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Tom_96

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Film preferiti

Una breve e personalissima lista dei miei film preferiti: non capolavori assoluti o da antologia, semplicemente alcune delle opere (soprattutto recenti) che più mi hanno colpito e che mi porto nel cuore

Playlist film

La città incantata

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 122'

Titolo originale Sen to Chihiro no kamikakushi

Regia di Hayao Miyazaki

La città incantata

In streaming su Netflix

vedi tutti

 

 

Myiazaki è un autore imprescindibile, non soltanto per gli appassionati di animazione e buon cinema ma per tutti quelli che sono innamorati della vita. Nel corollario filmico che compone la sua lunga e gloriosa carriera di capolavori ce ne sono tanti, ma “La città incantata” è forse quello che meglio esplicita la poetica del suo autore. A poco valgono le lodi della critica, l'entusiasmo del pubblico e i riconoscimenti più prestigiosi Oscar compreso: Myiazaki, poeta dell'anima, scrive la sua lirica più appassionata, compone il suo inno alla gioia più emozionante con la delicatezza del bambino e la profondità dell'adulto. La storia di Chihiro circoscrive l'universalità del viaggio iniziatico all'essere e la fatica del primo vero scontro col mondo esterno in una serie di fantastiche avventure che hanno molti più legami con la realtà di quanto i mostri e gli spiriti protagonisti possano far pensare. Per questo motivo quando il messaggio è così forte e la narrazione così dirompente anche gli attributi tecnici contano relativamente; lo Studio Ghibli è sempre stato sinonimo di perfezione per quanto concerne la realizzazione tecnica di un film e “La città incantata” non fa eccezione, perché la qualità dell'animazione è ineccepibile e la pluralità di ambienti e creature permette al regista di dare sfogo a soluzioni cromatiche e visive davvero impressionanti. Eppure i preziosismi formali non sono altro che un viatico per accompagnare la piccola Chihiro, e lo spettatore con lei, in un percorso esistenziale di crescita e scoperta di sé: tutto questo senza moralismi, senza iperboli, senza compromessi o cliché, ma con la saggezza di chi sa e l'altruismo di chi vuole mettere a disposizione degli altri la propria arte e il proprio sapere. Le qualità di un maestro, insomma, di cinema e di vita

 

 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'arte di vincere. Moneyball

  • Drammatico
  • USA
  • durata 126'

Titolo originale Moneyball

Regia di Bennett Miller

Con Brad Pitt, Jonah Hill, Robin Wright, Philip Seymour Hoffman, Chris Pratt, Kathryn Morris

L'arte di vincere. Moneyball

In streaming su Netflix

vedi tutti

 

Se c'è un genere apparentemente semplice con il quale però è facilissimo cadere nella retorica e nell'auto-celebrazione quello è il genere sportivo. Il miracolo agonistico, in qualsiasi disciplina, offre le basi perfette per la costruzione di un'impalcatura emozionale che trova nella realizzazione di un'impresa ritenuta impossibile il suo punto di massima esaltazione. Il problema però è proprio questo: una squadra sfavorita che raggiunge il titolo, un atleta dato per finito che ottiene la sua rivincita, storie vere e appassionanti ma il più delle volte raccontate con sufficienza a causa di una impostazione che sfrutta la spettacolarità spicciola per un'esaltazione puramente fine a sé stessa. Chi è riuscito a evitarlo è Bennett Miller che con il troppo sottovalutato “Moneyball” firma probabilmente il film sportivo più bello almeno degli ultimi trent'anni. Bello perché il grande lavoro di sottrazione alla regia, che è una costante nei lavori di Miller, consente la valorizzazione dello script eccezionale firmato Aaron Sorkin, che mette in primo piano i personaggi e le loro psicologie. Bello perché Miller evita l'enfatizzazione e minimizza la catarsi, bello perché inquadra lo sport da un'angolazione diversa, quella di chi non se la gioca sul campo ma negli uffici, nelle riunioni pre-campionato, negli spogliatoi. “Moneyball” è bello perché è un film tremendamente romantico e riesce ad esserlo con una spontaneità disarmante: Billy Beane ama il baseball, lo ama al di la di qualsiasi negatività, al di la di essere stato una promessa per poi aver miseramente fallito, al di la degli attriti con la società. “Come si fa a non essere romantici col baseball?” si chiede il bravissimo Brad Pitt in una delle scene più intense del film. Perché solo così si può fare sport, fuori e dentro lo spazio di gioco, amandolo senza compromessi. E il cinema non è tanto diverso

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Mad Max: Fury Road

  • Azione
  • Australia, USA
  • durata 120'

Titolo originale Mad Max: Fury Road

Regia di George Miller

Con Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Nathan Jones, Zoë Kravitz

Mad Max: Fury Road

In streaming su Now TV

vedi tutti

 

Sull'ultimo film di George Miller c'è poco da dire, si è già tanto parlato e scritto: per quanto mi riguarda non serve aggiungere altro al fatto che il Fury Road è diventato nel momento stesso della sua uscita l'opera con la quale qualsiasi regista che si avvicinerà all'action movie (e non solo) dovrà confrontarsi. Miller ha spostato lo standard qualitativo dell'azione cinematografica ad un livello mai visto prima e che credo si dovrà aspettare a lungo prima di veder superato. Per una volta di dubbi non ce ne sono, nemmeno un po'. Capolavoro

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Le ali della libertà

  • Drammatico
  • USA
  • durata 140'

Titolo originale The Shawshank Redemption

Regia di Frank Darabont

Con Tim Robbins, Morgan Freeman, James Whitmore, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown

Le ali della libertà

In streaming su Now TV

vedi tutti

 

Quando si parla dei propri film preferiti o comunque di quelli che più ci hanno fatto commuovere ed emozionare, di solito “Le ali della libertà” non manca mai. Ci si può chiedere allora se sia scontato e banale citare il film d'esordio di Frank Darabont nell'elenco di quelle opere che non ci si può assolutamente perdere. Forse lo è, ma qui entra in gioco un valore affettivo oltre che qualitativo. “Le ali della libertà” mi ha fatto scoprire il cinema e me lo ha fatto amare, è stato il primo film che non fosse una commedia o un cartone animato che ricordo di aver visto e che, immediatamente, mi ha fatto capire che quelle emozioni avrei voluto provarle ancora e ancora. Non potevo capire se il film fosse effettivamente valido o meno, non avevo un metro di giudizio e forse nemmeno mi interessava averlo: perché può essere banale e stereotipato ma la storia mi è entrata subito nel cuore e lì è rimasta. L'amicizia tra Andy e Red è unadelle più credibili e meglio scritte mai viste sul grande schermo, l'incontro e lo sviluppo delloro rapporto è meraviglioso perché semplicemente vero, due uomini distrutti dalle ingiustizie e dai propri peccati che trovane nelle mura del carcere e nella compagnia l'uno dell'altro un motivo per continuare a sperare. Può essere scontato? Forse, ma l'analisi di Darabont non si ferma alla superficie di un qualsiasi aforisma sulla libertà o sulla speranza, grazieai personaggi e alle loro storie celebra il valore dell'incontro e del dialogo reciproco senza deificare il sacrificio: un carcerato, uno come Red, merita la prigione e la sofferenza dell'allontanamento dalla società, ma merita anche di sperare nel cambiamento di sé stesso seguendo la parabola più bella, quella della vita. E anche questo non è scontato

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il Grinta

  • Western
  • USA
  • durata 110'

Titolo originale True Grit

Regia di Ethan Coen, Joel Coen

Con Matt Damon, Josh Brolin, Jeff Bridges, Barry Pepper, Hailee Steinfeld, Domhnall Gleeson

Il Grinta

In streaming su Paramount Plus

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Era davvero necessario un remake del film che valse il primo e unico Oscar a John Wayne? Se a farlo sono i fratelli Coen sì. L'errore più banale e superficiale che si è fatto nell'analisi de “Il grinta” è stato divinizzare l'originale di Henry Hathaway, opera che gode di un'autorialità almeno opinabile di fronte ad una convenzionalità latente sia nella scrittura che nella narrazione. Già la prima inquadratura è chiarificatrice della direzione nella quale i Coen vogliono spingere la storia: lenta carrellata in avanti, una piccola luce nel buio che piano piano si espande e illumina la scena di un uomo steso a terra morto mentre il suo assassino fugge a cavallo. Ad accompagnare, la voce narrante della protagonista; a quel punto è evidente che la direzione è quella della malinconia, del disincanto nei confronti di un mondo che i registi amano ma che non c'è più, di cui sono sopravvissuti sì il desiderio di vendetta ma anche e soprattutto la speranza di una redenzione. E' il lume della prima inquadratura, un fuoco acceso in una notte fredda, lo stesso che sogna lo sceriffo Tommy Lee Jones nell'incredibile monologo finale di un capolavoro chiamato “Non è un paese per vecchi”. Non è cambiata la poetica quanto il modo di raccontarla e questa è una qualità che appartiene solo ai grandi; da una storia di violenza si passa a una di formazione in cui le sparatorie, l'umorismo e l'azione sono pretesti per disegnare una parabola di crescita insieme semplice e complessa che riguarda tanto Mattie quanto lo sceriffo Cogburn. Il loro viaggio si consuma tra gli splendidi paesaggi ripresi da Roger Deakins, che fa un lavoro memorabile alla fotografia soprattutto nelle scene notturne, e le musiche meravigliose di Carter Burwell per culminare poi in un finale perfetto perché è semplice, e in quella semplicità c'è tutta la sua forza. Rendere indimenticabile qualcosa di essenziale: anche questa, una qualità che appartiene solo ai grandi

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Predestination

  • Fantascienza
  • Australia
  • durata 97'

Titolo originale Predestination

Regia di Michael Spierig, Peter Spierig

Con Ethan Hawke, Noah Taylor, Sarah Snook, Christopher Kirby, Madeleine West, Freya Stafford

Predestination

In streaming su Now TV

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C'è qualcosa di intrinsecamente affascinante in “Predestination”, qualcosa di misterioso che nasconde dentro di sé una bellezza sconvolgente. Un piccolo film, scarso successo al botteghino, uscito con un anno di ritardo in Italia e con una campagna pubblicitaria penalizzante. Ci sono due registi non molto conosciuti, pochi attori; c'è Ethan Hawke, che è bravo e molto amato, ma non basta. C'è però un'idea forte, l'idea di un cinema di fantascienza nel quale il viaggio nel tempo, così sfruttato e recentemente riproposto nelle maniere più improbabili, è il vero protagonista della storia. Non un pretesto per generare la concatenazione degli eventi o un espediente per complicare la struttura narrativa spostando gli archi temporali, ma un personaggio vero e proprio, talmente vero da essere allo stesso tempo protagonista e villain. Questo aspetto diventa paradossale, e geniale di conseguenza, nel momento in cui ci si rende conto che fino almeno a tre quarti d'ora di film non si vedono viaggi nel tempo: tutta la prima parte, un lungo flashback raccontato da un enigmatico scrittore all'agente temporale in segreto Ethan Hawke, sviscera con una delicatezza quasi eastwoodiana la vicenda sulla quale poi si inseriranno tutte le complicazioni relative allo sfasamento cronologico. Una volta create le giuste premesse, a costo di dilatare le tempistiche e sacrificare la spettacolarità dell'azione, un film sui viaggi nel tempo è fatto, perché ogni colpo di scena, ogni scelta dei personaggi, ogni complessità di trama è contestualizzata e trova una sua giustificazione. Ci stupiamo dei paradossi ai quali vanno incontro i protagonisti senza renderci conto del paradosso col quale siamo costretti a metterci a confronto pur senza volerlo; per questo “Predestination” dei fratelli Spierig è così riuscito, perché la sua è una bellezza intrinseca, che si sviluppa in sé stessa, che vive alimentata dai suoi stessi circoli temporali e che è, per questo, indecifrabile

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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