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Lauren Bacall... per me rimane un volto in bianco e nero.
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Lauren Bacall è morta alla invidiabile età di 89 anni.

Nessun suicidio per lei, né tanto meno overdose o terribili incidenti stradali.

Lauren Bacall è morta silenziosamente di vecchiaia, e oggi il mondo del cinema perde una delle donne con più classe e talento che avesse mai avuto negli ultimi 100 anni.

Quando penso a lei la penso in bianco e nero, penso al suo sorriso ironico, penso al fumo di sigarette e a bicchieri di drink.

Penso ad abiti lunghi di alta moda, penso a cappellini francesi, a telefoni bianchi.

 

Penso ad amori fatti di sguardi focosi, dialoghi pungenti. Penso a lunghi baci appassionati, ad abbracci lunghissimi, ad abiti di seta strusciante o costumi da bagno a vita alta.

Quando penso a lei mi vengono in mente tutti i pomeriggi passati a vedere i suoi film, mentre facevo i compiti o con mia madre sul divano a bere thé con biscotti (uno dei nostri film preferiti-e che guardo sempre quando lo passano- è “Come le foglie al vento” di Douglas Sirk, un melodrammone da fazzoletti alla mano).

Mi ricordo quanto rimasi stupita nello scoprire la sua giovane età (solo 19 anni) quando si innamorò del più grande Humprey Bogart durante le riprese del film “Acque del sud”-1944 di Howard Hawks, che la scoprì quando era ancora una giovane modella.

Solo 19 anni e già tanta personalità da bucare letteralmente lo schermo e il cuore di un uomo più maturo.

Si sposarono subito nel 1945, ebbero due figli e rimasero uniti fino alla morte di Bogart avvenuta nel 1957. Se però qualche mal pensante poteva credere che tale morte potesse coincidere anche con la fine della carriera della moglie si sbagliò di grosso. La Bacall continuò brillantemente il suo lavoro, consacrandosi vero mito dell'industria cinematografica americana (e non solo) al pari di Bette Davis o Joan Crawford od Olivia De Havilland.

 

Ma al contrario delle sue illustri colleghe, anche nel periodo più buio per le attrici hollywoodiane degli anni '40 (periodo metà anni '60- '70), la Bacall ha sempre mantenuto livelli alti nei suoi lavori, preferendo non apparire in nessuna pellicola dal 1966 con “Detective's storie” di Jack Smigth, fino al 1974 con "Assassinio sull'Orient Express” di Sidney Lumet.

Negli ultimi anni poi ha girato film che mi sono piaciuti moltissimo: “Dogville” di L.V.Trier o “Birth.Io sono Sean”, tanto per fare due semplici esempi.

 

Ma nonostante tutto quando penso a lei penso in bianco e nero, a fumo di sigaretta, divani in pelle, lampade soffuse, ombre e asfalti bagnati, taxi notturni, soprabiti bianchi, capelli profumati e un sorriso che incantava.

 

 

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