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Il Semaforo - Numero 6
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Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.

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Più buio di mezzanotte: Ritorniamo a parlare dell’opera prima di Sebastiano Riso per soffermarci un attimo sul cast e notare la bella presenza di Lucia Sardo, attrice siciliana capace di prendere nelle proprie mani un ruolo (quello della nonna del piccolo protagonista) pensato per Claudia Cardinale prima e per Monica Guerritore dopo. Intensa com’è nelle sue corde, la Sardo dimostra ancora una volta di essere tra le attrici più sottovalutate del panorama italiano: rare le occasioni in cui la si vede sullo schermo, eppure le sue interpretazioni in film come Scossa o I cento passi sono rimaste impresse in ognuno di noi. Il film di Riso, inoltre, ha anche il pregio di aver riportato la Sardo a Cannes esattamente vent’anni dopo Le buttane, capolavoro poco riconosciuto di Aurelio Grimaldi.

 

Non dico altro: Seppur in notevole ritardo rispetto all’uscita originale, sbarca finalmente in sala la deliziosa commedia di Nicole Holofcener: una storia lieve e delicata che ha uno dei suoi punti di forza nella presenza dell’ex Soprano James Gandolfini. Penultimo film girato dall’attore scomparso prematuramente lo scorso anno nel corso di una vacanza a Roma, Non dico altro ci fa venir voglia di recuperare tutti i film di Gandolfini inediti in attesa di rivederlo per l’ultima volta sul grande schermo con The Drop.

 

Pinuccio Lovero Yes I Can: Il documentario di Pippo Mezzapesa torna ad occuparsi del becchino pugliese già immortalato anni fa dal regista e trasformato in icona grazie all’interessamento di vari programmi televisivi (uno su tutti, il talk non più in onda Il senso della vita di Paolo Bonolis). Finalmente occupato al cimitero, Lovero ha un nuovo obiettivo: essere eletto tra le fila del SeL di Nicky Vendola. Per la nostra disastrata Italia sarebbe utili meno Renzi, Grillo e Berlusconi, e molti più Lovero.

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Solo gli amanti sopravvivono: Atteso da oltre un anno il film vampiresco di Jim Jarmusch arriva finalmente in sala ma occorre fare chilometri e chilometri per trovare nelle proprie vicinanze uno schermo che lo proietti. Sono solo 50 le sale che lo ospitano. Demerito degli esercenti o di un distributore – Movies Inspired - che, nonostante un catalogo appetibile, non riesce ad imporsi? Si confida almeno in un passaggio televisivo alquanto veloce, come accaduto con altri titoli della stessa casa (Blancanieves o Moebius, per esempio, già trasmessi da Raitre).

 

Godzilla: Tanto tuonò e ruggì che non si capì nulla. L’uscita in sala del reboot del classico della fantascienza giapponese è un evento, com’è giusto che sia, e la storia di per sé non tradisce le aspettative. Quello che dà fastidio e che in molti punti “oscura” anche i dialoghi è però l’alto volume con cui i rumori di fondo arrivano alle nostre orecchie. Che ci sia sotto un accordo con qualche rivenditore di amplificatori per non udenti?

 

Lo Hobbit – La battaglia delle Cinque Armate: Nelle scorse settimane, la Warner aveva annunciato il cambio di titolo dell’ultimo capito della trilogia dedicata a Lo Hobbit. La scelta è caduta su un epico The Battle of the Five Armies, la battaglia dei Cinque Eserciti. I titolisti italiani, ovviamente non paghi per aversi visto respingere i loro Andata e ritorno e Racconto di un ritorno, hanno optato per un La battaglia delle Cinque Armate. Armate? Ma non erano più ricordabili gli Eserciti?

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Grace di Monaco: Lasciamo stare le polemiche cannensi. Mettiamo da parte le angherie del produttore americano Weinstein al regista. Facciamo finta che il film parli di Grace Kelly. Ma perché proprio quell’Hitchcock lì? Dispiace ammetterlo ma tra tutti gli Hitchcock impersonati sullo schermo quello di Roger Ashton-Griffiths ci sembra il meno credibile e il più, involontariamente, ridicolo.

 

Un ragazzo d’oro: L’ultima fatica di Pupi Avati con Riccardo Scamarcio e Sharon Stone è pronta. Si sta vendendo in questi giorni al Marché di Cannes e i poster promozionali fanno capolino su tutte le riviste di settore. Quando hanno intenzione di farcelo vedere in Italia? Si aspetta Venezia, Toronto o Roma?

 

Ghost Movie 2: Capiamo che in Usa il primo capitolo sia stato un successo al botteghino (costato solo 2 milioni di dollari, ne ha incassati 20 volte tanto) ma perché far arrivare in sala anche in Italia il secondo capitolo? Il deludente riscontro del primo aveva spinto la Lucky Red a non prenotare il secondo, acquistato (incautamente) dalla Notorious Pictures. Senza considerare la qualità (pessima) dell’operazione, se si considera solo la legge dell’incasso, perché non si recuperano titoli come Heaven is for Real, costato una miseria e arrivato a quasi 80 milioni di dollari di box office? Ah, saperlo.

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Hunger Games – Il canto della Rivolta 1: La prima parte del capitolo finale della saga di Hunger Games inizia a rivelarsi con i primi materiali promozionali. Onore alla Lionsgate per aver scelto come prima still ufficiale da diffondere quella che ritrae Julianne Moore e Philip Seymour Hoffman, alla sua ultima interpretazione. Ci mancherai sempre, Phil.

Philip Seymour Hoffman, Julianne Moore

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1 (2014): Philip Seymour Hoffman, Julianne Moore

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Maleficent: La strega cattiva di La bella addormentata nel bosco alias Angelina Jolie è davvero paurosa. Ma il merito non è degli effetti speciali della pellicola targata Disney. È semmai di una truccatrice che, forse dopo aver bevuto troppo o in balia non si sa di quale sostanza lisergica, ha lasciato che la Jolie si presentasse su un red carpet coperta di vistosissime chiazze bianche sul viso, sul collo e sul décolleté. Con una esperta di make up in più licenziata, consigliamo ad Angelina di guardarsi un po’ più allo specchio prima di mostrarsi in pubblico (ma poi: Brad Pitt, che era con lei, non ha notato nulla per evitarle la figuraccia?).

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