Pensiero banale e immediato: il cinema è kinesis, movimento, ed è dunque l'arte che coglie la successione di immagini, più o meno velocemente susseguenti, che all'occhio dello spettatore diventano appunto cinetica, dinamicità. Come quando testimoniamo il divenire dell'esistenza. Uscita dalle fabbricheLumière, poco dopo gli esperimenti di Le Prince, contemplava con una mdp fissa un gruppo di esseri umani in movimento, e per primo presupponeva un pubblico e si costruiva su una precisa idea tematica che considerava il realismo il suo punto di partenza. Commuove ancora oggi come la realtà, già a partire dagli esperimenti di Edison e Le Prince (Roundhay Garden Scene), abbia lentamente preso forma, si sia lentamente costruita. Ai nostri occhi di uomini del Nuovo Millennio (o della fine del Millennio Passato) si fa strada lentamente la luce su piccoli anfratti della realtà, colta nel suo divenire, colta nel modo in cui noi la cogliamo ogni giorno. La vista è sintesi delle nostre percezioni, perché sa creare udito, gusto, tatto e olfatto, sa essere polivalente anche più degli altri sensi, che spesso ricreano essenzialmente uno solo o due degli altri sensi. Il cinema è totalizzante, perché se la realtà sotto tutti gli aspetti è divenire, il cinema è la prima arte del movimento immanente, casuale o causale, non necessariamente melodico. Dunque il cinema riprende il movimento e il divenire. Cosa succede quando la mdp comincia a muoversi? Quando si muove mentre la realtà si muove? Quando anch'essa diventa movimento? Quando lo schermo si priva dei suoi limiti? Come quando noi osserviamo ciò che ci circonda mentre ci muoviamo, ed è tutto un armonico o disarmonico divenire? Come quando scopriamo cosa c'è dietro quell'angolo, sotto quell'ostacolo, oltre quella siepe? Si ricrea lo sguardo, si rigenera la nostra percezione del mondo, cosicché il cinema diventi osservazione (dei tipi più svariati). E siccome la visione di un film comporta immobilità degli occhi, e immobilità del corpo, di fronte a una forma geometrica fissa che secondo le sensazioni lentamente prende le forme che noi stessi vogliamo dargli, noi finiamo per affidarci allo sguardo di qualcun'altro (il regista possibilmente), e diventiamo il suo sguardo. Benché rimaniamo immobili, ci immergiamo nel divenire delle immagini divenendo un altro sguardo, effettuando un'immersione di natura più o meno catartica, ed è tutto un rispondersi di trasformazioni, di movimento, di dinamicità, che accontenta e scava il solco dell'andamento mai immobile della nostra mente. Ebbene, il movimento di camera diventa così naturalissimo, perché è naturale che noi osserviamo trasformazioni reali muovendoci anche noi (e trasformandoci anche noi), cosicché l'intera percezione visuale del reale si può ridurre a una potenza, un movimento al quadrato, che è testimonianza del panta rhei. Muoversi di fronte a un movimento, muoversi nel movimento. A volte non c'è bisogno del movimento della macchina da presa, a volte basta il movimento del reale, ma a volte basta il movimento della macchina da presa e il reale può stare immobile, ed è in quei momenti che lo sguardo vibra. L'assenza di uno dei due movimenti non assorbe l'altro movimento rendendolo nullo, è in realtà un rispondersi e un corrispondersi di andamenti, di dinamicità. Cosicché il cinema, nel bene e nel male, nei movimenti più sprezzanti come in quelli più esplicitamente eleganti, è a livello essenziale un dialogo costante, mai univoco e non necessariamente condizionato da un botta e risposta. Nel cinema la realtà si muove, ma ci muoviamo anche noi, secondo come si muove l'immagine. Ri-simulare il reale, ricrearlo ontologicamente davanti ai nostri occhi. L'argomento si estende all'infinità dei film realizzati, ma forse pochi film si muovono al quadrato (magari anche in rare sequenze) e fanno di quel movimento la chiave di lettura di un'intera forma d'arte. A venire, a seguito di una selezione che dolorosamente ha escluso esempi fondamentali, le scene dei film che più hanno valorizzato il movimento. La storia dell'immagine dinamica. Non del movimento simulato, ma del movimento vero.
Con Aleksandr Antonov, Grigorij Aleksandrov, Vladimir Barskij, Michail Gomarov
In streaming su Classix
Tutti corrono, sulla scalinata di Odessa, e corriamo anche noi. Il nostro sguardo è letteralmente invasato, in quelle carrellate vorticose e magnifiche, e solo quella dinamicità sarebbe un sostituto sufficiente all'(altrettanto) incredibile montaggio, perché l'effetto finale sia di reale spossamento e di doloroso affanno. E' vero, effettivamente il montaggio è il vero fautore dell'incredibile tensione di questo pezzo di cinema, ma a rimanere realmente impressi, oltre ai volti delle madri urlanti, sono l'inseguimento visivo dei corpi in fuga, la cinepresa che segue la madre con il figlio morto in braccio che risale per farsi uccidere, la mdp che cade, con il passeggino e le ruote, a sempre maggiore velocità. http://www.youtube.com/watch?v=ykRTMe6IAiQ
Ozu, basso e sempre immobile (seppure le sue immagini siano sempre tinte di melodiosa "dinamica" malinconia), improvvisamente si muove, con un carrello in avanti, rivolto verso l'alto, in prospettiva gerarchica bassissimo rispetto all'umana dignità dei due anziani consorti, che in un momento di tranquillità passeggiano accanto alla ringhiera di un belvedere su Tokyo. Ma Tokyo non la vediamo, non è quella che ci interessa. http://www.youtube.com/watch?v=m9xQCEnWGK8 (da 59:56 a 1.00.10) 14 secondi lancinanti, per chi di fronte ai film di Ozu vede sempre immagini immobili.
Parlando di carrellate gli esempi kubrickiani si sprecano, ma la telecamera che insegue l'astronauta che corre in tondo "a gravità alternata" è sicuramente una vetta nella storia del suo cinema, e dell'immagine dinamica tutta.
Con Lars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, Mihály Kormos
Insieme alla sequenza della marcia, anzi immediatamente dopo quella, Tarr ci offre la sequenza più grandiosa del suo cinema, la rabbia indiscussa prima dell'apparizione. Il movimento lento della cinepresa si contrappone all'andamento scattante e brutale dei gesti. http://www.youtube.com/watch?v=ykpJkf76X04
Con Sergej Dontsov, Mariya Kuznetsova, Leonid Mozgovoj, Anna Aleksakhina
In streaming su CG Collection Amazon channel
Immancabile prodigio visivo. E' chiaro che è tutto un rispondersi costante di sguardo e realtà onirica in costante movimento, ed è anche banale come scelta, ma come fare ad escluderlo? http://www.youtube.com/watch?v=DsKdJ2_vh34
Movimento costante e vorticoso, e il reale è in realtà il frutto di un trip (in)conscio. Il movimento della mdp è la ragion d'essere di ciò che vediamo/percepiamo. Indimenticabile la sequenza dell'hotel Love, il malsano inizio di tutto.
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