A distanza di 4 anni esce il sequel di Dragon Trainer e la prima paura che si ha quando si parla di sequel è che il risultato possa essere ridondante, ripetitivo e inutile. Ma niente paura perché questo secondo episodio è da non perdere al pari del primo. Perché Dragon Trainer non è mai quello che ti aspetti, non è mai la cavalcata di uno stereotipato blockbuster pronto a incassare senza dare nient'altro in cambio che l'entertainment e uno scontato lieto fine. Dragon Trainer assomiglia più alle fiabe dei Fratelli Grimm che a quelle di Andersen e i bambini quando vedono questo film devono fare i conti con qualcosa di meno scontato di una storia lineare e prevedibile.
E' uno dei pregi indiscutibili da riconoscere all'approccio che Dean DeBlois ha con queste storie. Il colpo di scena spiazzante è sempre pronto e non manca di compiacere anche i palati più complessi degli adulti, perché come dice DeBlois siamo di fronte a una pellicola per young adults.
Per chi mastica l'inglese si può trovare qui un'interessante intervista:
E per chi non lo mastica un'intervista in italiano:
Dragon Trainer 2 - L'animazione che rompe le convenzioni
Viene da chiedersi: perché quindi continuare a celebrare questi film? Perché ci sbattono davanti a brutto muso quello che siamo oggi. I vichinghi di Dragon Trainer 2 non sono più i vichinghi guerrafondai da manuale del primo episodio, sono diventati più simili a noi. Vivono in pace, si sono trasformati in Cavalieri dei Draghi e hanno trovato un nuovo equilibrio per il loro microcosmo.
Se nel primo Dragon Trainer il tema dell'intolleranza e della xenofobia reggevano il film, in questo secondo capitolo, come nella vita, il problema è stato superato, ma ci troviamo di fronte a nuovi problemi: il peso del potere, la guerra, la morte contrapposti all'onestà, alla ricerca costante della pace attraverso la conoscenza. Perché la pace va coltivata, non è una risorsa selvatica.
Purtroppo, come nel mondo contemporaneo, non sempre il risultato è quello atteso. Ma frasi come "anche i draghi buoni se guidati da draghi malvagi possono diventare malvagi" la dice lunga sul contenuto educativo di questo film.
Si potrebbero trovare mille spunti di discussione e confronto, approfondimenti e emozioni, perché Hiccup non è un personaggio stabile, ma è l'uomo contemporaneo: incerto, cosciente dei propri limiti, costantemente. Non è l'uomo sicuro di sé che ha tutte le risposte e che il cinema troppo spesso ci racconta, è l'uomo sicuro di ciò che non è, esattamente come sono i bambini. Ed è questa sua qualità che però lo fa emergere dagli altri vichinghi, perché se tra tutte le strade l'unica che non porta a Roma è quella di mezzo, Hiccup non accetta la risposta pronta, non sceglie la soluzione facile e preconfezionata, ma cerca di arrivare con il proprio ingegno e la propria testa alla soluzione, anche se questa strada più difficile e tortuosa avrà per lui un prezzo altissimo.
Purtroppo l'ambasciata non porterà i risultati sperati e la pace trionferà solo in seguito a un'aspra battaglia, dove ancor più che a colpi infuocati, la sfida è davvero psicologica: qual è la qualità di una vera guida spirituale e di un leader? Intimorire o guadagnarsi il rispetto attraverso la stima? Il potere è quello della violenza o della ragione? Possiamo ancora credere e sperare con Hiccup che l'onestà e la genuinità possono ripagarci con la fedeltà nobilitando la nostra esistenza umana?
E su queste domande chiudo questa recensione perché le risposte non solo si trovano nella pellicola, ma si trovano coltivate dentro di noi.
Rimango in attesa di vedere quale effetto avrà sul pubblico la pellicola. Nel frattempo risogno il film che ho visto guardando il video ufficiale della canzone "Where No One Goes" tratto dalla colonna sonora del film.
Il sito ufficiale:
Dragon Trainer 2 - DreamWorks
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