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Stati di agitazione.
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E' il posto che conosco meglio, dove lavoro. Affollato come sempre, ma è il mio posto di lavoro, lo conosco bene... eppure si sta facendo più piccolo.

Ho caldo!

Mille pensieri per la testa, sistemo la merce sugli scaffali... i soliti scaffali e la solita merce da anni, la conosco bene: è il mio lavoro.

Ho caldo, mille pensieri per la testa.

Il corridoio si sta facendo più piccolo, oppure c'è veramente più gente del solito.

Un cliente mi chiede una informazione, non mi ascolto mentre gli rispondo.

Ho caldo, mille pensieri per la testa, il mio lavoro da terminare prima della fine del mio orario.

Eppure mi sembrava di aver finito di sistemare la merce sullo scaffale, perché è sempre lì pronta da essere posizionata? Da quanto tempo mi trovo qui? Cosa ho risposto a quel cliente? Gli ho risposto?

Ho sempre più caldo, mi lego i capelli e mi sorprendo nel scoprirli già legati.

Troppa gente, troppa ancora la roba da posizionare sullo scaffale, non ci riesco a finire, la gente me la leva dalle mani, non riesco a metterla al posto giusto.

Ho troppi pensieri nella testa, e ancora troppo lavoro con troppa gente intorno.

La gente mi sta addosso, non mi vede? Ho bisogno di spazio, di uscire, ma non riesco a muovermi.

Ho caldo, eppure sento freddo ora. Il sudore mi comincia ad avvolgere dalle gambe, sento pulsarmi le tempie, il vociare intorno si è fatto sommesso ma più insistente, non riesco a distinguere più le parole.

“Ti prego, ti prego fa che nessuno mi chieda niente ora, fa che nessuno mi veda”.

Mi sento respirare ma mi manca l'aria. Il cuore mi batte impazzito, sembra quello di qualche d'un altro. Vorrei uscire ma non riesco a muovermi, oppure mi sono già mossa e non riconosco più dove sono: non è più il mio reparto, dove sono andata? Perché ho lasciato il mio posto?

Ho caldo, mi sento respirare ma l'aria non arriva al mio petto, mi sento stringere in gola e ora sono sicura che morirò!

Mi sento gli occhi più grandi, le lacrime mi scivolano sul viso e diventano anche loro sudore. Vorrei sentire la mia voce e poter respirare, sento solo tanto freddo e un peso immenso al petto.

Se posso dare un nome a tutto questo è Paura.

La consapevolezza che presto tutto questo finirà arriva con il buio improvviso, è un attimo ed è buio.

Non so quanto tempo è passato, non so chi mi ha aiutata, non so se ho detto o meno qualcosa.

Nella testa qualcosa si è spento, il mio corpo mi è venuto in aiuto fermandosi, quando ho riaperto gli occhi ho cominciato a respirare e questa è stata la sensazione più bella del mondo a cui ho dato il nome di Felicità.

Ho sempre freddo, distinguo ora le parole e i visi delle persone intorno a me. Riconosco il luogo in cui mi trovo. Di nuovo ho la consapevolezza del mio corpo e di tutte le sue funzioni: mi ero seduta in terra e riesco ad alzarmi, questo lo chiamo Dignità.

Rispondo ad un mio collega, posso andare a lavarmi il viso, una smorfia mi appare sul volto, questo lo chiamo Sorriso e mi dico che ce la posso fare.

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