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Attori di carattere: Tiberio Murgia
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Ha finito per fare l’attore perché gli piacevano troppo le donne! Potrebbe essere questa la sintesi degli esordi al cinema di Tiberio Murgia. Fin dall’adolescenza, infatti, quest’ultimo era famoso per essere un donnaiolo; tuttavia il vizietto di insidiare le donne altrui, in particolare quelle maritate, lo ha portato a numerose (dis)avventure: scacciato dal partito comunista, scampato al disastro di Marcinelle, emigrato a Roma. Ed è proprio qui che Mario Monicelli (e chi, se non lui!) lo nota e lo ingaggia per “I soliti ignoti” nel ruolo del leggendario Ferribotte. È il 1958 e per Tiberio Murgia d’ora in avanti il cinema diverrà una professione che lo porterà a partecipare a oltre 150 pellicole.

Vittorio Gassman, Tiberio Murgia, Marcello Mastroianni

L'insolito ignoto - Vita acrobatica di Tiberio Murgia (2012): Vittorio Gassman, Tiberio Murgia, Marcello Mastroianni

Come per altri caratteristi, l’aspetto fisico e il ruolo d’esordio (un siciliano retrogrado e gelosissimo) condizioneranno Murgia per il resto della carriera. Nato ad Oristano, egli impersonerà tuttavia quasi sempre il prototipo del siciliano-medio, anche per via dei capelli corvini e del baffo tipicamente mediterraneo, per le sopracciglia pronunciate e l’espressione inimitabile che ne hanno fatto un attore particolarmente indicato per certi ruoli e per certi filoni. Ovviamente propedeutico a tali personaggi era la parlata, rigorosamente sicula, che lo accompagnerà nella quasi totalità dei suoi film (si esprimerà con la sua voce – dal forte accento sardo - per la prima volta solo nel 1988 in “Operazione pappagallo” di Marco di Tillo). Sarà invece sardo, e sempre pastore, nella comparsata di “Attila, flagello di Dio” ed in “Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento”. Il valore di questi ultimi film lascia comprendere con facilità il tipo di pellicole a cui Murgia lavorò: commedie all’italiana nella migliore delle ipotesi, molte commediole in stile pecoreccio, qualche film in costume senza pretesa, addirittura sexy film post sessantottini imbottiti di pruriginose allusioni: colpa di un ruolo ormai appiccicatogli addosso da cliché diventati troppo più grandi dell’attore stesso.

Tuttavia, come ne “L’angelo con la pistola” o “La grande guerra”, Murgia farà anche parte di casting importanti e di film di livello, interpretando i personaggi più disparati (dal vigile al barbiere, dal capostazione addirittura al cowboy). Tra i film più memorabili non ancora citati, quelli cioè in cui Murgia ha lasciato maggiormente il segno da ricordare sono senz’altro “Audace colpo dei soliti ignoti”, il sequel del fortunato film del 1958, ancora per la regia di Monicelli, “Il giorno più corto”, nuovamente al fianco di Totò, e numerose, quasi tutte, le pellicole con Adriano Celentano protagonista.

Nella vita privata Murgia era un chiacchierone, uno sbruffone sempre ammaliato dal gentil sesso ed epicureo nell’anima, tanto che nonostante i buoni cachet incassati (si parla di alcuni contratti plurimilionari, soprattutto a inizio carriera), la passione per donne ed auto lo portò quasi sempre a sperperare lo sperperabile e anche di più. L’essere prolisso e fanfarone al contempo ne fecero in tarda età un vero cantastorie di vicende cinematografiche e non, che raccontava con grande maestria, da attore consumato qual era, infarcendo spesso le storie di elementi  poco veritieri.

Uno dei più grandi paradossi di cui fu protagonista in vita, dopo i numerosi vissuti in carriera (sardo che fa il siciliano, ma anche libertino che interpreta il ruolo del geloso), fu quello di ammalarsi di Alzheimer e di dimenticare giocoforza tutto quanto fatto in vita e tutto ciò che aveva sperimentato in carriera, compresa l’enorme mole di aneddoti e curiosità che ne avevano fatto in vecchiaia uno spassoso personaggio da ascoltare per ore ed ore. L’altro, l’ultimo paradosso, si concretizza in punto di morte, per cui con due mogli, numerosi figli, decine e decine di film all’attivo, muore in una casa di riposo a Tolfa, in provincia di Roma, da solo e in condizioni non propriamente agiate. 

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