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Attori di carattere: Paolo Stoppa
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Fra i grandi caratteristi del cinema italiano provenienti dal teatro, un posto d’onore spetta anche a Paolo Stoppa. Nato nel 1906 a Roma, Stoppa esordisce in palcoscenico verso la fine degli anni ’20 e si afferma negli anni Trenta nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, dove avverrà l’incontro, per lui fondamentale, con l’attrice Rina Morelli, sua compagna di lavoro e anche nella vita; a teatro i due attori verranno diretti numerose volte da Luchino Visconti, soprattutto nel repertorio shakespeariano, ma anche in una memorabile edizione del “Giardino dei ciliegi” di Cechov. Prima di concentrarmi sulle sue migliori interpretazioni sul grande schermo, ricordo che l’attore è stato anche un bravo doppiatore, in particolare di attori americani come Fred Astaire, Richard Widmark e Kirk Douglas.

 

 

Al cinema Paolo Stoppa sarà, come un altro grande interprete viscontiano- Romolo Valli- sempre utilizzato in ruoli da comprimario. Il suo esordio in un film avviene durante il fascismo nel 1932, e fino alla fine della Guerra partecipa a diverse pellicole collaborando con registi come Carlo Ludovico Bragaglia, Raffaello Matarazzo, Alessandro Blasetti e Ferdinando Maria Poggioli. Nel dopoguerra lega il suo nome a registi prestigiosi come Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Sergio Leone. Con De Sica interpreta numerosi film: “Miracolo a Milano”, “Stazione Termini”, “L’oro di Napoli”, “Il giudizio universale” e “Caccia alla volpe”: in “Miracolo a Milano”, in particolare, interpreta uno dei personaggi antipatici e scontrosi che saranno ricorrenti nella sua filmografia. Con il suo maestro Visconti partecipa a “Rocco e i suoi fratelli” nel ruolo di Cerri, un allenatore di boxe che sarà testimone dell’ascesa di Rocco (Alain Delon) nel mondo del pugilato e della parallela auto-distruzione di suo fratello Simone (Renato Salvatori); altra importante partecipazione quella a “Il gattopardo” nel ruolo di don Calogero Sedara, un “parvenu” di umili origini, ma assai arricchito che diviene sindaco del paese di Donnafugata e la cui figlia Angelica (Claudia Cardinale), sposerà Tancredi (ancora Delon), nipote del Gattopardo del titolo, don Fabrizio Salina (Burt Lancaster). Da notare che nel film il personaggio di Stoppa ha una moglie descritta come bellissima e una figlia come la Cardinale, ma un personaggio indirizza una battuta maligna a don Calogero definendolo uno “scarafaggio” (e senz’altro Stoppa non era attore che poteva contare su una particolare attrattiva a livello fisico, caratteristica che lo relegò in ruoli sempre fortemente connotati). Con Rossellini interpretò “Vanina Vanini” e “Viva l’Italia”, entrambi nel 1961, ma si tratta di film ormai piuttosto dimenticati; da notare che nel secondo film di carattere risorgimentale Stoppa interpreta il ruolo di Nino Bixio. Con Sergio Leone, invece, la partecipazione al bellissimo western crepuscolare “C’era una volta il west” accanto a Claudia Cardinale, Henry Fonda e Charles Bronson. Moltissimi anche i titoli più “commerciali” come le partecipazioni a film di Totò, fra cui da ricordare almeno “Siamo uomini o caporali?” in cui Stoppa interpreta la parte di tutti i caporali; oppure l’interpretazione in “Carosello napoletano” di Ettore Giannini, insolito musical italiano in cui Stoppa recita nel ruolo di Salvatore Esposito, un cantastorie che gira per Napoli con la sua numerosa famiglia, forse un ruolo di maggiore spicco perché la sua storia fa da filo conduttore ai vari episodi che rievocano il passato di Napoli. Per completare il quadro, infine, ricorderei le sue prove anche in “Becket e il suo re” di Peter Glenville nel ruolo di papa Alessandro III e “Il marchese del grillo” di Mario Monicelli nel ruolo di papa Pio VII, per il quale vince il Nastro d’argento come migliore attore non protagonista.

 

 

Paolo Stoppa è scomparso a Roma il primo Maggio del 1988: malato di leucemia, lavorò quasi fino alla fine, con l’ultima interpretazione teatrale ne “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello. Fu un grande professionista del palcoscenico, e infatti la camera ardente fu allestita proprio al Teatro Eliseo, ma anche i cinefili lo ricordano come un attore di talento, capace di notevoli sottigliezze interpretative.

 

 

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