Finalmente ho deciso: ci provo. Il mio Woody Allen in sette titoli. Già, “il mio”, perché nella quasi sterminata produzione del regista newyorkese ognuno hai i suoi film più cari! Allen ha saputo come pochi altri regalarci con cadenza quasi annuale una nuova pellicola da vedere, ognuna con i suoi pregi e difetti, ciascuna capace di piacere o non piacere per motivi diversi. In più di quarant’anni di carriera si è destreggiato nei panni di attore, regista e sceneggiatore, dimostrando una capacità di rendere al massimo nei tre “ruoli” più importanti all’interno della grande macchina del cinema. La sua visione del mondo, della vita e delle relazioni interpersonali è ormai nota a tutti i suoi “seguaci”, ma quello che stupisce è proprio la sua straordinaria capacità di riproporre i temi a lui tanto cari in maniera sempre nuova e creativa. Ha cominciato con film tra la commedia e la comicità pura , trovando poi la sua dimensione perfetta nella commedia “sofisticata” condita sempre da un fondo di malinconia, passando anche per qualche pellicola drammatica. La sua ironia e la sua intelligenza ci hanno regalato personaggi e gag indimenticabili, figli di una mente incredibilmente produttiva ed originale. Ma non mi voglio dilungare troppo in quella che diventerebbe una “recensione” dell’alleniana parabola professionale, ed allora ecco i miei sette più cari, quelli che ho visto e rivisto più volte, e che rimarranno sempre tra i miei film preferiti in assoluto.
Ps.Saranno ovviamente ben accetti commenti di ogni tipo critiche comprese.
Una via di mezzo tra una commedia e un film comico. Forse il film di Allen che mi ha fatto ridere più di tutti , ma non è una pellicola di sole risate. Solo un’intelligenza straordinaria può dare vita ad un lavoro che parla di amore e morte con tono leggero ma senza per questo rinunciare a dialoghi puramente filosofici e molto più seri e densi di significato di quello che si potrebbe pensare di primo acchito. La parodia di Guerra e Pace e di un po’ tutta la letteratura russa si avvale della straordinaria interpretazione della “musa” Diane Keaton e regala allo spettatore un film eccellente.
Secondo molti il miglior lavoro firmato Woody Allen che raggiunge la piena maturità registica e stilistica. Rimarrà nella memoria di tutti i suoi estimatori come la dichiarazione d’amore alla sua città e alla musica che tanto ama. Il bianco e nero scelto dona alla pellicola un romanticismo che non si troverà più in altri lavori successivi. Forse tra le sue migliori interpretazioni come attore, stupenda la scena finale del dialogo con Tracy, e la speranza che chiude la pellicola con lo splendido sottofondo musicale scaldano il cuore. Magnifico.
Il film di Allen più riconosciuto e premiato dalla critica, sancisce assieme al successivo Manhattan la vetta più alta in senso registico e stilistico della sua carriera. Come si fa a non amare la storia di Alvino e Annie? Basta il mini monologo iniziale a catturare l’attenzione, la regia è perfetta, la sceneggiatura anche! Non si può e non si deve aggiungere altro, meritatissimi i premi, un film bellissimo.
Con Martin Landau, Woody Allen, Mia Farrow, Anjelica Huston, Claire Bloom
Questo film del 1989 ha molto in comune con il lavoro che 15 anni più tardi sancirà la rinascita di Woody (Match Point), la morale e il delitto sono i temi di questo quasi dramma, addolcito dalla presenza di qualche momento divertente ma che non si discosta mai troppo da un tono serio e cupo. La presenza, o meglio l’assenza, di un Dio indifferente è tema ricorrente della pellicola (emblematico il rabbino cieco), il dover affrontare le conseguenze delle proprie scelte immorali è solo un malessere passeggero, e il pessimismo “alleniano” riguardo alla natura dell’uomo emerge chiaramente. Film atipico nella produzione del regista, che segna una consapevolezza nuova, e la capacità di misurarsi anche con lavori dai toni meno leggeri che tendono al dramma vero e proprio. Bravissimo Martin Landau nel ruolo di protagonista, sceneggiatura impeccabile e glaciale.
Chi non si è mai sentito un po’ come Sam? Quando le donne sembrano non avere occhi per te, e quelle che ti parlano ti sono solo amiche? Omaggio al capolavoro di Casablanca, tratto dalla sua commedia teatrale, Allen ci regala un film che diverte con intelligenza e i suoi dialoghi immaginari con Humphrey Bogart sono una vera chicca! Divertentissimo.
Il maggior successo a livello mondiale, record di incassi, cinema pieni e soddisfazione anche tra i non fans di Woody Allen. Omaggio a Parigi e riflessione sul ruolo dell’artista , impersonato per l’occasione da un Owen Wilson davvero bravo e convincente. Parigi è una città magica, a Allen porta la magia sullo schermo, con una storia originale e capace di coinvolgere tutti anche quelli che di solito non sopportano i suoi film, senza per questo scadere nella banalità. Il finale dai toni romantici è la giusta conclusione ad un bellissimo viaggio nel tempo. E poi Marion Cotillard nei panni di Adriana è assolutamente stupenda!
Molti, lo so già, non condividono questa scelta, ma questo è un film che ho particolarmente amato, il primo di Allen che ho visto al cinema e che poi ho rivisto a casa non so quante volte. La sceneggiatura era stata preparata per Zero Mostel alla fine degli anni 70 e la morte dell’attore ha congelato tutto per trent’anni. Rimane comunque un lavoro assolutamente attuale (immagino che qualche aggiustamento sia stato fatto in ogni caso) e divertente, un po’ la somma del pensiero di Allen in tono leggero e con un pizzico di ottimismo (nonostante tutto è possibile “rubacchiare un tantino di felicità”). Il genio auto proclamato di Allen ci regala uno dei monologhi più intelligenti e divertenti degli ultimi anni. La comicità è al massimo e il risultato è , a mio avviso, ottimo!
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