Per certi aspetti uno dei film più controversi di Alfred Hitchcock, Rope (titolo originale) - che costudisce il segreto di tutto il cinema del maestro inglese - è una pellicola unica e inestimabile: le sottotrame che infittiscono la narrazione veicolano temi scabrosi e moderni (omosessualità, psicoanalisi, la relatività dei valori...), la tecnica regisitca - un unico lungo piano sequenza (suddiviso in una decina di più brevi, i cui stacchi di montaggio sono abilmente nascosti) scandisce le scene - è amplificata dalla raffinatissima fotografia e dalle inquadrature che rievocano l'arte di E.Hopper. Hitchcock mantiene l'unita di azione, luogo e tempo trasformando il set (un appartamento) in un palcoscenico e gli attori in appassionati caratteristi, tra i quali spicca su tutti il grande James Stewart. Il Cinema trova la sintesi più assoluta in questo capolavoro che fonde indissolubilmente etica ed estetica.
Con Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman, Teri Garr, Cloris Leachman, Madeline Kahn
Il film più divertito e divertente mai realizzato. Mel Brooks prende di mira i classici horror della Universal - che vedevano Boris Karloff nei panni del mostro di Frankenstein - portando alle estreme conseguenze la sua poetica del "demenziale intelligente": tra dialoghi nonsense ed esilaranti riferimenti sessuali il film conduce lo spettatore sui binari di una comicità scatenata, multiforme (musical, slapstick e black humor si mescolano anarchicamente) e irresistibile. Ormai parti integranti dell'immaginario collettivo, i personaggi ideati da Brooks - nonchè gli ineguagliabili attori che li interpretano - e quel mondo in bianco e nero dove è nata la parodia d'autore continuano a far morire dalle risate intere generazioni.
Ecco il manifesto per eccellenza dello spaghetti western all'italiana. Sergio Leone, plagiando il soggetto de La sfida del Samurai di Akira Kurosawa, inaugura una delle stagioni più felici del nostro cinema e stravolge i canoni di un genere decretando la sua rinascita. Questo film vanta i primi piani più intensi di sempre e una delle sceneggiature più ciniche e lapidarie mai scritte: Clint Eastwood - ai tempi esordiente - irrompe nella cultura pop e finisce per incarnare la figura dell'eroe solitario. Il western di Leone introduceva una violenza non comune, la rappresentazione "grafica" della morte e un realismo inedito, il tutto accompagnato dalla leggendaria soundtrack di Ennio Morricone. Questa pellicola attraversa la storia del cinema fischiando come un proiettile.
Un autentico monumento nella storia del thriller americano. Un erudito cannibale (lo straordinario Anthony Hopkins) esemplifica il fascino ambiguo del Male e segna un punto di svolta nella caratterizzazione del villain: nel caposaldo - diretto magnificamente da J.Demme - perversione ed innocenza, ragione e istinto giocano a mescolarsi in maniera apparentemente irreversibile. I "mostri umani" descritti nel film offrono un viaggio purificatorio nei meandri della mente, nell'oscuro labirinto della psyche da cui non si può uscire se non attraverso la catarsi; lo spettatore, come l'impavida protagonista, sarà costretto a destare le paure più nascoste e affrontarle.
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