi e che in futuro potrebbero verificarsi ovunque. Non volevo parlare di una storia specifica, volevo soffermarmi semplicemente sugli effetti provocati dalla caduta di un regime e sulla crescente violenza che si mette in atto per ripristinare la democrazia.

 

Secondo lei, tutte le rivoluzioni contro le dittature nell’Est sono destinate a mutarsi in caos e violenza?

I dittatori non cedono il potere facilmente o senza tentare un ribaltone con l’uso della forza. La gente in cerca di democrazia vede invece involontariamente nella violenza l’unico mezzo per raggiungere il proprio scopo. Nel momento della vittoria, però, sarà il popolo a confrontarsi con i “non risultati” e con una nuova tragedia da affrontare.

Dachi Orvelashvili, Misha Gomiashvili

The President (2014): Dachi Orvelashvili, Misha Gomiashvili

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