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In memoria di Claudio G.Fava
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In memoria di Claudio G.Fava

 

 

Domenica scorsa è morto un amico. Un amico che non conoscevo. Un amico che ha accompagnato decine e decine di serate alla tv. Era un appuntamento imperdibile e cioè CINEMA DI NOTTE, un programma di RAI DUE che riproponeva films classici e meno, preceduti da una sua breve presentazione e dalla sigla grafica di fuochi artificiali scoppiettanti e multicolori accompagnata dalle note solo suonate di di New York New York.

Ho perso centinaia di ore di sonno per guardare e registrare su videocassetta una quantità industriale di film che spesso erano vere e proprie rarità.

Mi riferisco, è chiaro, a Claudio G.Fava, critico cinematografico colto ma soprattutto vero e proprio filologo, nel senso che era instancabile la sua voglia di riproporre film ormai introvabili, reperire copie originali di film perduti e trasmetterli in versione originale sottotitolata, oppure ancora proporre film importanti ma mai arrivati in Italia, come RIBALTA DI GLORIA di Michael Curtiz, I RUGGENTI ANNI VENTI e IL SENTIERO DELLA GLORIA, entrambi di Raoul Walsh, addirittura I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA di William Wyler o LA REGOLA DEL GIOCO di Jean Renoir. Oppure ancora GARCON! Di Claude Sautet.

Fava era agli antipodi di un altro “mostro” della programmazione tv e cioè Enrico Ghezzi. La sua era una prosa semplice, lineare, intervallata spesso da “mi scuso”, “scusate”. Il lunedì sera, infatti, si presentava seduto in una poltroncina senza scrivania, con un fascio di fogli sulle ginocchia, per presentare i film della settimana. Non sarebbe mai stato capace di leggerli, era chiaro, ma li portava lo stesso, sbirciando ogni tanto su alcuni per verificare che qualcosa che stava per dire corrispondesse a quanto era riportato su di essi.

Il tempo era invariabilmente pochissimo e l’ora era ormai tarda. Si intuiva che avrebbe voluto intrattenere noi cinefili fanatici per ore, illustrando le caratteristiche di un regista, le peculiarità di quel film o la storia tormentata di un altro.

Si percepiva, dalla sua ottima pronuncia di vocaboli francesi, che aveva un certo “debole” per il cinema d’Oltralpe. Era in effetti un profondo conoscitore della storia francese (in questo, lo sentivo a me affratellato), al punto che la Francia gli aveva conferito un’onorificenza che dovette fargli molto piacere e cioè quella di “Officier des Arts et des Lettres”.

Ebbi modo di parlargli, sia pure per telefono, agli inizi degli Anni 80, quando era appena passato a RAI DUE. Stavo scrivendo un saggio su Nicholas Ray: non avevo però visto due o tre suoi film e non ero stato in grado di trovarli da nessuna parte. Lo chiamai per chiedergli se la RAI poteva trasmetterli. Fava mi rispose in modo pacato e cortese, spiegandomi che la RAI non possedeva quei film e che, per farlo, avrebbe dovuto iniziare un percorso tortuoso alla ricerca di chi ne possedeva i diritti, verificarne lo stato ed, eventualmente, rifare la colonna sonora, eccetera. Insomma, una missione quasi impossibile. Mi dette un suggerimento (a me ingenuo appassionato) e cioè chiedere ai ragazzi di un cineclub romano (non ricordo se fosse L’Officina o Film Studio o altri) chi detenesse i diritti. Sapeva che erano appassionati di Nick Ray e che cercavano di programmare un ciclo a lui dedicato. Un vero signore.

Era stato incolpato di essere stato colui che aveva comprato serie come BEAUTIFUL, MIAMI VICE e molti altri, dimenticando forse che il ruolo di una tv pubblica è quello anche di trasmettere programmi di intrattenimento. Accuse stupide.

Una volta in pensione aveva accettato di comparire con Gloria De Antoni e Oreste de Fornari in un programma sul cinema di nome INFEDELI, in cui ancora dimostrava le sue conoscenze e la sua verve ironica.

C’era in Claudio G. Fava (G stava per Giorgio, ma lui voleva così con la sola iniziale, un capriccio che lo accomunava (consapevolmente, è chiaro), a David O. Selznick), una sostanziale bonomia, un gusto malcelato per la conversazione brillante e, di converso, un’antipatia innata per la polemica, la volgarità e il pressappochismo. Qualcosa che me lo rendeva particolarmente gradevole.

Credo che fosse l’unico a promuovere un festival, a Finale Ligure, dedicato al doppiaggio. Era possibile comunicare con lui sul suo blog CLANDESTINO IN ALLEGRIA. Non so se è possibile sperare che venga pubblicato un suo libro, che era ancora in preparazione, su una delle sue passioni e cioè la SPY STORY. Lo spero davvero.

Merci cher ami!

 

P.S.: i film da includere nella play sono quelli citati.

 

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